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Vincere sulla pelle dei civili

Per i civili di Aleppo le sofferenze non sono finite. I raid russi e siriani sui quartieri orientali della città vanno avanti. La brutalità della campagna voluta da Assad e supportata da Putin smuove solo parzialmente l’opinione pubblica mondiale e ancora meno la comunità internazionale.

Gli Stati Uniti hanno provato ad alzare la voce, ma difficilmente servirà a qualcosa, a meno che l’amministrazione Obama non decida un drastico cambio di strategia e adotti una politica estera molto più aggressiva. Alcuni ci stanno pensando. Per ora si tratta solo di ipotesi. In ogni caso il dramma di Aleppo e le tante vittime civili sembrano fare il gioco di Assad e di Putin, non solo militarmente ma anche politicamente.

Kerry ha ribadito più volte questa settimana l’intenzione di interrompere i contatti con Lavrov, l’ultima linea di dialogo tra Mosca e Washington in un momento nel quale i due paesi sono distanti anche su altri fronti.

Sulla Siria l’amministrazione Obama è sempre stata divisa. Il Pentagono era già contrario all’accordo sul cessate il fuoco siglato da Kerry e Lavrov a Ginevra. Adesso alcuni stanno pensando a mosse che vadano oltre la diplomazia. Per ora nulla di ufficiale.

Cosa potrebbero fare gli Stati Uniti una volta interrotto il dialogo con la Russia? Chiedere agli alleati regionali (sostanzialmente i paesi del golfo) di mandare nuove armi all’opposizione, riprendere i piani per l’addestramento dei curdi e dei ribelli nel nord della Siria, aumentare la presenza navale nel Mediterraneo, colpire una base militare del regime. Un intervento diretto continua a essere impensabile. E in ogni caso dovrebbe essere fatto in tempi stretti.

Russia e Siria hanno sempre giocato sulla debolezza americana e sanno che un cambio di rotta da parte della Casa Bianca è altamente improbabile. Quindi andranno avanti per la loro strada. L’amministrazione Obama non ha mai fatto scelte forti, pensate alla famosa linea rossa sulle armi chimiche di Assad.

Anzi a Mosca e Damasco stanno già vedendo i primi risultati della loro tremenda campagna militare contro i civili di Aleppo. L’alto numero di vittime ha almeno due conseguenze negative per l’opposizione. La prima: la popolazione civile inizia a non fidarsi più dei ribelli, perché non sono stati in grado di difenderla. La seconda: la repressione sta aumentando il rischio radicalizzazione. Di fronte al caos e all’impotenza i gruppi ribelli più moderati o laici confermano l’alleanza con i gruppi islamisti, gli unici in grado di garantire la loro sopravvivenza. Non solo, come era già successo in altre guerre anche i singoli possono entrare in un processo di radicalizzazione proprio per resistere e rispondere alla repressione dello stato.

I russi accusano i gli americani di non aver convinto i ribelli moderati a staccarsi dagli estremisti islamici. Ma per chi sta perdendo tutto, anche la dignità, chiunque difenda la sua terra è il benvenuto. Putin ringrazia. E agli occhi della comunità internazionale, pensate all’opinione pubblica italiana o europea, non ci sono alternative di governo al regime di Assad.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    Le comedians contro la violenza sulle donne al Teatro Lirico di Milano

    Oggi a Cult Mary Sarnataro ci ha parlato di “Zitte mai!”, la serata speciale in scena al teatro Lirico di Milano, che un gruppo di comedians, capitanate da Deborah Villa, dedica all'associazione Cerchi nell'Acqua, che da anni è vicina alle donne vittime di violenza. A partire dalla libertà di esprimersi, la prima che viene a mancare quando una relazione diventa prevaricante, l'appuntamento sarà l'occasione per riflettere sulla violenza sulle donne, usando lo strumento della comicità. L’intervista di Ira Rubini.

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