
L’unica leva rimasta all’Europa per far sentire la propria voce sulla pace in Ucraina è l’unità. Se non a livello di Unione Europea, almeno come coalizione di Paesi volenterosi che sostengono Kiev.
L’incontro tra Trump e Putin in Alaska ha messo gli europei con le spalle al muro. Perché, per ottenere una pace rapida, ora è serio il rischio che il presidente statunitense si allinei alle condizioni di Mosca e faccia pressione sull’Ucraina per cedere le intere regioni del Donetsk e del Luhans’k in cambio della pace.
Ecco perché oggi al vertice tra Trump e Zelensky a Washington ci saranno anche i leader europei: von der Leyen, Macron, Merz, Meloni, Starmer, Stubb e il segretario generale della NATO Rutte. L’obiettivo è trovare un punto di contatto con Trump sulle garanzie di sicurezza non solo per l’Ucraina ma per tutta Europa, oltre a cercare di convincerlo a non forzare la mano con Zelensky se deciderà che le richieste di Mosca sono inaccettabili.
Oggi a Washington, insomma, si capirà se l’unità transatlantica è in grado di reggere all’affondo diplomatico di Putin, che è riuscito a sfruttare l’occasione offertagli da Trump per legittimare la posizione di Mosca e tentare di dividere l’Occidente.
Nella telefonata di ieri tra i Volenterosi e Zelensky è emerso che la pace dipende dal rispetto della sovranità territoriale, dalla definizione di garanzie di sicurezza “forti” e attraverso la pressione sulla Russia con sanzioni. Il timore tra i leader europei è che Trump non la pensi allo stesso modo.
di Federico Baccini