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La vita di Orso, medaglia d’oro al valore

Lorenzo "Orso" Orsetti

“Guardo i nostri: molti sono giovanissimi, appena freschi d’accademia, alcuni ragazzi arabi sono truccati col mascara e portano strani ciuffi simili alla moda emo di qualche anno fa. Un altro indossa una maschera antigas, ed un’accetta gli spunta dietro la schiena. C’è una certa estetica che c’accomuna tutti, ma ognuno indossa pezzi di uniformi diverse e kefieh dei più svariati colori. Sembriamo l’armata Brancaleone: siamo bellissimi.” Così Lorenzo Orsetti, Orso, racconta la vestizione dei guerrieri che si preparano a combattere i fascisti di Daesh, che lo uccideranno in un’imboscata non molto tempo dopo.

Ricorda le pagine de L’estethique de la Resistance di Peter Weiss, quando si narra che a volte la bellezza diventa forza morale e volontà politica, e siamo in pieno nazismo dilagante dove un’ipotesi fondata sulla pura ragione politica rischiava di essere assai debole. E’ un’idea che viene da lontano, l’antica Grecia, dove l’uomo dev’essere kalos kai agathos, bello e buono, se vuole affrontare la vita nel modo giusto.

Lorenzo Orsetti da Firenze, 33 anni, anarchico, ha scelto di arruolarsi volontario nelle Unità di protezione dei popoli (Ypg) in prima linea contro Daesh. C’ha pensato su bene, come si capisce dal suo diario, ed è andato in combattimento non senza avere redatto il suo testamento in caso di morte. Giuliano Ferrara chiede sul Foglio la medaglia d’oro per Orso. Citando altre medaglie d’oro, Eugenio Colorni ucciso dai nazisti a Roma poco prima della sua liberazione, e Eugenio Curiel ammazzato dalle Brigate Nere a Milano a due passi dall’insurrezione. Anche Lorenzo Orsetti era a pochi passi dalla liberazione di Baghuz quando i fascisti di Daesh sono eruttati dalla terra mitragliando lui e tutto il suo gruppo. Ne avevano rapito anche il cadavere, agitando come trofei i suoi segni di riconoscimento. Poi per fortuna sono dovuti scappare e il corpo di Orso sarà sepolto con tutti gli onori nel cimitero di Kobane, assieme agli altri combattenti kurdi, una sorta di rifugio, luogo di pace e della memoria, dei martiri di una lotta senza quartiere contro un esercito totalitario, se non nazifascista.

Si tratta di un conflitto che ci riguarda, di una guerra che si combatte anche per noi, per la libertà e la democrazia nelle nostre città europee. Così come lo fu la guerra di Spagna per resistere al colpo di stato di Franco contro la Repubblica spagnola, e oggi come allora molte giovani persone vanno al fronte pur non essendo kurde e/o siriane. Sperando che finisca in modo diverso da allora quando Franco impose una feroce dittatura. Allora la medaglia d’oro al valore appare congrua col sacrificio della vita di Lorenzo Orsetti. Ed ecco sempre dal diario di Orso. “ Ma la sorpresa più grande deve ancora arrivare: ha piovuto molto in questi giorni, e quando raggiungiamo il deserto fatico a riconoscerlo. Un sottilissimo strato d’erba lo ricopre quasi per intero, disegnando una distesa verde che si perde all’orizzonte. I miei occhi si riempiono di quell’oceano dal colore brillante. Lo guardo assorto, incredulo, come fossi al cospetto di un miracolo”. Compagno Orso, il miracolo della tua straordinaria vita.

  • Autore articolo
    Bruno Giorgini
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    Questa settimana Elijah Wald è in Italia per portare sul palco, tra Milano, Torino e Piacenza, le sue storie su Bob Dylan e il Greenwich Village di New York. Chitarrista folk blues ma anche narratore e giornalista musicale, attraverso canzoni e racconti Wald ripercorre nel suo spettacolo il cammino di Dylan e dei tanti personaggi di quel periodo irripetibile. Da Woody Guthrie a Pete Seeger, da Eric Von Schmidt a Dave Van Ronk - quest’ultimo anche protagonista del film dei fratelli Coen “A proposito di Davis” e realizzato partendo proprio dal memoir scritto da Wald. Oggi Elijah è venuto a trovarci a Radio Popolare per raccontarci la sua storia e suonarci alcuni brani tra Mississippi John Hurt, Paul Clayton e Victor Jara. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Elijah Wald.

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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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