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La guerra torna a Kiev, la cinquantesima Giornata mondiale dell’Ambiente e le altre notizie della giornata

kiev

Il racconto della giornata di domenica 5 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Almeno 5 missili sparati da un cacciabombardiere russo hanno colpito la capitale ucraina. Sono passati 50 anni dalla prima conferenza dell’Onu sull’ambiente e dal rapporto sui limiti dello sviluppo che fece scoprire al mondo che petrolio, gas e tutte le fonti non rinnovabili sarebbero finite in un orizzonte di tempo vitale. Ancora controlli alla stazione di Peschiera del Garda e sui treni per Milano dopo la denuncia di sei giovanissime di molestie sessuali da parte di gruppi di ragazzi. Ci sono più disoccupati cronici nel Sud Italia che in tutta la Germania. C’è stato un attentato con almeno 50 morti oggi in una chiesa cristiana nel sud ovest della Nigeria. È salito ad almeno 49 il bilancio dei morti causati questa mattina nel Bangladesh da un’esplosione in un deposito di container. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

La Russia torna a colpire Kiev

Kiev è di nuovo una città bombardata.
Almeno 5 missili sparati da un cacciabombardiere russo hanno colpito la capitale ucraina, le sirene sono tornate a suonare, le esplosioni, le fiamme e le colonne di fumo nero sono tornate a far parte della vita dei cittadini della capitale.
Ma cosa hanno colpito i missili russi? Il Cremlino afferma che il target sia stato un deposito di carri armati, forniti dalla Polonia. E Mosca avverte che colpirà di nuovo se arriveranno nuove armi dall’Occidente, in particolare i missili a lungo raggio. Kiev invece risponde che a essere colpita sia stata una officina di riparazioni civili e rilancia che sono stati colpiti anche vagoni ferroviari destinati al trasporto dei cereali.

Anche nel Donbass non si hanno notizie certe. Le autorità ucraine affermano di avere riconquistato metà della città di Severodonietsk, mentre le milizie filo russe sostengono di essere alle porte di Lysichans: notizie difficilmente verificabili, spesso del tutto non verificabili.

Anche nell’era dei social che riportano tutto in tempo reale, la guerra dell’Ucraina ha un elemento antico: la guerra di propaganda e la disinformazione.

Sempre sul campo, nel Donbass, oggi si sengalano bombardamenti russi a Kramatorsk mentre anche Donetsk è stata colpita, in questo caso dall’esercito ucraino.
E se Putin afferma che ci saranno altri bombardamenti di siti dove sono depositate le armi occidentali, la Spagna oggi ha annunciato l’invio di carri armati e altre armi. A fine mese a Madrid si terrà il vertice della Nato.

Il paradosso di Putin

I cinquanta anni della Giornata dell’ambiente. Molto abbiamo imparato, forse poco abbiamo fatto come ha ricordato al festival dell’economia di Trento l’economista statunitense Jeffrey Sachs, di sicuro c’è un elefante nella cristalleria europea che proprio la guerra in corso dovrebbe farci finalmente vedere.

(di Claudio Jampaglia)

50 anni dalla prima conferenza dell’Onu sull’ambiente e dal rapporto sui limiti dello sviluppo che fece scoprire al mondo che petrolio, gas e tutte le fonti non rinnovabili sarebbero finite in un orizzonte di tempo vitale. Da allora, il mondo è cambiato, abbiamo studiato, inventato tecnologie e imparato piccoli gesti fondamentali, come riciclare. Sappiamo tanto di quello che dovremmo fare. E sicuramente abbiamo parlato, parlato parlato, lo hanno fatto tutte le istituzioni e anche le imprese che colorano di verde le pagine dei giornali e i loro loghi in una gigantesca operazione di presa di coscienza o di green washing. Mancano ancora i fatti, ma quella che oggi si chiama transizione ecologica appare inevitabile o solo rallentabile dai suoi oppositori. Eppure ancora siamo nel pieno di quello che potremmo chiamare oggi il paradosso di Putin: continuiamo a finanziare dittatori, oligarchi e democrature ovunque nel mondo a qualsiasi costo per garantirci gas, petrolio, ma anche altre materie prime. Senza scrupoli e vergogna nemmeno quando diventa evidente, come ora, chi siano uomini e sistemi di potere che eleggiamo a partner. Putin, da 20 anni, ha messo al servizio del mercato europeo giacimenti e aziende ex-sovietiche e l’Europa è passata sopra tutto: le elezioni truccate, la repressione sociale e politica, le macerie della Cecenia e quelle della Siria. Tutti sappiamo, ora, che avremmo potuto essere più indipendenti e meno ricattabili se avessimo investito nelle rinnovabili quando dovevamo. Guarda caso 20 anni fa. Non lo abbiamo fatto e abbiamo scelto Putin. Questa è la verità. E il paradosso è che con la sua guerra torniamo a estrarre e chiedere aiuto ai fossili. Come criceti nella ruota continuiamo diabolicamente a perseverare

