Approfondimenti

Un festival jazz “refugee friendly”

“Noi non conosciamo questo genere di musica, ma è bello essere a questo festival”; “Siamo contenti, perché la musica è molto importante per noi”, “E’ interessante, e anche la musica è buona”; Abbiamo passato dei bei momenti a questa festa. Il posto è molto bello: il mare, la laguna…”.

Sono sei giovani dell’Africa subsahariana, sbarcati un paio di mesi fa a Cagliari, provenienti dalla Libia: il secondo dei due gruppi di rifugiati del Centro di accoglienza straordinario di Narcao, nel Sulcis, che Ai Confini tra Sardegna e Jazz, il festival di Sant’Anna Arresi, ha invitato e ospitato ciascuno per cinque dei dieci giorni della sua trentunesima edizione. Li tranquillizziamo subito: anche gli italiani per lo più non conoscono il genere di musica che questo festival propone, solo una piccola minoranza…

Con un ritegno molto sardo, il festival non ha particolarmente enfatizzato l’iniziativa, ma ha voluto lanciare un segnale, in controtendenza rispetto a chi, anche nella politica e nelle amministrazioni locali, non vede di buon occhio gli arrivi dall’altra sponda del Mediterraneo; ma anche in sintonia con chi, e in Sardegna non sono pochi, si prodiga nel senso dell’accoglienza: magari con una sensibilità acuita dalla storia di sfruttamento, sottosviluppo ed emigrazione della Sardegna e dai suoi tassi di disoccupazione giovanile attuali.

Dei sei giovani del secondo gruppo, due vengono dal Mali: uno dalla capitale Bamako e uno da Kayes, centro nella regione rurale nella parte occidentale del Paese; due dal Senegal: uno dalla capitale Dakar, dove è arrivato da ragazzo da Rosso, alla frontiera con la Mauritania, e uno da Ziguinchor, nella regione meridionale della Casamance; e due dalla Costa d’Avorio: uno da Abidjan, assieme a Dakar una delle città più importanti dell’Africa occidentale, e uno da Yamoussoukro, la capitale amministrativa. Non sono stati smistati qui da altri approdi: sono arrivati direttamente in Sardegna, tutti e sei assieme. Per quello che riusciamo a capire da una semplice conversazione, colpisce che abbiano lasciato casa da almeno quattro anni, o addirittura già da sei, dal 2010, e che non siano partiti con l’idea di attraversare il Mediterraneo, ma che la ricerca di lavoro e di migliori condizioni di vita tappa dopo tappa li abbia portati in Libia, da cui poi la fuga per mare è stata una scelta obbligata.

“Sono partito dalla Costa d’Avorio nel 2011”, racconta il giovane di Abidjan, “La Costa d’Avorio ha conosciuto dei momenti molto difficili, c’erano problemi politici, di xenofobia, la guerra. Non pensavo di venire in Europa, volevo solo andare in un Paese più tranquillo. Sono passato in Burkina, poi in Niger, ma era ancora peggio, allora ho continuato per la Libia, e lì era una catastrofe: mi avevano proposto di andare a lavorare in un cantiere, ma nel giro di due-tre giorni siamo stati attaccati dai banditi, qualcuno è stato ucciso. In Libia c’era la guerra, sono stato costretto a partire. Alla fine mi sono trovato sul bordo dell’acqua, non sapevo nemmeno che andavamo verso l’Italia. Se mi dovesse essere data la possibilità di restare in Italia resterei”.

Parla di “problemi di famiglia” come ragione che lo ha spinto a partire il giovane di Dakar, e chi conosce l’Africa sa come i “problemi di famiglia” possano voler dire questioni economiche, ristrettezze, dinamiche, obbligazioni familiari e sociali molto difficili da sostenere. “Sono venuto via nel 2010. Sono arrivato in Algeria, poi in Libia. Ma eravamo lì per lavorare, non per venire in Europa. Vivevo in una camera con tre amici: dopo due mesi che ero lì una sera loro quando sono rientrati dal lavoro sono stati attaccati dai banditi e sono stati uccisi. A quel punto ho deciso di partire”.

Anche il giovane della Casamance è partito per via di “problemi famigliari”. Che genere di problemi? “Sarebbe una lunga storia. Se potessi raccontartela nella mia lingua te la racconterei, ma in francese non ci riesco. Sono partito nel 2012. Ho fatto tre anni in Libia, lavoravo lì: ma poi ho deciso di partire perché avevo paura”.

