
Il riconoscimento di uno stato di Palestina, oggetto dello scontro politico di queste ore, ha una conseguenza sul futuro assetto dell’area: e cioè, far intravedere che la soluzione del conflitto israelo-palestinese passa dalla formula «due popoli e due stati».
Ma accanto a questa soluzione c’è un’alternativa sostenuta in settori progressisti filo palestinesi e israeliani. E’ la soluzione «due popoli-uno stato», oppure della confederazione statale tra palestinesi e israeliani.
Nelle settimane scorso abbiamo intervistato due sostenitori di questa soluzione.
Il primo, Chris Hedges, giornalista americano, premio pulitzer, per anni ha raccontato ai suoi lettori del New York Times di Gaza e della Cisgiordania. Hedges sostiene che ci vuole «una riconfigurazione dello stato israeliano in uno stato laico dove tutti abbiano pari diritti. Questa è l’unica soluzione, a questo punto. Non vedo però che sta accadendo. Anzi, prosegue il piano israeliano di spopolare Gaza e costringere i palestinesi a lasciarla».
Un unico stato secolarizzato, dice Hedges, dove tutti abbiamo pari diritti. E la parità di diritti è la strada obbligata per la convivenza.
Il secondo interlocutore che abbiamo intervistato è stato il filosofo, con doppia cittadinanza israeliana e tedesca, Omri Boehm.
Boehm riconosce che «l’idea di una federazione tra israeliani e palestinesi in questo momento non è molto realistica, rimane un ideale di pace, un piano per la pace estremamente importante da preservare. La ragione è che la “soluzione dei due Stati” serve a seppellire i diritti dei palestinesi e a proseguire i crimini che stiamo vedendo ora a Gaza».