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Lo sgombero del Leoncavallo è una faccenda romana, contro il centro sociale e il Comune

Lo sgombero del Leoncavallo a Milano è stato deciso a Roma. Solo pochi giorni prima una delegazione di parlamentari di Fratelli d’Italia aveva voluto parlare con il ministro dell’Interno, Piantedosi, per sollecitare lo sgombero mentre i Cabassi, proprietari dell’area, insistevano da tempo. Ma la scelta è politica e, se è rivolta in primis contro il centro sociale, si tratta di un’azione ostile anche nei confronti della giunta Sala e della sua maggioranza.

Dall’amministrazione comunale di Milano ricordano in queste ore i mesi di dialogo tra Palazzo Marino e la Questura di Milano sul Leoncavallo, e il lavoro svolto per trovare una soluzione, che aveva portato anche all’individuazione della nuova possibile sede di via San Dionigi e la preparazione del bando pubblico per l’assegnazione dell’area.

Il blitz di ieri, su impulso romano, ha consentito alla destra di agitare lo scalpo del Leo, dipingendo al tempo stesso la giunta Sala come “amica dei facinorosi”. E ora a destra sperano che il lavoro di questi mesi finisca nel nulla. Una operazione da campagna elettorale stile anni ‘90, quando la destra allora egemone a Milano utilizzava il tema della “sicurezza” come arma politica.

La denuncia del sindaco Sala in merito a quanto accaduto il giorno prima dello sgombero, durante la riunione del comitato cittadino per l’ordine e la sicurezza, svela un fatto molto grave: il Comune di Milano non è stato avvisato di quanto sarebbe accaduto di lì a poche ore. I rappresentanti di Questura e Prefettura non avevano l’obbligo di farlo, certo, ma si è trattato di una scelta discutibile con un amaro retrogusto: arriva l’ordine di sgomberare ma il sindaco viene informato la mattina all’alba, pochi minuti prima dell’operazione.

Quando avvengono sfratti o sgomberi è prassi che sia coinvolto il Comune, è presente la Polizia Locale, e anche solo per questo un sindaco viene coinvolto. Ieri la Polizia Locale non c’era, ma il tema non è di carattere operativo, è di carattere politico. Il sindaco, la giunta, la politica milanese sono stati esclusi. Uno sgarbo istituzionale. Che è anche un fatto politico molto serio.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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