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Che nemesi! La Lombardia della Lega e Formigoni salvata dallo Stato

Attilio Fontana Lombardia

Che smacco, che disfatta.
Per chi?
Per tutta la classe politica che è stata egemone in Lombardia negli ultimi 30 anni.
L’era di Formigoni che governava dall’alto del grattacielo Pirelli e imponeva il modello privatistico alla sanità, alla scuola, ai servizi. Il modello privatistico che avrebbe garantito una efficienza che nel resto d’Italia scordatela, e con meno costi.
L’era della Lega che aveva nella Lombardia la sua Heimat, il cuore della sua ideologia, e che in quegli anni sognava la secessione da Roma Ladrona, dall’odiato stato centrale con le sue polverose burocrazie e la sua sete inestinguibile di denaro da spillare alla gallina dalle uova d’oro, il denaro dei lombardi che lavoravano e che finiva nelle mille clientele improduttive del sud colonialista.
Ce la raccontavano così, ricordate?
I manager privati e le adunate sulle sponde del Dio Po.
Che umiliazione deve essere per loro che si sentivano i migliori. Essere commissariati dalle Poste e dalle Forze Armate. Se vogliamo, i due simboli più odiati: l’apparato repressivo e il parastato dove tutto era “un magna magna”.
Oggi, a salvare milioni di cittadini di una delle regioni più ricche del mondo dal disastro combinato dai leghisti e dai loro soci sono arrivati un generale dell’Esercito con la mimetica, le stellette e la penna sul cappello e il sistema informatico di quelli che un tempo venivano descritti come incapaci di consegnare perfino una cartolina.
Roba da sotterrarsi dalla vergogna.
La pandemia ha mostrato che Milano, lato Pirellone, soffre di tutti i mali della Roma che il Bossi decretava come nemica sul prato di Pontida. La pandemia ha mostrato la realtà. La realtà dice che sono loro, i leghisti e i loro soci, la classe dirigente più incapace, per non parlare del denaro pubblico speso in operazioni fallimentari.
Ora torna lo Stato, e i lombardi tirano un sospiro di sollievo. Magari in silenzio e rosicando un po’, come si dice nella Capitale, perché l’ideologia è dura a morire, ma almeno forse si vaccineranno e la sfangheranno contro il virus. Perché stavolta è letteralmente una questione di vita o di morte.
E chissà che questa lezione non cambi la Storia, archiviando trent’anni di narrazioni, magari anche nella Lombardia di Roma Ladrona

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Le dita mozzate: un “very cold case” preistorico che indaga la sottomissione femminile inaugura la collana Sisters

    Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L'obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Il primo titolo di Sisters è "Le dita mozzate" di Hannelore Cayre, un noir atipico in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini, ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant'anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Ne ha parlato a Cult la traduttrice Simonetta Badioli.

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