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Manovra 2020, che ne pensano i sindacati? Parla Gianna Fracassi della Cgil

CGIL Lavoro - Manovra 2020

La nuova manovra finanziaria sta per vedere la luce ed è atteso per oggi l’incontro dei sindacati col Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a poche ore dall’arrivo del testo in Parlamento. Ne abbiamo parlato oggi con Gianna Fracassi, Vicesegretaria generale della Cgil.

L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.

Con grandissimo ritardo dall’approvazione in Consiglio dei Ministri, siamo ormai al dunque con la manovra. Ci sono diversi punti che a voi non piacciono, giusto?

Dobbiamo vedere i contenuti, per ora abbiamo visto soltanto delle anticipazioni dalla stampa, e l’incontro di oggi col Presidente del Consiglio Conte ci permetterà di fare una valutazione più precisa. Il primo tema che sottolineeremo è il fatto che questa manovra non introduce alcuni elementi per la ripresa del Paese, perché è molto concentrata giustamente sull’emergenza in alcuni settori – a nostro parere anche in maniera carente, penso al versante della sanità – e non su altri, come ad esempio il settore della scuola. Secondo noi sul versante sociale si può fare di più. Aggiungo un altro elemento: la legge sulla non autosufficienza, che è una delle nostre richieste anche rispetto alla capacità di poter immaginare anche una leva per l’occupazione femminile. Altro tema: le risorse sul rinnovo dei contratti collettivi nazionali, che ci sembra siano rimaste al palo del 18 ottobre.
Premesso questo, oggettivamente sui temi della ripresa del Paese in relazione alle risorse europee ci sembra di leggere una scelta molto precisa all’interno della legge di bilancio.

A quale scelta si riferisce?

Mi sembra di capire che l’operazione che viene fatta è tutta nell’ambito di un rafforzamento del programma Transizione 4.0 anche attraverso un fondo che anticipa le risorse del Recovery Fund, e addirittura anticipa queste misure al 16 novembre 2020, se non abbiamo letto male. Oggi pomeriggio chiederemo conto anche di questo. Al netto dell’operazione che si intende fare su Transizione 4.0, pensare che sia solo questo l’ambito in cui si anticipano alcune misure in legge di bilancio ritengono che non sia coerente con quello che abbiamo di fronte.

Il pressing di Confindustria lo abbiamo visto. Bisogna vedere quanto abbia fatto breccia dalle parti del governo.

Ci sono anche delle cose positive, perché all’interno della manovra ritroviamo la richiesta che ha portato anche a una serie di incontri, anche molto complicati e difficili, sul tema del rifinanziamento delle casse COVID e del divieto di licenziamento, la moratoria che accompagna le casse straordinarie. Questo lo ritroviamo, ma non ritroviamo, ad esempio, risorse per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali.

Nel confronto che abbiamo visto tra Landini e Bonomi c’è stato un tema su cui non siete d’accordo per nulla: i salari. Il governo non ha intenzione di fare nulla?

Noi abbiamo posto alcuni temi al governo da tempo. Sapete benissimo che la questione salariale si può sollevare in due modi: rinnovando i contratti e utilizzando la leva fiscale. Sulla leva fiscale un primo passaggio è stato fatto lo scorso anno in legge di bilancio. Non è sufficiente e abbiamo chiesto che in un quadro di riforma complessiva dell’Irpef si possa intervenire e rivedere anche le aliquote proprio alla luce della pressione fiscale che su lavoratori e pensionati impegna il 94% delle risorse che arrivano allo Stato. L’altro tema è il rinnovo dei contratti: per quanto ci riguarda non si può fare nessuno scambio. I contratti vanno semplicemente rinnovati. Non sono una gentile concessione, sono un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici e abbiamo chiesto al Governo di spingere in questa fase, proprio perché conosciamo le difficoltà di un momento complicato sul versante economico, e provare a de-tassare, anche per un periodo sperimentale, gli incrementi contrattuali. Ci sembra di capire che questa misura non c’è.
Sulla riforma fiscale ci sembra di capire che si va al 2022. Non ho niente da dire sulla tempistica, perché la riforma fiscale si faccia. Meglio farla con i tempi dovuti che farla in maniera affrettata. Certo è che l’assenza di queste due misure indebolisce una delle due leve. Sul rinnovo dei contratti serve un impegno preciso e anche su questo non c’è uno scambio da fare: credo che Confindustria e le associazioni datoriali si debbano impegnare perché questo è un grande tema anche di politica economica.

(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 35)

Foto dalla pagina Facebook di CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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