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L’Eritrea muore di fame

Il presidente eritreo Isaias Afwerki ha assicurato, qualche giorno fa, che nessuna crisi alimentare minaccia l’Eritrea, malgrado la grave siccità che colpisce milioni di persone nel Corno d’Africa. L’affermazione così netta ha un obiettivo: il regime autoritario e isolazionista del presidente Afwerki, rifiuta la possibilità di aiuti internazionali per timore di Ong straniere sul suo territorio.

Il ministero dell’Informazione eritreo ha fatto sapere che riguardo “all’insufficienza dei raccolti che tocca tutta la regione, il presidente ha dichiarato che il Paese non sarà vittima della crisi per la diminuzione della produzione agricola”. Afwerki ha elogiato “la politica giudiziosa e l’aumento delle riserve alimentari strategiche” seguita dal governo.

Nel novembre scorso le Nazioni unite hanno valutato che i raccolti nel Corno d’Africa sono calati dal 50 per cento al 90 per cento, e in alcune regioni non ci sono proprio stati. Ad oggi, tuttavia, nessuna organizzazione umanitaria è autorizzata a entrare in Eritrea, non vi sono osservatori indipendenti all’interno del Paese e, dunque, tutte le informazioni sulla situazione interna sono di origine governativa. Dall’Eritrea inoltre ogni mese, fuggono migliaia di persone. Gli eritrei sono la terza nazionalità più rappresentata dei rifugiati che cercano di arrivare in Europa.

A dimostrazione che la paranoia del regime eritreo nasconde una situazione drammatica c’è anche la lettera che vi propongo di seguito. Ho dovuto modificarla e cambiare città di provenienza e dati per essere sicuro che il mittente non venga individuato. Si tratta di una delle poche testimonianze che escono dal Paese:

… A Massaua da un carico di zucchero proveniente dal Brasile sono “sbarcate” delle mosche che stanno martoriando la popolazione. Tutta la mia famiglia adesso deve combattere contro questi animali. Sono tantissimi e ora con il fresco sono ancora di più.
Ci sono stati morti durante una specie di manifestazione contro il cambio valuta. Scarseggia il cibo in tutta l’Eritrea. L’Arabia Saudita, per combattere la guerra in Yemen, ha preso in affitto la città di Assab, dove ha anche arruolato circa 400 mercenari eritrei.
L’economia e l’agricoltura sono allo sfascio. Non essendoci nuova carta moneta in circolazione, niente viene venduto. Il prezzo della farina è sceso al livello di prima, e anche la mia famiglia vive con l’aiuto della carità cattolica. Per quel che ho capito, sembra che dopo aver fatto vedere un po’ di nuovi
nakfa, non ne sono stati stampati più.
Ora le banche sono vuote, e il governo sembra che voglia “far campare” le famiglie con una cifra che viene data in modo uguale a tutti. Sono rimasti fregati coloro che avevano valuta eritrea in Yemen ed Etiopia. L’Etiopia ha forti legami commerciali con l’Eritrea e i commerci avvengono dal Sudan. Gibuti e il Sudan hanno alzato la voce e dovrebbero poter cambiare le grosse quantità di valuta.

 

Qui “Buongiorno Africa”, il blog di Raffaele Masto

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    Raffaele Masto
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    Temperature bollenti ma per la Regione Lombardia si può lavorare anche oltre i 35 gradi: respinte le richieste dei sindacati

    Temperature nelle città a 35 gradi, con massime che nel fine settimana in pianura potranno raggiungere i 40 gradi. Lo dice il bollettino ufficiale dell’Arpa Lombardia, l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente. Non ci sarà però nessuna iniziativa specifica regionale per tutelare i lavoratori dal caldo, neanche per quelli che lavorano all’aperto in orari svantaggiati. Al tavolo di confronto in Regione, i tecnici dell’agenzia di tutela della salute e le associazioni datoriali non hanno accolto la richiesta dei sindacati di attivare la cassa integrazione per cause meteorologiche, oppure lo stop alle attività lavorative a rischio tra le ore 12:00 e le 16:00. La richiesta di emanare un’ordinanza per il blocco delle attività lavorative quando la temperatura percepita supera i 35 gradi è stata respinta. Nella nostra trasmissione “Uscita di sicurezza” abbiamo raccontato il caso della MG di Cassano d’Adda, dove ci sono stati due scioperi per chiedere provvedimenti contro il caldo, come il raffrescamento di alcuni reparti. Ma l’azienda, per ora, ha respinto queste richieste. Ascolta Giulio Fossati, della segreteria lombarda della Cgil con delega alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e succesivamente Andrea Rosafalco, il funzionario della Fiom Cgil che segue la MG di Cassano d’Adda.

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