Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 23 ottobre 2020

Piano Pandemico - Terapie Intensive Campania

Il racconto della giornata di venerdì 23 ottobre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alle nuove misure anti-COVID che il governo potrebbe emanare nel fine settimana mentre si ha l’impressione che il Paese sia senza una vera guida. In Francia, intanto, scatta il coprifuoco in altre 38 province del Paese. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

(di Andrea Monti)

Oggi i nuovi positivi sono circa 19mila a fronte di 182mila tamponi. La percentuale di contagi sul totale dei test è del 10,5%. Ieri era stata del 9,4. Le morti comunicate nelle ultime 24 ore sono 91. Le persone in terapia intensiva aumentano di 57 e ora sono 1.049. Quelle ricoverate nei reparti ordinari salgono di 855, per un totale di 10.549. La regione con più nuovi casi accertati, circa 4.900, è la Lombardia, seguita dalla Campania (quasi 2.300) e dal Piemonte (poco più di 2mila). Altre tre regioni oggi hanno individuato almeno mille contagi ciascuna: Veneto, Lazio e Toscana. Poco fa è arrivato il rapporto settimanale di Ministero e Istituto Superiore di Sanità, che parla di un carico di lavoro insostenibile per i servizi territoriali. Nel documento si dice che bisogna evitare ogni contatto non strettamente necessario e si chiedono misure che limitino gli spostamenti e le attività non essenziali.

Possibili nuovi provvedimenti anti-COVID nazionali nel fine settimana

(di Anna Bredice)

A Palazzo Chigi danno come possibili nuovi provvedimenti nel fine settimana, potrebbe essere già domani. Intorno alle 6 di questo pomeriggio il Commissario all’emergenza Arcuri è entrato nella sede del governo, con il report settimanale che ha evidenziato la gravità della situazione e scritto nero su bianco la necessità di prendere ulteriori misure, e di questo si sta discutendo in queste ore nel governo, tra l’area più rigorista con il ministro Speranza in testa e gli altri, i renziani soprattutto, contrari ad una nuova stretta che possa danneggiare commercianti e imprese. Ma la situazione peggiora di giorno in giorno e se è vero che ancora oggi Conte ha fatto capire che non vuole arrivare ad un lockdown generalizzato, le uniche misure possibili per salvare scuola e lavoro, come continua a ribadire, è quella di fermare tutto il resto, quindi è inevitabile e si dà per scontato ormai che palestre e piscine possano chiudere già nei prossimi giorni, andare a toccare cioè tutto quello che è considerato non essenziale, ma che anche il lockdown notturno possa anticipare di qualche ora, ma se inizierà alle 21 darebbe un colpo molto forte ai ristoranti, ai cinema e ai locali. Le regioni del resto stanno facendo fortissime pressioni, anche se solamente il Piemonte sembra voler seguire la strada tracciata da De Luca, pronto ad una chiusura molto drastica di tutte le attività in Campania. Le altre regioni si stanno adeguando alla didattica nelle superiori a distanza e a chiudere le attività serali, ma chiedono al governo una posizione più solida, definitiva, e invece l’impressione è che Conte abbia troppe esitazioni, vuole evitare le scelte della primavera, ma ciò che sta accadendo è che ogni decreto di Palazzo Chigi dura meno di una settimana.

Un Paese senza guida

(di Michele Migone)

L’impressione è quella di una automobile guidata da qualcuno che non sappia dove andare. Il virus dilaga, ma il governo e le Regioni sembrano più impegnati a scaricare l’uno sull’altro la responsabilità di agire piuttosto che cercare una coerente ed efficace azione comune. Il risultato è una cacofonia istituzionale che produce solo confusione, determina lo stallo, ci fa perdere tempo, rischia di far aumentare e di molto le vittime dell’epidemia. Cosa bisognerebbe fare adesso, a due passi dalla tragedia? I 100 scienziati che hanno scritto a Mattarella e Conte hanno le idee chiare: subito misure molto restrittive. Il lockdown viene invocato da molti virologi. Il presidente del consiglio è però contrario. Sa che dovrà essere deciso, prima o poi, ma non vuole essere lui a dover dare il là a una misura che produrrà un colpo durissimo sull’economia di molte famiglie. Quindi aspetta, rimanda, come spesso ha fatto con i dossier più delicati, e rilancia la palla ai governatori delle Regioni. Che, a loro volta, non sanno come muoversi. Guardano anche loro al consenso, ma sono stretti da una parte dall’aumento esponenziale dei casi e dall’altra dagli interventi sulla sanità che non hanno fatto in questi mesi. Così, a loro volta, le Regioni rilanciano la palla nel campo del governo. É lo stesso gioco che portò a non dichiarare la Zona Rossa ad Alzano e Nembro. Impossibile dimenticare. É stato solo otto mesi fa. Le stesse dinamiche politiche si ripetono. Non è certo uno spettacolo rassicurante visto i danni che sappiamo aver già prodotto.

Covid, i pm di Bergamo: l’ospedale di Alzano non fu sanificato. La testimonianza di una dipendente

(di Roberto Maggioni)

Per i pm che indagano per epidemia colposa a Bergamo l’ospedale di Alzano Lombardo venne riaperto senza una accurata sanificazione. Il 23 febbraio vennero scoperti due pazienti positivi al COVID-19, che morirono nelle 48 ore seguenti. L’ospedale venne chiuso solo 3 ore e poi riaperto diventando il focolaio al centro della diffusione dell’epidemia nella provincia di Bergamo. Due giorni prima a Codogno per un solo paziente positivo l’ospedale venne chiuso e i comuni attorno dichiarati zona rossa. Nella Valseriana no, l’ospedale venne riaperto e non venne mai fatta la zona rossa.
Questa è la testimonianza di una dipendente dell’Asst Bergamo Est andata in onda nella trasmissione Prisma il 10 aprile 2020 che racconta come l’ospedale riaprì senza una accurata sanificazione e contro la volontà del direttore medico dell’ospedale stesso. [Leggi la testimonianza]

COVID-19 in Francia: al via il coprifuoco in altre 38 province

(di Luisa Nannipieri)

Quasi 42mila nuovi casi di COVID e 163 morti registrati in Francia tra mercoledì e giovedì, altre 38 province in cui da stasera a mezzanotte entrerà in vigore il coprifuoco sanitario e i reparti delle terapie intensive tornati ai livelli di metà marzo. La seconda ondata di COVID in Francia non accenna a fermarsi nonostante le misure restrittive sempre più stringenti: in tutto, sono ormai 46 milioni i francesi che dovranno rimanere in casa tra le 9 e le 6 del mattino.
La situazione è particolarmente critica nella metà sud-est del Paese, con la fascia ovest e il centro ancora relativamente risparmiati dall’epidemia. [CONTINUA A LEGGERE]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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