Approfondimenti

Venezia 82: Leone d’Oro a Jim Jarmusch per “Father Mother Sister Brother”

Venezia 82 Jim Jarmusch ANSA

La giuria di Venezia 82, presieduta dal regista indipendente americano Alexander Payne, avrebbe dovuto avere più coraggio e dare il Leone d’Oro a Kaouther Ben Hania per “The voice of Hind Rajab”, che si deve accontentare del Gran Premio della Giuria. Un’occasione persa per far sentire la voce di chi è vittima del genocidio attraverso una forma di cinema imprescindibile e moderna. Ma la giuria ha preferito dare il Leone d’Oro a Jim Jarmusch per “Father Mother Sister Brother”, un altro regista americano e indie che ha realizzato bellissimi film e qui ne ha portato uno minore. Anche il Leone d’argento per la miglior regia è andato a un americano: origini israeliane, Benny Safdie è il regista di “The Smashing Machine”. Jim Jarmusch, con la spilletta per la Palestina, dichiara di non voler distribuire il suo film in Israele. E Toni Servillo premiato con la Coppa Volpi dedica il premio a chi si è imbarcato per andare a salvare gente a Gaza. Un altro premio, quello speciale della giuria, è italiano per “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi. Sceneggiatura a Valerie Donzelli con “A pied d’oeuvre”. La migliore attrice è Xin Zhilei, protagonista del film cinese “Il sole sorge su tutti”. L’Italia torna a casa anche con altri due premi nella sezione Orizzonti: a Benedetta Porcaroli, attrice in “Il Rapimento di Arabella” di Carolina Cavalli e Giacomo Covi attore in “Un anno di scuola” di Laura Samani.

Venezia 82: “Un film fatto per bene” di Franco Maresco e “Silent Friend” di Ildikò Enyedi

Venezia 82 ultimo giorno

Il concorso è finito, le ultime immagini di Venezia 82 sono state affidate a “Un film fatto per bene” di Franco Maresco come sempre folle, esilarante e apparentemente non-sense, per rappresentare il suo punto di vista sulla morte del cinema e sulle sue crisi creative. Dalla Cina un film sulla colpevolezza e lo scambio di condanna in una storia di amore e morte a tre in “Il sole sorge su tutti”. Infine “Silent Friend” della regista ungherese Ildikò Enyedi, film naturalista e femminista sulla rigenerazione e metamorfosi delle piante, con tre storie intrecciate in tre epoche differenti. Molto apprezzato e in lizza per un premio. Questa sera si saprà a chi andrà il Leone d’Oro, il più quotato e corretto resta “The Voice of Hind Rajab”, che intanto ha ricevuto il premio della Croce Rossa Italiana e il Leoncino d’Oro. È un film che ha lasciato un segno forte in una Mostra che, anche negli ultimi giorni, ha visto manifestazioni per la Palestina: come quella con l’attrice Anna Foglietta, bloccata dai Carabinieri in Laguna e l’appello della delegazione del film “Elisa” per fermare il genocidio.

Venezia 82: “Duse” di Pietro Marcello e “Elisa” di Leonardo Di Costanzo

Restano forti gli echi della voce di Hind Rajab, l’ondata di emozione lasciata da questo film ha smorzato l’interesse per tutti gli altri. Ma questo non ha fermato le discussioni accese con chi ha trovato strumentale l’opera di Kaouther Ben Hania. Compito del cinema è scuotere le coscienze, non solo intrattenere o divertire e questo lavoro su un ennesimo massacro a Gaza, porta in sé l’essenza del cinema capace di raccontare la realtà. Tra mercoledì e giovedì abbiamo visto anche altri due film italiani in concorso. “Duse” di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi nei panni della grande attrice, è anche un ritratto degli albori dell’epoca fascista, in cui la diva ha lavorato negli ultimi anni della sua vita, facendo i conti con il suo passato, desiderando quasi di morire sul palcoscenico. “Elisa” di Leonardo Di Costanzo è invece un’indagine psicologica nella mente di un’assassina (interpretata da Barbara Ronchi), reclusa in Svizzera e che ha rimosso il delitto. E’ come un viaggio senza ritorno dentro al dolore della scoperta, in una ricerca catartica delle motivazioni che l’hanno spinta a compiere quel gesto.