E la musica? “Musicalmente la Costa d’Avorio è un grande Paese, abbiamo diversi artisti conosciuti anche sul piano internazionale, per esempio Alpha Blondy e Tiken Jah Fakoly. Sono molto appassionato di musica, ascolto un po’ di tutto”. Ma cosa in particolare? Magari lo zouglou? I Magic System? “Ah, li conosci! – ride, e fa partire sul cellulare un clip dei Magic System – e allora sai che la Costa d’Avorio è molto reggae e zouglou”. L’altro ivoriano, originario di Yamoussoukro, ascolta reggae e rap (sull’hip hop la Costa d’Avorio ha fatto addirittura da battistrada in Africa occidentale). “C’è della musica che ascolto per divertimento e altra che mi aiuta a riflettere”.

“Anch’io ascolto rap”, dice il giovane di Bamako, “rap maliano, cantato in bambara”. E nient’altro? Oumou Sangare, per esempio? “Sì, e anche Salif Keita, ma preferisco il rap, Iba One (il più popolare rapper del Mali, ndr), che lavora anche con Sidiki Diabate, il figlio di Toumani Diabate (il più famoso suonatore di kora a livello internazionale, ndr)”.

Entrambi i senegalesi amano le glorie nazionali Youssou Ndour e Baaba Maal, ma uno anche Awadi, il più importante rapper della scena senegalese, l’altro anche Thion Seck e Assane Ndiaye, esponenti come Youssou Ndour e Baaba Maal del mbalax, genere tipicamente senegalese, e inoltre musicisti della Casamance. “Sono qui solo da due mesi e non conosco ancora la musica italiana”, dice il primo, “ma se resterò in Italia ancora del tempo imparerò anche a capire le parole”.

Tengono tutti, oltre che a ringraziare il festival, a dichiarare la loro riconoscenza – e non sembrano proprio dirlo per cortesia o opportunità – all’Italia per come sono stati accolti.

Il futuro? “Siamo in attesa dei documenti. Senza documenti qui in Europa non puoi fare niente. Se li avremo potremo cercare un lavoro e tentare di avere un avvenire”.

Oltre ai due gruppi che sono stati a Sant’Anna Arresi per cinque giorni, Ai Confini tra Sardegna e Jazz ha invitato ad assistere alla serata conclusiva di sabato 10 settembre – in chiusura del festival il gruppo di Daniele Sepe – una sessantina di altri rifugiati del Centro di accoglienza di Narcao. Attivo dall’agosto dello scorso anno, gestito dall’associazione Diomira, monitorato dalla prefettura di Cagliari, il Centro ne ospita circa centoventi, per lo più dell’Africa nera (ma ultimamente in Sardegna arrivano anche molti migranti del Bangladesh).

Calato il sipario sulla trentunesima edizione della rassegna, Ai Confini tra Sardegna e Jazz guarda già alla prossima. Già annunciate le date, dal primo al 10 settembre, come quest’anno, e il tema portante, la batteria e le percussioni, su cui il festival aprirà un “concorso di idee”, per raccogliere fra addetti ai lavori e appassionati, fino a fine anno, suggerimenti sulle proposte da mettere in cartellone.

Qui un momento di una delle esibizioni al festival di quest’anno:

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 18/11 12:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 18-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 18/11 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 18-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 18/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 18-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 18/11/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Vieni con me di martedì 18/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 18-11-2025

  • PlayStop

    Volume di martedì 18/11/2025

    Un po' di nuovi ascolti ma anche i compleanni di due album storici: Achtung Baby degli U2 e Psychocandy dei Jesus And Mary Chain. L'intervista di Niccolò Vecchia al cantautore texano Micah P. Hinson e il suo nuovo album The Tomorrow Man, l'evento di Live Pop del 20 novembre a cura di Claudio Agostoni e il consueto quiz sul cinema per concludere.

    Volume - 18-11-2025

  • PlayStop

    “Un cambiamento profondo nella mia vita”: Micah P Hinson racconta il nuovo album The Tomorrow Man

    Il cantautore texano Micah P Hinson questa sera sarà dal vivo a Milano, a Santeria (e poi a Roma il 19 novembre e a Torino il 22), con le canzoni di un album ambizioso ed emozionante. È il secondo disco che realizza con Alessandro "Asso" Stefana, che ha conosciuto allo Sponz Fest di Vinicio Capossela: "Devo tantissimo ad Asso, in questi anni è stato il mio cheerleader e il mio manager: ha avuto una visione sul mio futuro musicale e mi ha aiutato a raggiungerlo". In questa intervista con Niccolò Vecchia, Micah P Hinson ci ha raccontato come e quanto questo nuovo album sia il disco di cui è più orgoglioso.

