Approfondimenti

“Salvare il Pianeta costa. E nessuno vuol pagare”

Alberto Clò è economista, docente universitario ed è stato anche ministro dell’industria. E’ un grande esperto di energia. Per il Mulino, ha recentemente pubblicato il libro “Energia e clima, l’altra faccia della medaglia“, in cui affronta il grande tema dei cambiamenti climatici legati al consumo energetico. Con uno sguardo attento, per non farsi ingannare dagli slogan della politica, troppo spesso troppo “tifosa” e poco pragmatica. E invece, sostiene Clò, per affrontare davvero il rinnovamento energetico il pragmatismo è essenziale. Altrimenti si rischia di emozionarsi molto e fare poco.

E’ così, professor Clò, tanta emozione e poca visione?

“Certamente. Voglio premettere che io non sono affatto un negazionista. Ma ha prevalso finora la retorica delle buone intenzioni piuttosto che la severità delle azioni.  Non si sta facendo nulla. Quando ci fui la conferenza di Parigi, con l’accordo sottoscritto da tutti i paesi del Mondo, sulla tour Eiffel campeggiava la scritta: “Action Now”, agire subito. Perché la conclusione a cui perviene la comunità scientifica è che, se non si agisce con urgenza, i cambiamenti climatici assumono una dimensione in termini di surriscaldamento tale da determinare conseguenze disastrose”.

E cosa si sta facendo, professore?

Dopo Parigi non si è fatto nulla anzi i documenti dell’Onu usciti poche settimane fa dimostrano che tutti i parametri climatici sono peggiorati. Allora la domanda è: perché gli stati non agiscono? Non agiscono perché le scelte da fare sono costose. Parigi non è un pasto gratis. Fin’ora si è, a mio avviso, ingannata l’opinione pubblica, si è data una narrazione falsa.  E’ un grande inganno: aver sottoscritto Parigi, non aver agito e non aver detto come stanno le cose.

Cosa si sarebbe dovuto dire all’opinione pubblica?

Che rispettare l’obiettivo di Parigi, contenere il surriscaldamento entro 2 gradi è difficilissimo da perseguire. Vorrebbe dire raddoppiare o triplicare il prezzo dell’energia. Ma questo non lo si dice. Si preferisce fare credere, anzi, che le politiche climatiche possano essere una grande opportunità di sviluppo.

Perché, non lo sono?

E’ innegabile che sia un’occasione, ma il punto è la dimensione del problema. Questo non lo dico surrettiziamente, per negare la questione. Ma oggi le energie fossili sono l’86% dell’energia consumata: carbone, petrolio e metano. Le rinnovabili – solare ed eolico – pesano oggi per il 3%. Parigi cosa significherebbe? Ribaltare questo rapporto. Certo che le rinnovabili crescono, ma partono quasi da zero. Oggi sono rilevanti ma il rapporto è 30 a 1. E’ un rapporto simile al rapporto tra il reddito pro capite degli Stati Uniti e quello dell’Etiopia. Se io dicessi che in poco tempo riesco a portare i due redditi alla pari, tutti mi riderebbero dietro.

E allora, cosa ci vuole?

Ci vuole un tempo lungo, ci vogliono degli investimenti enormi. Chi è che le fornisce queste risorse? Chi paga? Queste risorse a cosa devono essere sottratte? Oggi il clima non è la priorità degli stati del Mondo. Bruxelles valuta le politiche economiche degli stati solo valutando se rispettano il moloch del rigore. Ma quali risorse l’Europa destina al rinnovamento energetico?  In questi giorni si stanno riunendo a Bonn. L’ennesima conferenza . Dura dodici giorni con venti trentamila delegati. Io mi chiedo: che decisioni stanno prendendo?

Quindi, professor Clò, secondo lei la partita è persa?

La questione climatica è maledettamente seria. E maledettamente complessa. Non creiamo illusioni, non diciamo che basta volerlo per riuscire a farlo in temi brevi. Non è così.  Bisogna dire all’opinione pubblica che attuare Parigi comporta un radicale cambiamento dei nostri sistemi di vita. Non è possibile che il sistema di valori che porta a minacciare la natura sia lo stesso che porta a salvarla. Non è possibile.  Non bastano comportamenti un po’ più coscienziosi: riscaldamento un po’ più basso, un po’ meno automobili. Qualche pannello fotovoltaico qua e là. Questi sono pannicelli, non risolvono niente.  Bisognerebbe avere l’onestà di dire: siete disposti a pagare l’energie due o tre volte tanto?. Ma i governi non sono disposti a pagare un costo elettorale oggi per benefici che ci saranno nel futuro.

