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Venezia 82: “A pied d’oeuvre” di Valerie Donzelli e “No other choice” di Park Chan-Wook

Come il cinema racconta il lavoro, la sua mancanza, la perdita, il licenziamento e la disoccupazione; ma anche la vendetta nei confronti di chi ha inflitto un’ingiustizia e l’uberizzazione del lavoro. A Venezia 82 il concorso ha proposto nella stessa giornata due film su questo tema, da accostare per i differenti sguardi. “A pied d’oeuvre” di Valerie Donzelli affronta la scelta di un fotografo di successo di mollare tutto e diventare scrittore, rinunciando a uno stipendio alto. La perdita progressiva di ogni bene lo porta ad accettare ogni tipo di mansione proposta attraverso app e piattaforme.

Park Chan-Wook, di ritorno a Venezia vent’anni dopo “Lady Vendetta”, con “No other choice” riprende il libro di Donald Wastlake “Il cacciatore di teste”, già portato al cinema da Costa Gavras. Un uomo appena licenziato si vendica dei suoi superiori eliminandoli uno ad uno in modo goffo e bizzarro, senza che la famiglia si accorga di nulla, assistendo a un progressivo impoverimento della loro vita quotidiana.

Venezia 82: lo sguardo sul presente con Bugonia di Yorgos Lanthimos e Otec-Padre di Tereza Nvotovà

Yorgos Lanthimos presenta il suo film “Bugonia” con una bandierina palestinese applicata sulla giacca. Il regista greco già Leone d’Oro per “Povere Creature!”, torna a Venezia con il remake di un film di fantascienza coreano. C’è molta violenza, crudezza e nelle mani di Lanthimos il film diventa una riflessione sul presente, con Emma Stone capa di una grande azienda chimica, identificata come un’aliena da due apicoltori psicopatici che la torturano notte e giorno. “Questo film riflette quello che sta accadendo nel mondo reale con la tecnologia, con l’intelligenza artificiale, con le guerre, con il cambiamento climatico e con la negazione da parte dei governi e della politica. Un film riflesso dei nostri tempi”.

Lo sguardo sul presente arriva da più fronti, non solo nei film, ma anche nelle parole dei registi. Tereza Nvotovà, slovacca, ha diretto il film “Otec-Padre” ed è convinta che sia importante parlarne qui per non disconnetterci da ciò che accade nel mondo. “A Gaza e in Ucraina ci sono persone che soffrono la fame, che vengono bombardate e uccise. Mentre noi siamo qui, in un festival glamour, altrove si combatte per la sopravvivenza”. Anche l’attrice Jasmine Trinca la pensa così. Tra le firmatarie della lettera di Venice4Palestine, presenta il film “La Gioia” di Nicolangelo Gelormini con degli orecchini a fetta d’anguria, che simbolizzano la Palestina.

Risate e applausi per La Grazia di Sorrentino

Venezia Sorrentino Servillo ANSA

Risate, applausi in alcune scene e momenti di commozione durante la visione del film d’apertura di Paolo Sorrentino. Lo spunto è un fatto vero: la grazia concessa dal Presidente Sergio Mattarella a un uomo che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer. Il titolo del film di Paolo Sorrentino mette in campo anche un’altra richiesta di grazia: quella di una donna che ha accoltellato nel sonno il marito, che la picchiava e teneva segregata.

Intorno a questa due istanze si sviluppa il tormento interiore del Presidente della Repubblica De Santis, interpretato d Toni Servillo, vedovo e con una figlia (Anna Ferzetti), che lo aiuta a interpretare le leggi da firmare. Come il ddl sull’eutanasia che mette in crisi il Presidente.

Dubbi etici e atteggiamenti morali che l’uomo pubblico, politico e al di sopra delle parti si trova ad affrontare intimamente. “La politica dovrebbe frequentare il dubbio”, ha detto Sorrentino a Venezia 82 presentando il suo film. Ma il dubbio è anche quello che da quarant’anni dilania De Santis, su un antico tradimento da parte della moglie, che ancora ama follemente nell’assenza di lei.

Venezia 82 si apre con Sorrentino, ma il Lido guarda a Gaza

venezia 82, l'arrivo di paolo sorrentino

Sarà “La Grazia”, il film di Paolo Sorrentino ad inaugurare Venezia 82. Un titolo che è ancora avvolto nel mistero e che sicuramente farà discutere, come sempre accade con il regista di “La Grande Bellezza”. Ma l’attenzione di questi giorni non è tanto sui film, nonostante un programma ricchissimo di titoli che sulla carta promettono molto, quanto sugli echi della questione palestinese, che sta scuotendo il Lido. Alla lettera aperta firmata da più di mille e cinquecento artisti e non solo, hanno fatto seguito la solidarietà delle diverse sezioni della Mostra, in contrasto alla timida risposta della Biennale di Venezia e c’è molta attesa per la manifestazione del 30 agosto indetta da Venice4Palestine. Emanuela Fanelli, madrina della cerimonia lo aveva detto chiaramente che non avrebbe parlato di Gaza nel suo discorso d’apertura, pur impegnandosi da cittadina nella mobilitazione contro il governo israeliano. “Preferisco ricordare che il cinema può smuovere quella parte umana che c’è in noi – ha detto l’attrice – ma non voglio liquidare un problema così drammatico su un palco luccicante come quello della Mostra del Cinema”.

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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