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Lisbona nera: dal 23 al 26 giugno

Un fine settimana per conoscere una Lisbona diversa, dall’anima nera. Quattro giorni  all’insegna del multiculturalismo per scoprire i quartieri popolari divenuti simbolo della rigenerazione urbana portoghese.

Lisbona è una città fatta di silenzi, dominata dal miraggio dell’Africa. Un miraggio che si materializza inerpicandosi tra i vicoli e le scalinate della Mouraria, il quartiere che partendo dalla Baixa si arrampica sino al Castello di Saõ Jorge. Il nome Mouraria  per esempio è mutuato dai quei mori che avevano ottenuto in concessione il quartiere dopo che, nel 1147, Don Alfonso Henriques aveva riconquistato la città agli arabi. Nel XIX secolo il quartiere era conosciuta per le sue prostitute e le sue squallide tascas. Ed è proprio in un locale a metà strada tra una trattoria e un bordello che si fece conoscere Maria Severa Onofriana, la prima cantante di fado.

Una targa su un palazzo del XIX secolo, in Largo Severa, ricorda la sua figura ai passanti. E quasi tutte le sere in una piccola tasquinhas, che non casualmente si chiama Os Amigos da Severa, giovani fadisti fanno rivivere le sue canzoni.

La Moureria va vissuta lentamente. Passo dopo passo si scoprono palazzi esteriormente in rovina impreziositi, al loro interno, da azulejos senza tempo. Passeggiando lungo il Beco das Farinhas ci si trova in un originale museo a cielo aperto, dove le serigrafie di Camilla Watson che ritraggono gli abitanti del quartiere sono incorniciate dai muri del vicolo. Molti di loro sono figli delle ex colonie che frequentano i numerosi ristorantini che si affacciano sulla strada offrendo calulo (pesce secco in salsa di palma) e mufete (pesce grigliato con latte di palma e banana). Un universo meticcio come il fado, un suono figlio dei marinai che, solcando i mari in cerca di nuovi mondi e di un destino, al loro ritorno portavano echi di sonorità ascoltate nelle taverne dei porti delle periferie dell’impero lusofono. Componenti africane, arabe, sefardite, gitane, celtiche e provenzali si sono così miscelate nell’angiporto di Lisbona e nei vicoli della Mouraria con patrimoni folklorici autoctoni, generando canzoni intossicate di esotismo e nostalgia.

E la colonna sonora diventa totalmente afro nelle enclave della periferia lisboeta. E’ il caso di Cova da Moura, a pochi chilometri da Benfica, il quartiere dell’omonima squadra di calcio. Con il treno ci si arriva in dieci minuti. Negli anni ’70 era un barrio senza acqua ed energia elettrica, arrivate solo nel 1990. Oggi ci vivono circa 8000 persone: più del 60 % sono capoverdiani, il saldo arriva da altri scampoli di Africa lusofona. Quasi inesistenti i portoghesi DOC. La metà degli abitanti ha meno di 20 anni e i loro idoli sono Bob Marley e Tupac Shakur, i cui ritratti campeggiano in enormi murales piazzati agli ingressi del quartiere. E’ l’ennesima conferma che non di solo Fado vive Lisbona.

Allo Chapitò, un locale ricavato da quello che in passato era un carcere minorile, ragazzi figli di emigranti delle ex colonie portoghesi rappano la loro quotidianità intrecciando hip hop e afrori africani.

Ogni notte i locali di Lx Factory, una ex fabbrica dismessa trasformatasi in una cittadella cultural-gastronomica, ospitano band che spaziano dalla musica popolare portoghese all’elettronica. Nella Casa da Morna, invece, risuonano i ritmi che Cesaria Evora, la regina scalza di Capo Verde, ha fatto conoscere al mondo: coladeire, funana, batuque… E ovviamente morne. Nella caffetteria di Palacìo Belmonte, un edificio del XV secolo dove Wim Wenders girò alcune scene di Lisbon Story, ogni pomeriggio un pianoforte è a disposizione degli avventori. In meno di un’ora può capitare di ascoltare uno studente del locale conservatorio, un melomane giapponese e un jazzista afro-americano…

E’ questa la Lisbona che scopriremo durante questo fine settimana. Altro che finis terre, questo è uno degli ombelichi del mondo.