In cosa bisognerebbe investire?

Bisogna investire in ricerca e sviluppo. Oggi questi investimenti sono prossimi allo zero! Gli stati Uniti ad esempio investono in ricerca energetica lo 0,1% del pil. Pensi che in settori come l’information technology o la farmaceutica si investe il 15, 20%. Sapendo che non ti porta domani un risultato, i tempi sono lunghi.  Poi, lavorare perché si formi una nuova cultura del consumo energetico. C’è un lavoro pedagogico da fare. Pensi alle popolazioni di montagna, che hanno una cultura della natura vera, vissuta ogni giorno, che li porta non solo a risparmiare ma a comportamenti virtuosi. Ma anche qui ci vogliono tempi lunghi. D’Altra parte la storia insegna: per passare dalla legna al carbone che segnò la rivoluzione industriale ci volle un secolo.

Spesso chi lancia allarmi climatici è accusato di catastrofismo…

Il catastrofismo peggiora le cose. Perché, se elevato oltre certi livelli, genera rassegnazione, genera indifferenza. Se non c’è niente da fare, tanto vale pensare ai problemi immediati.  E catastrofismo significa anche non dire le cose positive che sono avvenute. Se lei si ricorda, vent’anni fa c’erano due problemi che dovevano generare disastri: le piogge acide e il buco nell’ozono. Certo quello dei cambiamenti climatici è un problema molto più complesso. Ma perché non dire che la tecnologia e la cooperazione internazionale hanno saputo affrontare quei problemi?

In conclusione, qual è la sua proposta?

Ci vuole tempo, ci vogliono investimenti, ci vogliono azioni. Bisogna lavorare sull’efficienza energetica. Le rinnovabili sono ancora non competitive, richiedono sussidi. Oggi gli italiani pagano complessivamente sulle loro bollette 16 miliardi di euro in sussidi alle rinnovabili. Ancora, e qui parlo a livello mondiale: un’azione decisa contro la povertà energetica. Due miliardi di persone non dispongono di una quantità minima di energia quotidiana in grado di garantirgli la vita.  Ancora: servono piani giganteschi di riforestazione, perché le foreste sono in grado di assorbire anidride carbonica. Questo fenomeno è anche fonte di disastri ambientali, perché queste popolazioni bruciano di tutto pur di avere quel minimo di energia necessaria.

Oggi siamo in un’impasse. Altre urgenze premono rispetto a quell’ “action now” che si vedeva sulla tour Eiffel. Parigi non ha portato una fattiva collaborazione internazionale. Gli stati continuano ad agire da soli e ragionano sul breve periodo. Fare politica energetica europea significa fare insieme, spendere in ricerca insieme, perché il singolo stato da solo non può fare niente.

 

Domani, martedì 21 novembre, alle ore 18, al Teatro Franco Parenti di Milano per il ciclo “L’Italia che verrà” si parlerà proprio di questi temi:  Alberto Clò e Luigi De Paoli si confronteranno sul tema “Energia e clima, smascherare il grande inganno”. Il biglietto costa 5 euro (ridotto 3,50).

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR venerdì 26/04 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 26-04-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 26/04/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 26-04-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 26/04/2024 delle 7:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 26-04-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Giorni migliori di mercoledì 26/04/2024

    Con Francesca Albanese, relatrice speciale Onu su territori occupati palestinesi, esaminiamo la crisi senza fine della comunità internazionale nel fermare la guerra e i massacri a Gaza. Albertina Soliani, vicepresidente Anpi e presidente Casa Cervi, analizza il significato di questo 25 aprile. Daniele Macheda segretario Usigrai ci presenta le ragioni dello sciopero dei giornalisti Rai proclamato per il 6 maggio: è a rischio la liberta d'informazione: Climatologie con Sara Milanese svela le bufale sulle case green. Danilo Lillia dell'Anpi di Dongo ci racconta la mobilitazione antifascista contro la parata nostalgica per i gerarchi fucilati il 28 aprile 1945. E la storica Iara Meloni ci presenta i "passi della libertà" che sempre domenica sulle colline piacentina vi accompagnerà in u trekking teatrale e resistente,

