Approfondimenti

Le ultime sul Qatargate, la strategia anti-inflazione della Bce e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 15 dicembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Violento attacco del ministro dell’Interno Piantedosi contro le Ong: “A breve sanzioni più efficaci contro le navi umanitarie”. E poi le definisce “armi di immigrazione di massa”. Qatargate, la magistratura belga sta indagando su altri europarlamentari e spunta il coinvolgimento del Marocco. La Bce continua la sua strategia anti-inflazione e aumenta i tassi d’interesse di un altro mezzo punto. La presidente della Bce Lagarde avvisa: si andrà avanti così ancora a lungo. La maggioranza di Governo pensa una nuova stretta sul reddito di cittadinanza. Oggi centinaia di medici hanno manifestato contro la carenza di fondi per la sanità pubblica. Kherson è completamente al buio dopo i pesanti bombardamenti russi delle ultime ore. Si continua a combattere intanto nel Donbass, dove nella notte forze ucraine hanno bombardato le zone occupate dai russi.

I nuovi sviluppi dell’inchiesta Quatargate

Stamattina il Parlamento europeo ha votato quasi all’unanimità un testo che chiede la sospensione immediata di tutti i lavori legislativi legati al Qatar. Il documento è una prima risposta dell’istituzione di Strasburgo allo scandalo di corruzione che sta coinvolgendo anche il Marocco. Nonostante ciò l’assemblea ha respinto un emendamento che riguardava le relazioni col paese africano. Sempre oggi il Parlamento si è spaccato durante un voto su un difensore dei diritti umani incarcerato in Bahrein. Il gruppo popolare e quello di destra Identità e Democrazia si sono astenuti, sostenendo che al momento non è possibile “votare questioni di politica estera con procedure d’urgenza”. Tutto ciò mentre continuano a uscire notizie sull’inchiesta.

(di Andrea Monti)

Stamattina la presidente del parlamento Roberta Metsola ha detto che i servizi dell’assemblea hanno indagato insieme alla magistratura belga e che lei è stata informata il 9 dicembre, giorno degli arresti che hanno fatto scoppiare lo scandalo. Al centro dell’attenzione restano l’ormai ex vicepresidente Eva Kaili, l’ex eurodeputato Antonio Panzeri e il suo ex assistente Francesco Giorgi, oltre a Qatar e Marocco, da cui sarebbero partiti i soldi usati per difendere illecitamente gli interessi dei due stati. Oggi si è saputo che Panzeri e l’ambasciatore marocchino a Varsavia, citato nelle carte dell’inchiesta, lavoravano insieme nel 2017: il primo da presidente di una commissione del parlamento europeo, il secondo da co-presidente di una commissione che mette insieme rappresentanti della Ue e del paese africano. Nel decreto della procura di Milano legato alle perquisizioni nelle case di Panzeri e Giorgi si dice che la magistratura belga avrebbe individuato un gruppo “indeterminato e molto ampio” che avrebbe ruotato attorno alla corruzione. Secondo indiscrezioni diffuse dalla stampa greca gli europarlamentari “nel mirino” dell’inchiesta sarebbero oltre 60 e apparterrebbero a diversi gruppi, tra cui socialisti e popolari. A proposito di Grecia, oggi la procura europea ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare per Kaili e per l’eurodeputata Maria Spyraki. In questo caso si sospetta una frode a danno del bilancio dell’Unione, legata alla gestione delle indennità e alla retribuzione degli assistenti parlamentari.

Secondo “Le soir” e “Repubblica”, Giorgi dopo aver confessato di aver gestito gli affari illeciti di Panzeri avrebbe detto agli inquirenti di sospettare che altri due eurodeputati del gruppo socialista fossero a “libro paga” dell’ex sindacalista: il belga Marc Tarabella e l’italiano Andrea Cozzolino, che oggi si è difeso dicendosi estraneo alle indagini. I loro nomi ricorrono in posti chiave dell’europarlamento.

(di Michele Migone)

Da Antonio Panzeri, Andrea Cozzolino (Pd) non aveva ereditato solo l’assistente, Francesco Giorgi. Aveva preso il suo posto anche in due delle commissioni dell’Europarlamento: quella che si occupa dei diritti umani e in quella per i rapporti con i paesi del Maghreb. Sono due luoghi chiave nelle relazioni da una parte con il Marocco e dall’altra con il Qatar, i paesi protagonisti dello scandalo. Sul sito dell’Europarlamento si può vedere il video di un intervento di Cozzolino in occasione di una seduta della commissione sui diritti umani sulla Coppa del Mondo in Qatar durante il quale il deputato napoletano esprime un prudente, ma inequivocabile appoggio alla politica di riforme del Qatar. La maggior parte degli interventi degli altri deputati sono invece molto critici. Marc Tarabella invece fa parte della commissione agricoltura e della delegazione per i rapporti con la penisola arabica. La prima è importante anche per i rapporti commerciali con paesi come il Marocco. In occasione della seduta plenaria del 21 novembre dedicata dall’Europarlamento alla questione Qatar diritti umani ci sono stati due interventi favorevoli all’emirato. Il secondo è stato quello di Eva Kaili, il primo, invece, era di Marc Tarabella. In quella seduta ci fu un intervento molto duro di Maria Arena, deputata socialista belga. Il suo nome è stato scritto sui giornali come uno di quelli su cui si sarebbero concentrati gli inquirenti. In realtà l’Arena sembra aver sempre avuto un atteggiamento di grande critica nei confronti del Qatar. Probabilmente l’attenzione deriva dal fatto che ex collaboratori di Panzeri lavorano per lei. Altro nome uscito sui giornali: Alessandra Moretti. La parlamentare – che fa parte della commissione diritti umani – ha detto che non c’entra con lo scandalo e che il suo viaggio dello scorso anno in Qatar era per aiutare le profughe afghane.