    Clip - 18-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 18/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 18-11-2025

  • PlayStop

    Walter Valdi e la Milano di una cena a mille lire. L'intervista al regista Valerio Finessi

    “Mi ricordavo di questo omino con gli occhiali che leggeva degli annunci un po’ strani”, racconta Valerio Finessi, regista di “Walter Valdi, un milanese a Milano”. Finessi descrive in un documentario la figura di Walter Valdi (Nicola Walter Gianni Pinnetti 1930-2003), cantautore e cabarettista della squadra storica del Derby Club di Milano. Prima avvocato e poi attore, è stato diretto da Giorgio Strehler, ha sempre scelto di cantare in dialetto milanese, senza però ottenere il successo di altri suoi compagni di lavoro come Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci. “E’ stato dimenticato perché la scelta del dialetto meneghino lo ha un po’ isolato” spiega Finessi. Walter Valdi ha scritto brani per il Coro dell’Antoniano, portati in scena allo Zecchino d’Oro e ha recitato in alcuni film di Maurizio Nichetti, Carlo Lizzani, Ermanno Olmi e Luigi Comencini. Ascolta l'intervista di Barbara Sorrentini a Valerio Finessi.

    Clip - 18-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 18/11/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 18-11-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 18/11/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: a Fondazione Feltrinelli il ciclo di incontri "All You Can News" curato da Roberto Luna; al Collegio Ghislieri di Pavia un incontro dedicato alle "Democrazie illiberali"; all'Elfo Puccini di Milano arriva "Il birrai di Preston" di A. Camilleri, per la regia di Giuseppe Dipasquale; la rubrica ExtraCult a cura di Chawki Senouci...

    Cult - 18-11-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 18/11/2025

    Pubblica, mezz’ora al giorno di incontri sull’attualità e le idee con Raffaele Liguori

    Pubblica - 18-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 18/11/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 18-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 18/11/2025

    a cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonelli

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 18-11-2025

  • PlayStop

    MASSIMO FAGIOLI - DA DIO A TRUMP

    MASSIMO FAGIOLI - DA DIO A TRUMP - presentato da Michele Migone

    Note dell’autore - 18-11-2025

  • PlayStop

    Triplicati i “baby killer”? Era una bufala del ministero

    “Triplicati gli omicidi di minorenni” aveva detto a febbraio il ministero degli interni che annunciava il passaggio da 13 omicidi commessi da minori nel 2023 a 35 nel 2024. Così partiva una campagna mediatica (soprattutto di destra) sull’allarme “baby-killer” che arrivava dopo i provvedimenti contro i rave, contro le occupazioni nelle scuole, contro i giovani in generale, soprattutto se figli di stranieri. I dati però, come rivela uno studio pubblicato da Sistema Penale, erano sbagliati perché oggi il Ministero ci dice che gli omicidi commessi da minori erano 25 nel 2023 e 26 nel 2024. “Stiamo perdendo la lucidità necessaria per affrontare il tema e il discorso pubblico sulla sicurezza”, commenta Roberto Cornelli, docente di criminologia dell’Università degli Studi di Milano, che analizza la campagna mediatica: “è particolarmente grave che questi dati errati vengano divulgati da fonti ministeriali e se si parte da qua ovviamente si pensano politiche di emergenza, forme di controllo straordinario e anche un irrigidimento del sistema penale minorile che perde la sua valenza educativa”. In sostanza, ci dice il docente, stiamo rifacendo gli stessi errori di Stati Uniti e Francia: non si affronta il problema dai dati ma sulla base del discorso politico sul tema: “Siamo passati dalla narrativa dei giovani danneggiati dal Covid a una criminalizzazione soprattutto quando si tratta di giovani di seconda generazione, incrociando la dimensione giovanile e quella migratoria sotto il segno della sicurezza, è questo il tema di un certo modo di far politica oggi”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli a Roberto Cornelli.

    Clip - 18-11-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di martedì 18/11/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 18-11-2025

Adesso in diretta