    Giorni Migliori – Intro - 26-04-2024

  • PlayStop

    Cult di venerdì 26/04/2024

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 11.30 alle 12.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 26-04-2024

  • PlayStop

    37 e 2 di venerdì 26 aprile

    Se non è febbre, quasi. 37 e 2 è la trasmissione dedicata ai temi della sanità, dell’invalidità e della non autosufficienza. Dalle storie di vita reale ai suggerimenti su come sopravvivere nei meandri della burocrazia. Conducono Vittorio Agnoletto e Elena Mordiglia.

    37 e 2 - 26-04-2024

  • PlayStop

    Uscita di Sicurezza di venerdì 26/04/2024

    Il lavoro del portalettere non è uno di quelli che consideriamo più pericolosi, ma tra ritmi di consegne elevati, contratti a termine e mezzi per muoversi in strada non sempre adeguati i rischi sono spesso dietro l'angolo. Ne parliamo con Andrea Inglese, rsu di Slc Cgil in Poste Italiane, che ci spiega le profonde trasformazioni che sta subendo il suo mestiere.

    Uscita di Sicurezza - 26-04-2024

  • PlayStop

    Note dell’autore di venerdì 26/04/2024

    Un appuntamento quasi quotidiano, sintetico e significativo con un autore, al microfono delle voci di Radio Popolare. Note dell’autore è letteratura, saggistica, poesia, drammaturgia e molto altro. Tutto concentrato in sei minuti, più o meno il tempo di un caffè!

    Note dell’autore - 26-04-2024

  • PlayStop

    Rassegna stampa internazionale di venerdì 26/04/2024

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

    Esteri – La rassegna stampa internazionale - 26-04-2024

  • PlayStop

    Non vedo l'ora di mercoledì 26/04/2024

    Non Vedo l'Ora, ma nonostante questo iniziamo con calma! Poi appena riprendiamo conoscenza, dopo un caffè, due chiacchiere e della buona musica, vi racconto le cose per cui NON VEDO L'ORA di stare ogni giorno con voi!!

    Non vedo l’ora - 26-04-2024

  • PlayStop

    Labirinti Musicali di giovedì 25/04/2024

    Finita la quasi quarantennale militanza domenicale della “classica apertura”, la redazione musicale classica di Radio Popolare ha ideato un programma che si intitolerà Labirinti Musicali: ovvero un titolo generico da contenitore di storie, aneddoti, curiosità legate tra di loro da un qualsivoglia soggetto/percorso/monografia proposto da uno di noi in forma di racconto, con ascolti ad esso legati, sempre con buona alternanza di parole e di musica. Uno spazio radiofonico che può essere la storia di un disco, un libro, un personaggio anche famoso, ma proposta da angolazioni nuove, curiose. Non una lezione, quasi una confidenza all’orecchio di un ascoltatore. I labirinti sono luoghi reali e circoscritti, e allo stesso tempo irreali: sono la sorpresa, sono l’incontro, sono l’imprevisto…e anche la musica è qualcosa che si muove in uno spazio acustico-temporale ben determinato, qualcosa che ci stupisce e sparisce dietro un angolo per poi farci ritornare al punto di partenza senza avere avuto il tempo di memorizzarne il percorso melodico, armonico, ritmico. Ci perdiamo nella musica proprio come in un labirinto, e la ritroviamo nei meandri più nascosti della mente… Viviamo in un labirinto di idee diverse nel quale ognuno di noi deve trovare un proprio spazio, e per uscire da questo labirinto dobbiamo affidarci alla nostra ragione…e al potere semantico della musica. Nel Medioevo si diceva che il labirinto è come la vita, e la vita come un labirinto. Ma nel labirinto non ci si perde, nel labirinto ci si trova. Con la complicità della musica.

    Labirinti Musicali - 25-04-2024

  • PlayStop

    News della notte di giovedì 25/04/2024

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 25-04-2024

Adesso in diretta