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USA, le rivelazioni di Politico: Trump ha detto alla sua cerchia che Elon Musk si ritirerà dal suo attuale ruolo nel governo

Trump Musk ANSA

Elon Musk starebbe per abbandonare il suo ruolo di principale collaboratore di Donald Trump – e di guida del Dipartimento all’Efficienza governativa. Lo scrive Politico, che ha raccolto una serie di testimonianze all’interno dell’amministrazione. Sarebbe stato Trump stesso a comunicare alla sua cerchia più ristretta di collaboratori che Musk sta per lasciare la politica attiva e tornare alla gestione diretta delle sue aziende. Si tratta di una svolta brusca rispetto solo a qualche settimana fa, quando il proprietario di Tesla e di Space X diceva di “essere in politica per restarci”. Nella decisione, che non è però stata confermata ufficialmente, contano diverse cose. I risentimenti e le rivalità che Musk ha provocato nella stessa amministrazione. L’ondata di proteste che i suoi piani di ristrutturazione del governo federale hanno scatenato, il declino nei suoi affari.

Non sono giorni felici per Elon Musk. L’entrata in politica, l’abbraccio a Donald Trump e a ogni causa reazionaria nel mondo non stanno forse dando, almeno al momento, gli effetti sperati. Il voto di ieri per la Corte Suprema del Wisconsin è stato, per lui, un vero e proprio tonfo politico. Musk ha investito 25 milioni di dollari, suoi, personali, nella campagna del giudice conservatore, Brad Schimel. È spesso intervenuto a favore di Schimel, sui social, e si è presentato la domenica prima del voto in Wisconsin, a un comizio del giudice conservatore, passando due ore su un palco ad esaltarne le qualità. Non è servito a molto. La giudice progressista, Susan Crawford, ha battuto Schimel.

Gli elettori del Wisconsin hanno mandato un messaggio molto chiaro, anzitutto proprio a Elon Musk, i cui soldi, la cui influenza, non sono riusciti a comprare un’elezione. Di queste ore è un’altra notizia non positiva per Musk. Le vendite di Tesla sono calate del 13 per cento nei primi tre mesi dell’anno. Il dato può dipendere da fattori diversi, tra cui un certo invecchiamento dei modelli e la concorrenza dei rivali, per esempio la cinese Byd, che ha sviluppato una nuova tecnologia che consente alle sue auto di ricaricarsi in pochi minuti. Sicuramente però l’entrata in politica di Musk, e le campagne di boicottaggio partite in molte parti del mondo, sono un elemento da considerare nel calo delle vendite. In particolare, nel trimestre gennaio-marzo Tesla ha venduto 336.681 veicoli. Nel primo trimestre del 2024, le vendite erano state di 387 mila veicoli.

Gli analisti si aspettavano vendite più elevate, fino a 408 mila auto. Il calo è avvenuto nonostante forti sconti, finanziamenti a tasso zero e altri incentivi. Intanto le azioni Tesla hanno perso circa la metà del loro valore da quando, a metà dicembre, erano schizzate in alto, sospinte dall’attesa di deregulation normativa e dal rapporto stretto che Musk mostrava di avere con Donald Trump. Certo, bisogna ripetere una cosa. Il calo delle vendite non può e non deve essere unicamente attribuito all’impegno in politica di Musk. Per esempio, gli acquirenti potrebbero oggi esitare ad acquistare il bestseller di Tesla, il Model Y, perché entro fine anno ne uscirà una versione aggiornata.

Detto questo, sicuramente le vicende politiche di Musk un effetto lo stanno avendo. I consumatori comprano meno le sue auto. Gli investitori sono delusi dal calo delle vendite e non pensano più forse che essere così vicino a Trump sia stato un bene per Musk e le sue aziende. Lo stesso Musk, a questo punto, comincia ad avere qualche dubbio. Nelle ultime interviste è apparso piuttosto spento e ha riconosciuto che il suo impegno politico gli sta provocando diversi svantaggi.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Il trumpismo fa paura. L'autoritarismo trumpista ancora di più. A Pubblica la prima sintesi degli incontri alla Casa della Cultura di Milano per il ciclo "Autoritarismi in democrazia" (Osservatorio autoritarismo, Università Statale Milano, Libertà e Giustizia, Castelvecchi) di cui Radio Popolare è media partner (qui il programma https://www.libertaegiustizia.it/2025/11/21/autoritarismi-in-democrazia/). Ospite del primo incontro (22 novembre 2025) la filosofa Chiara Bottici, della New School for Social Research di New York. «Il clima negli Stati Uniti – ha raccontato la filosofa - è estremamente allarmante, estremamente preoccupante. Quando parlo di neofascismo non è un'esagerazione, non è un modo per dire "questi sono cattivi, Trump è autoritario"».

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