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“Pietre e molotov contro i richiedenti asilo”

attacco fascista a Lesbo

Un gruppo di fascisti ha preso d’assalto questa notte a Lesbo circa 200 rifugiati che, da mesi in attesa di una risposta ufficiale alle richieste di asilo, si erano radunati nella piazza centrale di Mitilene. Almeno 50 persone, diventate più di un centinaio nel corso del lungo attacco durato diverse ore, si sono avventate sui richiedenti asilo scagliando pietre e bombe molotov contro di loro.

Il bilancio provvisorio è di 35 richiedenti asilo rimasti feriti e ancora nessuna persona finita in manette. Sara Milanese ha intervistato Silvia Marastoni, collaboratrice dell’Osservatorio Solidarietà e residente tra l’Italia e la Grecia, che spiegato cosa è accaduto, come si è arrivati a questo barbaro attacco e cosa sta continuando a succedere in queste ore nell’isola di Lesbo.

Il contesto era una manifestazione inserita in un evento che c’è tutte le domeniche sera a Lesbo, che è l’ammainamento della bandiera, che però ieri aveva un senso e una partecipazione diversa dal solito perchè era stata convocata una manifestazione di solidarietà con i due soldati greci che da marzo sono detenuti in Turchia per aver sconfinato nella zona tra Turchia e Grecia e che sono diventati una questione politica e diplomatica molto significativa in un contesto già pieno di tensioni anche per altri motivi. La piazza era particolarmente affollata, non so darti i numeri perchè al momento non ce ne sono. Molte persone avevano partecipato a questa iniziativa e finita la cerimonia della bandiera si sono palesate circa 50 persone, che poi sono diventate molte di più, si parla di circa 200 persone, richiamate via web attraverso siti di gruppi di estrema destra. Per il momento le informazioni parlano di un movimento di destra che si chiama Movimento Patriottico di Lesbo e di membri di Alba Dorata. Questi hanno iniziato a tirare di tutto, pietre, bottiglie molotov, o razzi di quelli che si usano per le segnalazioni in mare, bottiglie all’urlo di “bruciateli tutti vivi“. Così è cominciata la cosa.

È stato un attacco inatteso o c’erano state delle avvisaglie?

È stato un attacco violentissimo, durato tutta la notte. È iniziato intorno alle 8 di domenica sera e si è concluso alle 5.30 di stamattina quando la polizia ha caricato tutti i richiedenti asilo e rifugiati che erano in piazza, riportandoli al centro di Moria. È stato un attacco inatteso, almeno in queste dimensioni e con questo livello di violenza, anche se da tempo c’è tensione a Lesbo. Nei giorni scorsi, giovedì, il sindaco Spyros Galinos era stato nella piazza, che è la piazza centrale di Mitilene, dove da due giorni erano accampati i richiedenti asilo e i rifugiati di Moria – circa 200 persone, tra cui molte donne e bambini – dicendo che l’occupazione della piazza era una provocazione e chiedendo alla polizia di sgomberare la piazza e lamentandosi del fatto che non fosse ancora stato fatto. Il giorno dopo ha scritto una lettera al ministro dell’ordine pubblico e a quello delle politiche migratorie lamentando anche in questo caso il peso che la situazione a Lesbo ha sul comune.

Perché sono tantissimi in questo momento i migranti rispetto alla capacità…

I dati forniti da lui in questa lettera parlano di 10mila persone. Di fatto gli arrivi, che certamente non sono nelle proporzioni che abbiamo conosciuto nel 2015, sono in crescita costante dall’inizio dell’anno, ci sono giorno in cui arrivano alcune centinaia di persone

In merito all’attacco di ieri, si capisce quanti sono i feriti e soprattuto chi erano queste persone che hanno compiuto l’attacco?

Per ora si parla di circa 35 persone ferite, pare abbastanza leggermente ma non ci sono ancora numeri definitivi né sicuri, tutti tra i richiedenti asilo e rifugiati presenti in piazza.

E che fine hanno fatto queste persone?

La polizia si è prima interposta tra questi fascisti e i rifugiati presenti in piazza, i quali a loro volta hanno fatto dei cordoni e una sorta di catena umana in circolo per proteggere donne e bambini, raggiunti presto da molti attivisti della solidarietà che hanno cercato di aiutarli come hanno potuto. Al momento non si ha notizia di arresti, la polizia sembra aver svolto soprattutto un’azione di interposizione per evitare che questi gruppi fascisti raggiungessero fisicamente i richiedenti asilo e rifugiati. Vedremo nelle prossime ore che altre notizie arriveranno.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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