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Una guerra, tanti conflitti

L’operazione militare americana nell’est della Siria conferma per l’ennesima volta la complessità di questa guerra. Una guerra che ormai tiene dentro diversi conflitti, con attori che di volta in volta cambiano posizione e alleati. Quella siriana, lo abbiamo già detto in passato, è una crisi ad alleanze variabili. Quello che è successo nella regione di Deir al-Zour lo conferma.

Gli Stati Uniti hanno risposto a un attacco contro una base militare dove c’erano dei loro militari insieme ai miliziani curdi delle Forze Democratiche Siriane. I curdi hanno fatto la guerra all’ISIS sul terreno, mentre la coalizione a guida americana bombardava dal cielo. Ma con ogni probabilità l’operazione che ha fatto almeno cento vittime tra le milizie filo-governative (pare non si trattasse di soldati dell’esercito siriano) non è stata ordinata per difendere gli alleati. Washington vuole difendere quel pezzo di territorio a est del fiume Eufrate perché ci sono importanti giacimenti di petrolio – prima in mano all’ISIS – e vuole ribadire la sua presenza nella spartizione delle risorse e delle posizioni strategiche in Siria.

Da alcune settimane gli alleati curdi sono sotto attacco da parte della Turchia nella regione di Afrin, nel nord-est della Siria. Lì gli Stati Uniti non sono intervenuti. Le truppe americane non sono fisicamente ad Afrin, ma nella vicina Manbij per ora non interessata dall’operazione turca, ma in ogni caso la loro inattività contrasta con l’immediata reazione di queste ore a Deir al-Zour. Tutto questo sulla carta, perché come dicevamo la crisi siriana è una crisi ad alleanze variabile e gli americani non sono disposti a fare di tutto per difendere i loro presunti alleati curdi.

La Russia, il principale alleato di Assad, ha criticato gli Stati Uniti, accusandoli di puntare alle risorse economiche siriane. Ha ragione, ma Mosca si comporta esattamente allo stesso modo. Anche i russi hanno sempre cercato di rassicurare i curdi, ma poi hanno concesso lo spazio aereo ai turchi su Afrin. Insomma il solito rebus gepolitico e militare.

Gli americani hanno detto di aver avvisato i funzionari russi della loro operazione a Deir al-Zour. Comunicazioni, tra nemici, che però in questi anni hanno sempre evitato che la guerra siriana – che ogni giorno fa tantissime vittime civili, come a Ghouta e a Idlib – diventasse un conflitto regionale se non globale.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    Stringono i tempi nella procedura di vendita dello stadio Meazza. Nel giro di pochi giorni è prevista la delibera di Giunta e il voto in Consiglio comunale per autizzarla. In una procedura che sembra quasi gia scritta, nelle ultime ore appare qualche fatto nuovo: un'assemblea molto partecipata a Milano, una proposta per prendere più tempo, il ritorno alla carica di chi chiede un referendum per decidere. In zona Cesarini potrebbero decideresi i tempi supplementari? Ospiti: Roberto Maggioni, redazione locale di RP; Franco D'Alfonso, Centro Caldara di Milano, estensore della proposta; Gabriele Mariani, Comitato Referendum per San Siro; Bruno Ceccarelli, Pd Milano, Commissione urbanistica; Lia Quartapelle, parlamentare Pd. In studio Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    Caso Kirk: "Il Governo vuole creare un clima di paura" dice Benedetta Tobagi

    “Quelle che arrivano dalla maggioranza sono delle sciocchezze, che sarebbero grottesche se non fossero pericolose perché tradiscono una chiara volontà di creare un clima di paura e di allarme, criminalizzando tutta la galassia dell’opposizione”. Così Benedetta Tobagi, intervistata da Luigi Ambrosio all'Orizzonte delle Venti, sui reiterati attacchi del Governo alle opposizioni accusate di fomentare la violenza. “Anche per ciò che porto nel mio nome, l’Italia ha nella sua storia una sinistra antifascista e democratica che non è mai stata violenta. Figure come mio padre e Aldo Moro sono state colpite addirittura dal terrorismo di sinistra. Questa è la storia che vergognosamente Meloni, Tajani e Salvini non riconoscono e che, invece, deve essere la nostra forza”.

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di martedì 16/09/2025

    In diretta dall'Ucraina Sabato Angieri ci racconta delle profonde differenze che ormai segnano il paese tra territori in guerra e retrovie, di chi non vuole andarsene nonostante la guerra abbia distrutto spazi e vite e di come il fronte insista da due anni sugli stessi campi. Gianpaolo Scarante, docente all'Università di Padova ed ex-diplomatico analizza lo scontro verbale tra Russia e Nato e invoca il ritorno della ragione per evitare una escalation dei fatti. Emanuele Valenti ci aggiorna sull'entrata dei carri armati a Gaza City dopo giorni di bombardamenti mirati a distruggere tutti i palazzi principali della città per forzare la popolazione ad andarsene. Ma la popolazione non ha nessun posto dove andare. E anche chi avrebbe un visto di studio in Italia non riesce a uscire dall'inferno della Striscia lo raccontano le voci di alcuni degli studenti palestinesi che hanno vinto una borsa di studio nelle università italiane. Molti di loro hanno diffuso appelli sui social per chiedere di fare pressione sulle autorità italiane affinché organizzino la loro evacuazione immediata. Sentiamo le loro voci e ci spiega come stanno, chi sono e perché non si riesce ad aprire un corridoio umanitario per loro Stefano Simonetta, Prorettore ai Servizi agli Studenti e al Diritto allo Studio della Università Statale di Milano.

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