Il filone di indagine che coinvolge il Marocco

A proposito delle indagini che coinvolgono il Marocco, sono i servizi segreti belgi a far capire l’importanza di questo lato dell’inchiesta quando fanno il nome di Yassine Mansouri, numero due dell’intelligence del paese africano.

(di Claudio Jampaglia)

I servizi in Marocco rispondono al palazzo reale tramite il ministero degli interni, fedele servitore della monarchia alaouita. Dal Palazzo dipende anche quella rete di interessi pubblici e privati, il sistema che tutto prova a controllare che si chiama Makhzen, con intermediari, emissari, reti di relazioni in doppiopetto molto solide e strutturate. Chiunque faccia affari col Marocco lo sa. Il potere qua abbraccia il liberismo, temperato dal palazzo, è ciò che tiene le élite in competizione e il resto del paese sotto un tallone di ferro. Il primo dossier per il Marocco è da sempre il Sahara Occidentale occupato dalla metà dei ‘70, dovrebbe autodeterminarsi secondo l’Onu ma il referendum è ormai finito nell’oblio come il suo popolo. Quella che i sahraoui chiamano guerra sporca del Marocco si traduce in Europa col via libera alla commercializzazione di prodotti dai territori occupati, vietata poi dalla corte di giustizia europea. Il Marocco ha litigato per tutti gli anni 90 con l’Europa per la pesca di cui si occupò anche la commissaria ad hoc Emma Bonino quando i pescherecci francesi e spagnoli scioperavano e Rabat spiava la delegazione europea. Il dossier immigrazione dagli stessi anni vale centinaia di milioni all’anno per la repressione e miliardi in cooperazione che poi tornano in parte in lavori per le grandi imprese europee. Prime quelle francesi, anche se le relazioni ufficiali tra i due paesi sono pessime, ultimamente per il caso Pegasus dal nome del software israeliano con cui sarebbero stati spiati i telefoni di un migliaio di funzionari francesi e pare lo stesso presidente Macron. Il Marocco ha portato in tribunale per diffamazione 17 media francesi e Amnesty International ma ha perso. Poi c’è il capo assoluto dei servizi Abdellatif Hammouchi indagato in Francia dal 2014 per torture su cittadini franco-marocchini, da allora Rabat non collabora più con la Francia sull’antiterrorismo, ma ciò non ha impedito nel 2021 di consegnare a Rabat allo stesso Ammouchi una legion d’onore repubblicana. Il ritratto della contraddittoria relazione con il più stabile e affidabile partner maghrebino per l’Europa.

Ora il tasso principale è al 2,5%

La Banca centrale europea non fa passi indietro sulla strategia anti-inflazione e continua con la politica monetaria fortemente restrittiva: il board della Bce ha aumentato i tassi di un altro mezzo portando il tasso principale al 2,5%. Prima, sempre di mezzo punto, avevano aumentato i tassi la banca centrale statunitense e quella britannica. La presidente della Bce Lagarde ha confermato che si andrà avanti così a lungo. Gli effetti positivi sui prezzi, però, non si vedono: la stessa Bce ha infatti rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione.
E per quanto minore di quanto ipotizzato, il nuovo rialzo ha subito avuto conseguenze sulle borse europee, in calo tra il 3 e il 4%. Sul medio termine una delle conseguenze più immediate sarà un ulteriore rincaro dei mutui, un calo dei finanziamenti alle imprese, meno investimenti, meno crescita e quindi recessione. Ed aumenta anche il rendimento dei titoli di stato, accrescendo di conseguenza il debito.

Gender Queer, un memoir di Maia Kobabe

Cosa significa essere una persona non binaria e asessuale? Come si arriva a definire la propria identità di genere, per sé stessi ma anche per e nei rapporti con gli altri?
Il graphic novel Gender Queer, un memoir scritto da Maia Kobabe (cobebǝ) esplora la questione attraverso una toccante autobiografia che è anche un viaggio alla ricerca della propria identità. E che può essere letto come una piccola guida sull’identità di genere, scritta da chi certi interrogativi li ha vissuti in prima persona e ha cercato di darsi le proprie risposte. CONTINUA A LEGGERE

Foto | Ansa, la manifestazione dei medici a Roma

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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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