Venezia 82: The Voice of Hind Rajab riporta la Mostra alla tragica realtà in Palestina

Il film più applaudito, che ha commosso e devastato tutti emotivamente è arrivato. Si sapeva già che “The Voice of Hind Rajab” sarebbe stato potente e l’impatto su Venezia 82 fa pensare a un premio importante. La regista tunisina Kaouther Ben Hania ha lavorato sull’audio originale della tristemente nota telefonata, tra una bambina di sei anni e il suo soccorritore della Mezza Luna Rossa Palestinese, mentre chiede aiuto chiusa in un’auto a Gaza, in mezzo ai parenti crivellati dai colpi sparati da soldati israeliani.

Girato in un solo ambiente che rappresenta la sede ricostruita dell’organizzazione umanitaria, si alternano l’ansia per soccorrerla in tempo eludendo gli estenuanti paletti burocratici e le telefonate dei volontari con la bambina rinchiusa nell’auto circondata dai carri armati. Un film politico e coraggioso che riporta la Mostra alla tragica realtà del genocidio in Palestina, accompagnato dal cast coinvolto nella storia anche per il proprio vissuto personale. “Questo non è un film – hanno detto – ma è un dovere per tutto il mondo ascoltare la voce di questa storia”.

Venezia 82: il ritorno di Kathryn Bigelow con A House of Dynamite

Venezia 82, il ritorno di Kathryn Bigelow con A House of Dynamite ANSA

Dal suo ultimo film “Detroit”, presentato a Venezia, Kathryn Bigelow non aveva più realizzato un film. Ritorna a Venezia 82, in concorso con “A House of Dynamite”, che potrebbe completare idealmente una trilogia sulla guerra dopo “The Hurt Locker” e “Zero Dark Thirty”. Le armi nucleari e lo spettro di una guerra che si conclude con l’atomica sono al centro del film, con particolare attenzione a quello che succede nella stanza dei bottoni, all’insaputa dell’opinione pubblica.

Come in un thriller politico e apocalittico, in cui stanno in equilibrio momenti d’azione e di umanità. Bigelow suggerisce l’angoscia di un rischio non così lontano. “Il film è il risultato delle conversazioni con chi lavora in quelle stanze – racconta la regista – con l’idea di rappresentare l’isolamento in cui questi vivono. E la domanda di partenza è: come si può pensare che distruggere il mondo sia un metodo di difesa?”. Questo film probabilmente non piacerà all’America di Trump, perché prova a svelare quello che gli USA stanno elaborando per difendersi in caso di aggressioni con armi nucleari.

Venezia 82: il giorno di Portobello, la serie di Bellocchio sul caso Tortora

Venezia 82. il giorno di Portobello, la serie di Bellocchio sul caso Tortora

Portobello e la sua sigla, un ricordo indelebile per chi era giovane tra il 1977 e il 1987. Il pappagallo parlante, i fenomeni da baraccone, il mercatino, i giochi con il pubblico a casa, il tutto tenuto insieme da un solo conduttore: Enzo Tortora. Accanto alle paillettes degli studi televisivi, Marco Bellocchio mostra in modo molto efficace il gorgo kafkiano in cui finisce Enzo Tortora. Arrestato da un giorno all’altro senza sapere perché, accusato dal camorrista Giovanni Pandico di collaborare al gruppo criminale, finito in carcere, poi processato, condannato, passato agli arresti domiciliari, appoggiato e candidato dal Partito Radicale e infine assolto, due anni prima della sua morte nel 1988.

I due episodi di “Portobello”, visti a Venezia 82 rappresentano il prologo del percorso giudiziario. Fabrizio Gifuni si identifica nel conduttore arrestato, tanto da confonderlo quando lo si vede in tv. Potente e visionaria, politica e umana, la serie completa si vedrà nel primo trimestre del 2026.