Per info sul viaggio viaggiemiraggi.org

  • Autore articolo
    Claudio Agostoni
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

    Clip - 03-12-2025

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    MILANESI BRAVA GENTE SPECIAL - MATTEO LIUZZI E TOMMASO BERTELLI - presentato da Francesco Tragni

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    L’inquietudine della provincia nel film “Ferine”, in concorso al Noir in Festival

    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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    Paolo Bergamaschi, già Consigliere Politico Commissione Esteri Parlamento Europeo, analizza lo scontro Europa-Russia, tra minacce e timidi segnali di dialogo. Francesco Vignarca, ricercatore e analista della Rete Pace e Disarmo, racconta l'impatto del piano di riarmo sulla politica dell'Unione, trainato dall'industria e soprattutto dalla finanza. Le mobilitazioni dei lavoratori dell'Ilva non si fermeranno finché i patti non saranno rispettati, perché nessuno comprerà gli stabilimenti se non ci saranno prima degli interventi, come ci spiega Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom-Cgil. Giulia Riva giornalista e nostra collaboratrice racconta la giornata internazionale delle persone con disabilità a partire dai dati sul lavoro dove le donne con disabilità sono ancora più penalizzate degli uomini (mentre in Lombardia le aziende preferiscono pagare 82 milioni di multe che assumere persone dalle categorie protette) e poi da atleta paralimpica lancia una sfida alla città di Milano che il lascito delle Olimpiadi invernali in partenza a febbraio sia almeno concretamente utile.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 03-12-2025

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    Lista stupri. Una delle ragazze minacciate: “L’educazione sessuo-affettiva serve ad arginare le violenze”

    L’educazione sessuale a scuola si farà solo con il consenso dei genitori degli studenti minorenni, sia alle medie sia alle superiori. Alla Camera ieri è arrivato il via libera agli emendamenti al ddl Valditara tra le proteste delle opposizioni. È stato respinto anche un emendamento che prevedeva di togliere il consenso dei genitori in caso il corso fosse organizzato dalle Asl, quindi non da associazioni ma dal servizio sanitario nazionale. Intanto, prosegue l’indagine della procura di Roma "lista degli stupri” comparsa nei giorni scorsi nei bagni del liceo romano Giulio Cesare. Al momento il reato ipotizzato è istigazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale. Andrea, una delle studentesse del Giulio Cesare il cui nome era presente nella lista, al microfono di Mattia Guastafierro, ci racconta qual è il clima a scuola: “Ci sono stati dei precedenti, sicuramente non così gravi: stati bruciati dei cartelloni contro la violenza sulle donne nel bagno dei maschi, sono state strappate delle petizioni messe in bacheca per sensibilizzare alla violenza di genere. Purtroppo ci sono persone che hanno avuto un'educazione familiare estremamente poco consapevole di certe cose e purtroppo questa è la prova che un argomento così terribile come lo stupro possa essere utilizzato con leggerezza e, anzi, scritto su un muro di un bagno”. Inoltre, Andrea riconosce l'importanza dell'educazione sesso-affettiva nelle scuole: "Noi passiamo tantissime ore all'interno delle mura scolastiche e quindi deve essere la scuola a insegnare ed arrivare dove la famiglia magari non riesce. C'è molta disinformazione su quello di cui si tratta nell’educazione sessuo-affettiva: serve per insegnare il consenso, per conoscere se stessi senza paure, senza timori e stigmi sociali, per accettare ogni parte di sé. Facendo questo percorso dentro la scuola inevitabilmente la violenza di genere, e le violenze in generale, vengono arginate proprio perché la violenza parte da un'insicurezza. Se noi insegniamo che va bene averle, che queste si possono gestire, come gestire le relazioni, i conflitti ed educare al consenso, io credo che queste cose non succederebbero più. La scuola se ne deve far carico".

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