
Una foto dei leader del centrosinistra abbracciati su un palco dopo un comizio, sorridenti, da Magi a Fratoianni. Una didascalia incombente, sovrastante: “Avete perso”. La profonda analisi politica affidata ai social, in stile Bestia di Morisi, è di Fratelli d’Italia.
Un atteggiamento più da stadio che da Parlamento e d’altronde quante volte hanno scambiato le tribune della Camera e del Senato per una curva ultras? La destra grida vittoria, letteralmente. Tajani: “fallito l’assato della sinistra”. Salvini: “la sinistra senza idee non mobilita neanche i suoi”. La Russa, il quale si dovrebbe ricordare di essere il presidente del Senato ogni tanto, la butta sul vittimismo autoriferito: “la volgare campagna di odio verso di me della sinistra ha schifato gli elettori”.
Senza dubbio ha ragione il sottosegretario Fazzolari, voce di Meloni, ad affermare che il governo esce rafforzato da questi referendum. La sconfitta delle opposizioni e della Cgil è netta e di cittadinanza non si parlerà più fino a quando non ci dovesse essere una maggioranza diversa, ammesso che basti visti i precedenti. Per non parlare dei diritti di chi lavora.
La destra può star tranquilla anche perché è già tornata alta la tensione tra correnti del Pd, perché l’analisi del voto farà emergere le differenze, perché è debole l’argomento usato dai partiti del centrosinistra secondo cui i voti referendari sarebbero sovrapponibili a quelli delle elezioni politiche. Tanta baldanza nel deridere gli avversari, però, non è solo aggressività connaturata. Tradisce anche la consapevolezza che la vittoria è fondata più su errori e divisioni altrui che sulla propria forza.