Venezia 82: l’ascesa di Putin nel film di Olivier Assayas con Jude Law e Paul Dano

Venezia 82. Jude Law e Paul Dano

La storia della Russia dal dopo Eltsin ad oggi concentrata in un film di due ore mezza. È “Il mago del Cremlino” di Olivier Assayas, che sorvolando velocemente l’epoca migliore di Gorbaciov, riassume gli anni putiniani, dal suo arrivo al governo all’invasione dell’Ucraina nel 2014.

Vladimir Putin ha un volto, ed è quello di Jude Law, anche ex giovane Papa per Paolo Sorrentino, e Paul Dano è Vadim Baranov lo spin doctor del Presidente Russo, che ne ha raccontato l’ascesa a un giornalista nel romanzo “Il mago del Cremlino” di Giuliano Da Empoli, da cui il film è tratto. Sceneggiato anche dallo scrittore Emmanuel Carrère il film è una mastodontica ricostruzione degli anni che hanno preparato il terreno all’attuale invasione dell’Ucraina: “un viaggio dalle radici del potere di Putin e tutto ciò che è avvenuto dopo è una conseguenza di quella violenza originaria – ha detto Assayas presentando il film a Venezia 82. Putin è un manipolatore che con le sue strategie ridefinisce il concetto di politica moderna”. Questo è il secondo film francese di questa edizione della Mostra del Cinema.

Venezia 82: Gianfranco Rosi racconta una Napoli in bianco e nero

venezia 82 gianfranco rosi e il cast di "sotto le nuvole"

“Per raccontare quello che sta accadendo ora in Medio Oriente bisognerebbe essere a Gaza. Ben vengano manifestazioni e visibilità ma il rischio è che quando si spengono i riflettori non se ne parli più”. È Gianfranco Rosi che parla, presentando a Venezia 82 il suo film in concorso “Sotto le nuvole”. Già vincitore di un Leone d’Oro per “Sacro Gra” nel 2013 e di un Orso d’Oro, tre anni dopo, alla Berlinale Rosi aveva già documentato senza filtri la realtà degli sbarchi a Lampedusa, dando voce a Pietro Bartolo, all’epoca medico in prima linea nel salvataggio dei migranti. In “Sotto le nuvole” l’esplorazione si sposta nella Napoli della circumvesuviana, in un bianco e nero inedito per la città dei mille colori, tra la terra che ogni tanto trema, sotterranei archeologici in mano alla camorra, la centrale dei Vigili del Fuoco, le fumarole dei Campi Flegrei e il Porto di Torre Annunziata con con una nave siriana che scarica grano ucraino. “E’ il mio primo film non politico” sostiene Rosi, eppure nel fuoricampo di “Sotto le nuvole” il non detto arriva anche in senso politico.

Venezia 82: “A pied d’oeuvre” di Valerie Donzelli e “No other choice” di Park Chan-Wook

Come il cinema racconta il lavoro, la sua mancanza, la perdita, il licenziamento e la disoccupazione; ma anche la vendetta nei confronti di chi ha inflitto un’ingiustizia e l’uberizzazione del lavoro. A Venezia 82 il concorso ha proposto nella stessa giornata due film su questo tema, da accostare per i differenti sguardi. “A pied d’oeuvre” di Valerie Donzelli affronta la scelta di un fotografo di successo di mollare tutto e diventare scrittore, rinunciando a uno stipendio alto. La perdita progressiva di ogni bene lo porta ad accettare ogni tipo di mansione proposta attraverso app e piattaforme.

Park Chan-Wook, di ritorno a Venezia vent’anni dopo “Lady Vendetta”, con “No other choice” riprende il libro di Donald Wastlake “Il cacciatore di teste”, già portato al cinema da Costa Gavras. Un uomo appena licenziato si vendica dei suoi superiori eliminandoli uno ad uno in modo goffo e bizzarro, senza che la famiglia si accorga di nulla, assistendo a un progressivo impoverimento della loro vita quotidiana.

