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La guerra del gas tra Europa e Russia, i 5 Stelle verso la scissione e le altre notizie della giornata

Conte - Di Maio -Grillo

Il racconto della giornata di sabato 18 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La Russia non cessa l’attacco al Donbass e l’Ucraina pianifica di riprendere i negoziati a fine agosto, ma solo dopo una serie di controffensive. Anche oggi Gazprom ha continuato a fornire volumi ridotti di Gas all’Italia, senza però ulteriori tagli. Continua ad aumentare la possibilità di una scissione del Movimento 5 Stelle. Nei prossimi giorni il governo sarà costretto a dichiarare lo stato di crisi per la siccità. A Sesto San Giovani il candidato di centrosinistra Michele Foggetta ha ancora possibilità di vincere al ballottaggio. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

I negoziati tra Russia e Ucraina sono rimandati a fine agosto

Verso un’estate di guerra. La Russia non cessa l’attacco al Donbass e l’Ucraina potrebbe riprendere “a fine agosto” i colloqui con i russi, sospesi di fatto dai colloqui a Istanbul del 29 marzo, e solo dopo una serie di controffensive “in alcuni luoghi”. Lo ha detto il capo dei negoziatori ucraini. Per la portavoce del ministero degli Esteri russo, “l’Ucraina che conoscevamo, all’interno di quei confini, non ci sarà più.”, mentre continuano gli attacchi russi nella regione di Lugansk, ed attorno a Severodonetsk. Il ministro degli esteri ucraino Kuleba oggi ha parlato di contrattacchi a est, nel Donbass, e a sud: questo mentre il presidente ucraino Zelensky ha visitato la città di Mykolaiv, la sua prima visita a sud dall’inizio dell’invasione. È almeno questo il fronte che Kyev punta a recuperare prima di riprendere a trattare? Francesco Strazzari, docente di relazioni internazionali alla scuola normale superiore S.Anna di Pisa


La Russia continua a fornire volumi ridotti di Gas all’Italia

(di Massimo Alberti)

Anche oggi la Russia ha continuato a fornire volumi ridotti di Gas all’Italia, senza però ulteriori tagli. “Gazprom ha comunicato per la giornata di oggi l’erogazione di volumi di gas in linea con quanto consegnato negli ultimi giorni”, quando il taglio dei volumi era arrivato fino al 50% della richiesta, ha comunicato l’Eni.
La guerra del gas tra Europa e Russia entra nel vivo diventando seria e problematica, con la decisione russa di tagliare le forniture anticipando il tentativo europeo di rendersi indipendente. I tagli, a vari livelli, coinvolgono ormai il cuore dell’Europa industriale, Francia, Germania, Austria, Italia, costringendo a rivolgersi ad altri paesi esportatori – non proprio specchiati sul rispetto dei diritti umani – che brindano ad una situazione in cui il prezzo è 6 volte da prima della guerra, con ricadute su tutto il sistema produttivo occidentale, nonché sui ceti più fragili, ormai pochi si azzardano a fare previsioni sull’inflazione. Per quanto riguarda l’Italia ieri Gazprom non ha fatto nuovi tagli, restando al 50% della richiesta. A fronte di consumi cresciuti del 23% nell’ultimo anno, l’import dalla Russia è sceso del 41%, ma le importazioni da altri fornitori son salite solo del 7. Lo scarto ampio tra riduzioni e nuove entrate si riflette proprio sul problema delle scorte per l’autunno: nonostante la dipendenza da Mosca si sia già ridotta dal 40 al 24%, “Se mancherà il gas russo, un razionamento occorrerà” osserva ai nostri microfoni Davide Tabarelli di Nomisma, chiedendo un intervento per limitare i rialzi dei prezzi, il famoso tetto che però in Europa trova interessi contrastanti, e che può certo mitigare l’impatto sull’inflazione, ma di sicuro sarebbe insufficiente. All’Unione Europea serve stoccare almeno l’80% delle riserve entro novembre. Secondo gli analisti, a questi ritmi non si arriverebbe al 70, che in caso di interruzione totale scenderebbe al 60%. Con tutte le conseguenze pratiche del caso.

