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Vi ricordate della setta di Waco?

Nel febbraio del 1993 un commando dell’agenzia federale ATF fece irruzione in un ranch a Waco, Texas, per quella che sarebbe dovuta essere un’operazione semplice, veloce e nello stesso tempo spettacolare: fu invece solo l’inizio di un assedio durato 51 giorni, che coinvolse anche l’FBI, l’esercito e la polizia locale, e finì in tragedia. Il ranch era occupato da un distaccamento della setta avventista dei davidiani, uomini donne e bambini riuniti attorno al giovane e carismatico leader David Koresh, la cui peculiare lettura della bibbia prevedeva un’imminente fine del mondo: vivevano come una comune hippie, all’apparenza pacifica, ma avevano attirato l’attenzione delle forze dell’ordine soprattutto per la tendenza ad accumulare armi di grosso calibro. Armi che infatti non esitarono a usare, una volta che si sentirono attaccati.

Di questa storia vera e incredibile racconta la miniserie Waco, prodotta da Paramount Channel, partita qualche settimana fa negli Stati Uniti ma ancora senza una data di messa in onda italiana: dato il contenuto raccapricciante (nell’incendio con cui si concluse l’assedio morirono più di 70 persone, 20 dei quali bambini) non stupisce che a crearla e a dirigerla sia stato John Erick Dowdle, finora noto come regista horror, anche se lo stile di messa in scena è sorprendentemente sobrio. Un cast notevole – capitanato del bravissimo Michael Shannon, che a breve troverete anche in sala con La forma dell’acqua, e dal convincente Taylor Kitsch, che avrete forse visto in Friday Night Lights o in True Detective – rimette in scena la vicenda con ritmo e tensione da thriller e, contemporaneamente, grande attenzione alla veridicità dei fatti, per quanto sia possibile ricostruirla. Utilizzando una doppia fonte – l’autobiografia del sopravvissuto David Thibodeau e il memoriale del negoziatore FBI Gary Noesner – nel tentativo di restituire l’accaduto con imparzialità.

Un obiettivo non facile, perché quella dell’assedio di Waco si è rivelata col tempo una delle ferite più divisive della storia americana recente, su cui a lungo hanno aleggiato ombre e dubbi, si sono originate teorie complottiste, si è alimentato uno strappo di fiducia tra il governo federale e alcune frange di estremisti, soprattutto vicine all’estrema destra: gli attentatori di Oklahoma City dissero, tra le altre cose, di aver agito per vendicare la strage di Waco. A guardarla oggi, in un’America sempre più polarizzata, e nei giorni in cui il presidente e il suo partito cercano di discreditare l’FBI per proteggersi dall’indagine sul Russiagate, non possiamo non sentir scorrere almeno un brivido lungo la schiena.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    E’ da poco uscito “In Fatti Ostili”, nuovo album della storica formazione milanese Delta V. Durante il tour promozionale del disco, Martina e Carlo sono passati a Volume per raccontarcelo e suonarci alcuni pezzi dal vivo. A legare le nuove tracce, raccontano, “è stato il senso di spaesamento” ma anche “la sensazione di vivere in un mondo sempre più ostile e rivolto unicamente a se stesso”. Nella forma di un elegante cantautorato elettronico, l’album offre una lucida fotografia della società di oggi, in cui concetti di fiducia, altruismo e speranza paiono sempre più lontani. La metafora che la band utilizza per affrontare questi temi è spesso quella della città da cui proviene: “Milano ricorda molto Dorian Grey, si specchia e si vede sempre bella e giovane ma manca sempre più di sostanza”. Ascolta l’intervista e il MiniLive dei Delta V, a cura di Dario Grande.

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    Dopo l'aggressione a tre attivisti italiani in un villaggio vicino a Gerico, abbiamo intervistato Elena Castellani, attivista di Assopace Palestina, una delle organizzazioni di sostegno della missione in interposizione non violenta nei territori occupati, che ci spiega qual è il lavoro dei volontari e il contesto nel quale si trovano. “Gli attivisti internazionali di interposizione non violenta – spiega Elena Castellani - aiutano i palestinesi in vari modi, come la sorveglianza notturna o diurna, l'accompagnamento dei bambini, dei pastori, per cercare di evitare le aggressioni dei coloni, che sono praticamente quotidiane: i palestinesi vengono feriti, malmenati, a volte anche uccisi e quando va meno peggio, i coloni distruggono le proprietà, le case, ammazzano gli animali. I coloni vengono fiancheggiati dai militari israeliani che, invece, di proteggere gli aggrediti difendono i coloni, cioè gli aggressori”. L'intervista di Alessandro Principe.

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    La Fura dels Baus, celebre compagnia catalana, torna a Milano, alla Fabbrica del Vapore con la sua nuova creazione immersiva “SONS: SER O NO SER”, ispirata all’Amleto di William Shakespeare. L’opera sarà in scena fino al 14 dicembre 2025 in un allestimento site-specific che trasformerà completamente gli spazi della Fabbrica del Vapore, offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale e coinvolgente fuori dagli schemi, che attraversa temi contemporanei, dall'ambiente ai conflitti. Lo ha spiegato Carlus Padrissa, direttore artistico della Fura dels Baus.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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