Venezia 82: lo sguardo sul presente con Bugonia di Yorgos Lanthimos e Otec-Padre di Tereza Nvotovà

Yorgos Lanthimos presenta il suo film “Bugonia” con una bandierina palestinese applicata sulla giacca. Il regista greco già Leone d’Oro per “Povere Creature!”, torna a Venezia con il remake di un film di fantascienza coreano. C’è molta violenza, crudezza e nelle mani di Lanthimos il film diventa una riflessione sul presente, con Emma Stone capa di una grande azienda chimica, identificata come un’aliena da due apicoltori psicopatici che la torturano notte e giorno. “Questo film riflette quello che sta accadendo nel mondo reale con la tecnologia, con l’intelligenza artificiale, con le guerre, con il cambiamento climatico e con la negazione da parte dei governi e della politica. Un film riflesso dei nostri tempi”.

Lo sguardo sul presente arriva da più fronti, non solo nei film, ma anche nelle parole dei registi. Tereza Nvotovà, slovacca, ha diretto il film “Otec-Padre” ed è convinta che sia importante parlarne qui per non disconnetterci da ciò che accade nel mondo. “A Gaza e in Ucraina ci sono persone che soffrono la fame, che vengono bombardate e uccise. Mentre noi siamo qui, in un festival glamour, altrove si combatte per la sopravvivenza”. Anche l’attrice Jasmine Trinca la pensa così. Tra le firmatarie della lettera di Venice4Palestine, presenta il film “La Gioia” di Nicolangelo Gelormini con degli orecchini a fetta d’anguria, che simbolizzano la Palestina.

Risate e applausi per La Grazia di Sorrentino

Venezia Sorrentino Servillo ANSA

Risate, applausi in alcune scene e momenti di commozione durante la visione del film d’apertura di Paolo Sorrentino. Lo spunto è un fatto vero: la grazia concessa dal Presidente Sergio Mattarella a un uomo che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer. Il titolo del film di Paolo Sorrentino mette in campo anche un’altra richiesta di grazia: quella di una donna che ha accoltellato nel sonno il marito, che la picchiava e teneva segregata.

Intorno a questa due istanze si sviluppa il tormento interiore del Presidente della Repubblica De Santis, interpretato d Toni Servillo, vedovo e con una figlia (Anna Ferzetti), che lo aiuta a interpretare le leggi da firmare. Come il ddl sull’eutanasia che mette in crisi il Presidente.

Dubbi etici e atteggiamenti morali che l’uomo pubblico, politico e al di sopra delle parti si trova ad affrontare intimamente. “La politica dovrebbe frequentare il dubbio”, ha detto Sorrentino a Venezia 82 presentando il suo film. Ma il dubbio è anche quello che da quarant’anni dilania De Santis, su un antico tradimento da parte della moglie, che ancora ama follemente nell’assenza di lei.

Venezia 82 si apre con Sorrentino, ma il Lido guarda a Gaza

venezia 82, l'arrivo di paolo sorrentino

Sarà “La Grazia”, il film di Paolo Sorrentino ad inaugurare Venezia 82. Un titolo che è ancora avvolto nel mistero e che sicuramente farà discutere, come sempre accade con il regista di “La Grande Bellezza”. Ma l’attenzione di questi giorni non è tanto sui film, nonostante un programma ricchissimo di titoli che sulla carta promettono molto, quanto sugli echi della questione palestinese, che sta scuotendo il Lido. Alla lettera aperta firmata da più di mille e cinquecento artisti e non solo, hanno fatto seguito la solidarietà delle diverse sezioni della Mostra, in contrasto alla timida risposta della Biennale di Venezia e c’è molta attesa per la manifestazione del 30 agosto indetta da Venice4Palestine. Emanuela Fanelli, madrina della cerimonia lo aveva detto chiaramente che non avrebbe parlato di Gaza nel suo discorso d’apertura, pur impegnandosi da cittadina nella mobilitazione contro il governo israeliano. “Preferisco ricordare che il cinema può smuovere quella parte umana che c’è in noi – ha detto l’attrice – ma non voglio liquidare un problema così drammatico su un palco luccicante come quello della Mostra del Cinema”.

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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