L’implosione dei 5 Stelle sta accelerando

L’implosione dei 5 stelle sta accelerando in queste ore attorno alla risoluzione da votare martedì dopo le comunicazioni del premier sul Consiglio Europeo. Il problema resta quello delle armi all’Ucraina. Da una parte i pro Di Maio, dall’altra i pro Conte.
I dirigenti del gruppo al senato, vicini a Conte, hanno fatto trapelare che si lavora su una mozione per fermare l’invio di armi. Un modo per far pressione sul governo – la maggioranza sta trattando proprio sulla questione delle armi, ma con ogni probabilità lunedì si troverà una mediazione – ma la mozione è diventata il pretesto per far scatenare anche pubblicamente la guerra interna. Il ministro degli esteri ha parlato di un favore alla Russia, politici a lui vicino come la viceministra all’economia Castelli hanno detto che non la voterebbero, un altro senatore vicino a Di Maio, Primo di Nicola, ha evocato la scissione del movimento ai nostri microfoni.
Un’uscita dei parlamentari vicini a Di Maio, e del ministro degli esteri stesso, nei fatti, è stata evocata da altri esponenti di primo piano vicini a Conte, come i vicepresidenti o la sottosegretaria allo sviluppo economico Todde che hanno parlato di un Di Maio che sostanzialmente non rappresenta il partito.

Siccità, l’Italia va verso lo stato di crisi

(di Chiara Ronzani)

I numeri parlano chiaro: il grande fiume a Ponte della Becca, provincia di Pavia, è sceso a -3,7 metri, ai livelli più bassi da 70 anni. Il lago Maggiore è al minimo storico, con un grado di riempimento del 22%, quello di Como al 25%.
La situazione più critica è in Piemonte – dove gli invasi mostrano una riduzione compresa tra il 40 e il 50% rispetto alla media. Anche le centrali idroelettriche faticano a produrre. Centinaia i comuni in diverse province in cui sono state emesse ordinanze per il razionamento e si stanno attrezzando le autobotti.
Gli effetti per l’agricoltura sono pesanti: secondo la Confederazione italiana agricoltori è a rischio il 50% della produzione agricola del nord.
“Nella parte bassa del vercellese potrebbero essere compromesse decine di ettari di risaie”, abbiamo solo una settimana di tempo – ha detto il presidente di Ovest Sesia, la società che gestisce l’acqua per uso agricolo. Le temperature sono di quasi 6 gradi oltre la media e le previsioni non prevedono alcun miglioramento. La richiesta è di rilasciare la maggior quantità possibile di acqua dalle dighe montane.

Elezioni comunali, a Sesto San Giovanni la sfida è ancora aperta

(di Alessandro Braga)

Sulla carta lo scarto di oltre dieci punti percentuali, che ha fatto sfiorare il successo al primo turno al sindaco uscente Roberto Di Stefano, farebbe sembrare il vantaggio della coalizione di centrodestra quasi incolmabile. In realtà, la sfida è aperta, e lo sfidante del centrosinistra Michele Foggetta ha ragione nel dire che si riparte dallo zero a zero. Intanto perché Di Stefano la scorsa settimana ha praticamente fatto il pieno dei voti a sua disposizione, e oltre a guadagnarne ancora dovrà confermare quelli del primo turno, mentre Foggetta, sempre sulla carta, ha qualche possibilità in più di allargare il consenso. Certo il voto della scorsa settimana ha dimostrato che la scelta è stata molto polarizzata tra i due schieramenti maggiori, lasciando poco più che le briciole agli altri sfidanti. Per questo più che gli apparentamenti formali, sarà la capacità di portare (e riportare) alle urne le persone a fare la differenza. In un quadro generale di scarsa affezione al voto la media sestese è stata di cinque punti percentuali sotto quella nazionale. Vincerà chi riuscirà a convincere elettori e elettrici a votare. Cinque anni fa il centrodestra fece il colpaccio, conquistando la Stalingrado d’Italia per la prima volta dal dopoguerra. Stavolta, oltre ai temi amministrativi, potrebbe essere decisiva la voglia di riscatto del popolo di sinistra. La possibilità c’è. La sera del 26 giugno si saprà se si realizzerà oppure no.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 35mila i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, il 60% in più di 7 giorni fa. Il tasso di positività sale dal 12 al 18%. 45 i morti.
Sostanzialmente stabile il numero di ricoveri, che aumentano di 2 nelle terapie intensive e 11 nei reparti ordinari.
L’aumento delle reinfezioni da Covid è il dato più significativo dell’ultimo rapporto esteso dell’istituto superiore di sanità. Nell’ultima settimana sono state del 7,4%, rispetto ad una media del 4 dell’ultimo anno.
Più a rischio sono i non vaccinati e chi è vaccinato da più di 120 giorni.
La campagna sui booster per i fragili è praticamente ferma.
La prossima settimana nel Lazio verranno contattati gli over 80 che non hanno fatto ancora la quarta dose per sollecitarli a farla.

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