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Idroelettrico, concessioni strategiche per lo Stato, sostenibilità in attesa

concessioni idroelettriche

È cambiato il quadro normativo per le grandi derivazioni idroelettriche, per cui stavano per partire le gare per il rinnovo delle concessioni.
La commissione Finanze e Industria del Senato ha infatti approvato il decreto Ucraina bis voluto dal Movimento 5 Stelle. In Lombardia con le dighe si produce un terzo dell’energia rinnovabile italiana da questa fonte.

Le concessioni idroelettriche sono diventate strategiche per l’economia italiana, quindi lo Stato si è riservato i poteri speciali, come di opporsi alla vendita ad imprese non gradite o di bloccare decisioni societarie. È un cambio inatteso per un settore che si stava avviando al rinnovo delle concessioni dopo ventidue anni, per cui la Regione era riuscita a ottenere che una parte degli introiti rimanesse al territorio dove sono ubicati gli impianti.

In Lombardia la gran parte della produzione idroelettrica avviene tra Valtellina e Valchiavenna, in provincia di Sondrio, e Valcamonica in quella di Brescia. Un terzo della produzione idroelettrica italiana.
Da oltre vent’anni il settore attende i rinnovi delle concessioni per investire negli adeguamenti e potenziamenti degli impianti. Le prime gare dovrebbero svolgersi nel 2024 per le dighe non Enel, per quelle dell’azienda controllata dallo Stato i termini scadono nel 2029.
La crisi energetica dovuta alla guerra all’Ucraina sta ridefinendo tutto il settore, non solo quello di petrolio e gas, così come l’attenzione sulle proprietà di impianti che sono strategici.
Per questo alla commissione Finanze e Industria del Senato è stato votato un emendamento al decreto Ucraina bis del Movimento 5 Stelle che consente allo Stato di bloccare eventuali azionisti non graditi, o decisioni della proprietà in contrasto con gli interessi nazionali.

Rispetto al resto d’Europa dal 2000 la mancanza di investimenti non ha consentito l’ulteriore sviluppo dell’idroelettrico, inoltre non è stata ritenuto utile sviluppare le centrali di pompaggio e turbinaggio, quelle cioè dove l’acqua rimane nei due invasi. Un sistema che ovviamente consuma una parte dell’energia prodotta, ma consente anche di gestire la risorsa idrica in modo più adatto ai cambiamenti climatici.

Nei casi di salti molto alti e di grande flusso la potenza prodotta, attivabile in pochi minuti permette di mantenere in equilibrio la rete elettrica per i momenti di punta o di calo delle altre fonti rinnovabili.
In Svizzera, nel Canton Vallese, è già stata realizzata una simile centrale, utile visto il primo spegnimento di una centrale nucleare, e nei Grigioni, in Val Poschiavo, al confine con la Valtellina, per ora è stata sospesa la trasformazione di un altro impianto idroelettrico analogo.

  • Autore articolo
    Fabio Fimiani
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