 

A caccia di voti sul corpo delle donne

(di Chiara Ronzani)

Fin da ragazzine le donne imparano quanto il loro corpo sia considerato terreno di conquista e di esercizio del potere da parte degli uomini, quanto il solo trovarsi in uno spazio pubblico sia un rischio, un pericolo intrinseco al loro esistere, e quanto questo venga usato per tentare di limitare la loro libertà.
È una vergogna che il loro dolore venga utilizzato, invece che per parlare della maschilità tossica che origina le violenze, per fare propaganda politica. Che esponenti di partiti in cerca di visibilità usino quelle esperienze che segnano per la vita per scagionare o accusare interi gruppi, a seconda che indossino un cappello con la penna oppure provengano da paesi di una certa area del mondo. Quello che occultano di continuo è l’analisi della cultura dello stupro che impregna il nostro paese, quello che non fanno è mettere in discussione le disparità tra uomini e donne, la normalizzazione e giustificazione della violenza di genere.
Non parlano della logica dell’appartenenza, per cui gli uomini in gruppo si sentono in dovere di dimostrare la propria virilità agli altri attraverso un presunto continuo istinto sessuale predatorio, e in diritto di fare del corpo femminile quello che vogliono, come se invece di persone, le donne fossero cose.
Perché significherebbe mettere in discussione anche se stessi, i propri comportamenti pubblici e privati, le dinamiche di potere su cui si regge l’intera società, quindi anche il loro privilegio.
A chiedere dove sono le femministe oggi è lo stesso Salvini che meno di una settimana fa twittava contro l’educazione sessuale nelle scuole, mentre un altro leghista, Iezzi, si dice soddisfatto che non esista alcuno Ius Scholae, altrimenti gli aggressori del treno potrebbero diventare cittadini italiani dopo aver concluso un ciclo di studi.
Senza rendersi conto che è proprio la scuola, fin dall’infanzia, il luogo in cui è possibile insegnare relazioni sane, scardinare la cultura della sopraffazione, il patriarcato che ha radici quanto profonde tanto tutelate dai custodi delle cosiddette “tradizioni”, dei “valori” a corrente alternata.
A capodanno e sul treno erano adolescenti, all’adunata uomini maturi. Accomunati dalla stessa cultura patriarcale.
Solo iniziando oggi con l’educazione alla affettività si può pensare che le ragazzine del 2040 possano evitare di chiedersi se sia sicuro uscire di casa.

I disoccupati cronici nel Sud Italia sono più di quelli dell’intera Germania

Ci sono più disoccupati cronici nel Sud Italia (oltre mezzo milione) che in tutta la Germania, dice Eurostat: non è ovvio, perché dieci anni fa non era così, solo che i tedeschi hanno investito in contratti a tempo indeterminato e nel salario minimo a 12 euro, mentre noi continuiamo a discutere di liberalizzazioni del mercato del lavoro

Abbiamo chiesto un commento su questo dato a Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari esperto di politiche economiche territoriali e del Mezzogiorno d’Italia

 

L’attentato in una chiesa cattolica in Nigeria

C’è stato un attentato con almeno 50 morti oggi in una chiesa cristiana nel sud ovest della Nigeria.
Un commando è entrato nell’edificio di culto che si trova nella città di Owo, a nel sud ovest del paese mentre era in corso la celebraizone di Pentecoste e ha iniziato a sparare e a lanciare esplosivi.
Al termine dell’aggressione il commando è fuggito rapendo il sacerdote e alcuni fedeli.
Al momento non ci sono rivendicazioni. Testimoni locali accusano appartenenti all’etnia dei pastori Fulani con cui da tempo sono in corso scontri.
I fulani sono un’etnia nomade dell’Africa occidentale, dedita alla pastorizia e al commercio e sono spesso in sanguinosa lotta con le popolazioni locali, soprattutto cristiane.

L’esplosione in un deposito di container in Bangladesh

È salito ad almeno 49 il bilancio dei morti causati questa mattina nel Bangladesh da un’esplosione in un deposito di container privato vicino al più grande porto del Paese, a Chittagong, nel sud est del paese. Molte delle vittime erano persone accorse per spegnere un incendio che era scoppiato nel deposito, quando all’improvviso un certo numero di container è esploso nel sito di Sitakunda. Nei contenitori erano immagazzinati prodotti chimici.
I feriti sono centinaia, il bilancio delle vittime quindi potrebbe aggravarsi

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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