
Oggi il frontman della popolare band nordirlandese Kneecap, Mo Chara, è apparso davanti ai giudici della Westminster Magistrates Court di Londra per la seconda udienza del processo che lo vede imputato per violazione della legge britannica sul terrorismo dopo aver sventolato durante un concerto una bandiera del gruppo libanese Hezbollah. Il processo si svolge in un clima di forti polemiche nel Regno Unito per le controverse misure repressive introdotte dal governo laburista di Keir Starmer nei confronti delle manifestazioni pro-palestinesi.
La spia si è accesa dopo l’esibizione al Coachella, quando i Kneecap, gruppo musicale di Belfast con profonde radici politiche anti-UK, hanno scandito dal palco slogan per la Palestina libera e contro le azioni di Israele. Improvvisamente, attorno a loro si è alzata una bufera con richieste di ritiro del visto negli Stati Uniti e di esclusione dai cartelloni dei principali festival internazionali.
Così, mentre alcune realtà artistiche, una su tutte i Massive Attack, si schieravano con loro, non tanto in nome della libertà di espressione, quanto evidenziando che fosse ridicolo parlare di loro, mentre il vero problema era ciò che accadeva in Palestina, la polizia antiterrorismo inglese ha aperto un’indagine. A finire al centro dell’attenzione, in particolare, è stato il video di un concerto tenutosi a Londra nel novembre scorso, in cui Mo Chara, uno dei membri dei Kneecap, scandisce “Up Hamas, up Hezbollah”, sventolando peraltro una bandiera di Hezbollah.
A questo punto, la polizia del Regno Unito ha accusato formalmente Mo Chara di terrorismo.
Oggi si è tenuta la seconda udienza del processo in una Westminster Court assediata dai fan della band, armati di bandiere palestinesi e irlandesi, che hanno scandito “Free Mo Chara” e cantato canzoni dei Kneecap per ore.
La sentenza è attesa per il prossimo settembre, ma l’accusa formale e tutto il polverone alzatosi intorno alla band irlandese rimangono un segno molto forte dei tempi che stiamo vivendo.