
Poiché l’Italia non è disponibile a inviare truppe in Ucraina, Giorgia Meloni ha deciso di non partecipare all’incontro a cinque tenutosi a Tirana. Questa, in sostanza, la sua dichiarazione. Dopo la diffusione della fotografia — apparsa su tutti i siti — che ritrae Macron, Merz, Starmer, Tusk e Zelensky, leader di Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia e Ucraina, seduti attorno a un tavolo per discutere della difesa dell’Ucraina, Meloni ha cercato di giustificare un’assenza che ha fatto molto rumore, spiegando: «Non siamo d’accordo con le proposte dei cosiddetti volenterosi, e quindi non ci siamo».
Una motivazione forse troppo semplice, che sembra piuttosto un tentativo di coprire il ruolo sempre più marginale dell’Italia in una fase delicata di trattative e pressioni, anche di tipo militare, volte a trovare un accordo. È vero che la presidente del Consiglio ha sempre dichiarato di non approvare la proposta di Macron e Starmer sull’invio di soldati sul suolo ucraino. Lo ha ribadito più volte, anche in Parlamento, prima dei vertici europei sul conflitto. Una posizione che ha mantenuto anche per ragioni di politica interna: per tenere unito il suo governo e proteggersi dagli attacchi di Matteo Salvini. Non a caso, poco fa, il leader della Lega ha approvato le parole di Meloni: no all’invio di truppe, il governo è compatto. Ma il risultato sembra quasi dimostrare che la linea sia dettata più da Salvini che dalla stessa Meloni.
A Tirana, a differenza di un altro recente vertice al quale era assente, oggi Giorgia Meloni c’era: ha accolto i saluti, ha parlato anche con Zelensky e ha ricevuto persino l’inchino di Edi Rama, il presidente albanese appena rieletto. Un gesto che, forse, intendeva ringraziare l’Italia per i fondi — centinaia di migliaia di euro — stanziati per la costruzione di due CPR in Albania, che in Italia costerebbero molto meno. Una scelta utile a Meloni per coprire il fallimento del primo progetto e alimentare la sua narrazione politica sul tema migranti.
Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, si conferma oggi al vertice di Tirana per l’Italia un ruolo di secondo piano, neppure rilevante come forza capace di imporre la propria linea — quella del rifiuto dell’invio di soldati. Per ora, semplicemente, un’assenza.