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Meloni ottiene più gas dall’Algeria, l’attesa per la decisione tedesca sui carri armati in Ucraina e le altre notizie della giornata

Meloni Nordio ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 23 gennaio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Le pressioni sul governo tedesco per l’invio di carri armati in Ucraina si fanno sempre più forti, mentre il neo-ministro della difesa conferma che una decisione verrà presa a breve. Altri tre miliardi di forniture di gas l’anno in aggiunta a quanto già pattuito: è la promessa che Giorgia Meloni porta a casa dopo due giorni di visita ufficiale ad Algeri, promettendo che l’Italia riuscirà a staccarsi completamente dal gas russo entro la fine del 2024. Due persone di 32 anni, Ibrahim Sowe e Queen Rock, sono morte la notte scorsa nel ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, dove vivono circa 2mila braccianti agricoli.

Tutti attendono la decisione della Germania sui carri armati per Kyiv

(di Emanuele Valenti)

Quella dei carri armati è ancora la questione centrale per gli sviluppi della guerra in Ucraina. A fare pressione sul governo tedesco, in queste ultime ore, sono soprattutto paesi baltici e Polonia. Varsavia ha detto che potrebbe esportare i suoi mezzi di fabbricazione tedesca anche senza il permesso di Berlino e non ha escluso la formazione di una coalizione di paesi pronti a farlo.
Il neo-ministro della difesa tedesco, Pistorius, ha ripetuto che una decisione verrà presa a breve. Ma non è chiaro cosa stia succedendo in Germania. Prima della riunione con i suoi omologhi europei, la ministra degli esteri Baerbock non ha voluto commentare, mentre ieri aveva detto che Berlino non avrebbe impedito decisioni autonome da parte di altri paesi europei. Forse ci sono anche divisioni interne al governo Scholz.
In Ucraina stanno arrivando diverse armi occidentali, ma per gli ucraini i carri armati Leopard 2, o comunque carri armati pesanti, sono indispensabili per riprendere i territori occupati. E questo vuol dire – hanno precisato oggi a Kyiv – tutti i territori, compresa la Crimea. Gli ucraini chiedono centinaia di mezzi.
Anche gli Stati Uniti auspicano una mossa tedesca, sostenendo che l’invio dei loro carri armati Abrams sia troppo complicata. Il responsabile della politica estera UE, Borrell, ha spiegato che la Germania non sta bloccando l’invio dei Leopard 2 da parte di altri paesi.
I ministri degli esteri europei hanno approvato altri aiuti militari per oltre 500 milioni di euro e stanno discutendo di nuove sanzioni. Ma anche gli stessi russi parlano delle divisioni occidentali: “la questione dei carri armati – ha commentato il Cremlino – mostra tutto il loro nervosismo”.

L’Italia potrà rinunciare completamente al gas russo entro la fine del 2024

Altri tre miliardi di forniture di gas l’anno in aggiunta a quanto già pattuito. È la promessa che Giorgia Meloni porta a casa dopo due giorni di visita ufficiale ad Algeri, una visita che aveva al primo punto in discussione le questioni energetiche. L’amministratore delegato di Eni Descalzi, che ha accompagnato la presidente del consiglio nella due giorni, ha annunciato che grazie a questo accordo l’Italia potrà rinunciare completamente al gas russo entro la fine del 2024: dai 21 miliardi di metri cubi di fornitura del 2021, Algeri è già passata a 24 miliardi quest’anno e arriverà a 28 miliardi (sempre di metri cubi) l’anno prossimo. L’ambizione sarebbe quella di fare dell’Italia un hub europeo del gas che viene dalla sponda sud del Mediterraneo. Nel corso della due giorni sono stati firmati anche accordi e memorandum per investimenti nell’idrogeno verde, in nuovi gasdotti, nella ricerca spaziale. A Davide Tabarelli, esperto di energia e fondatore di Nomisma, abbiamo chiesto se l’indipendenza energetica dalla Russia entro il 2024 è un obiettivo realistico:


 

L’equilibrismo di Meloni sul caso Nordio

(di Anna Bredice)

L’equilibrismo di Giorgia Meloni, per evitare che i cento giorni del suo governo siano segnati anche dallo scontro con i magistrati. In poche righe oggi ha cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, “bisogna intervenire contro un certo uso delle intercettazioni”, ha detto, confermando l’idea che qualcosa vada cambiato, invitando però il suo ministro ad evitare polemiche e scontri. Chissà se Nordio ha ricevuto il messaggio. Sicuramente non lo ha fatto Berlusconi, a cui non sembra vero che il ministro scelto da Giorgia Meloni si stia rivelando migliore di quanto lui pensasse e nello stesso tempo, con una certa perfidia, mette in difficoltà la presidente del Consiglio. In un video Berlusconi ha difeso il ministro della Giustizia, accompagnando il messaggio con la solita accusa ai pm politicizzati, in qualche modo ciò che Nordio pochi giorni fa aveva detto in Aula alla Camera dei deputati, accusando i parlamentari di essere supini ai pm. Salvini sceglie in questo contesto di non andare alla guerra contro i magistrati, consiglia moderazione, forse anche perché tra i vicepresidenti in corsa per il Csm c’è anche un esponente della Lega. Diverse posizioni che Giorgia Meloni spera di riportare ad una unità in un prossimo incontro con Nordio per redigere una sorta di cronoprogramma, forse un tentativo di tenerlo più a freno. In questo contesto, le opposizioni scelgono che armi usare. Conte aveva utilizzato toni duri nei confronti del guardasigilli qualche giorno fa. Oggi ha ammesso che tra le varie ipotesi potrebbe esserci anche quella della mozione di sfiducia individuale, ma come spesso capita, oltre che essere respinta potrebbe ricompattare la maggioranza, magari portando qualche voto in più, quelli dei renziani, che sulla giustizia sono più vicini a Berlusconi che a Meloni.

Ancora una tragedia nel ghetto di Borgo Mezzanone

Sono state identificate coi nomi di Ibrahim Sowe e Queen Rock le due persone morte la scorsa notte nel ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Lui era del Gambia, lei della Nigeria e avevano la stessa età, 32 anni. Avevano acceso un braciere per scaldarsi e mentre dormivano hanno respirato il monossido che ha causato la tragedia. Nel 2019 nella stessa area altre due persone erano morte in questo modo. Negli anni le istituzioni hanno annunciato interventi, ci sono stati anche diversi sgomberi, ma la baraccopoli è sempre lì e in questo momento ci vivono circa 2mila braccianti. Alessandro Zenti è un fotografo e giornalista freelance che si occupa da anni di strutture come queste, e in particolare proprio di Borgo Mezzanone:


 

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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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