Fallito colpo di stato, falso colpo di stato, colpo di stato controllato.
Sono ancora tanti i dubbi e i lati oscuri di quanto successe nella notte tra il 15 e il 16 luglio di un anno fa. Tutto si svolse in poche ore.
Verso le 22 elicotteri ed F16 volano a bassa quota sul cielo di Ankara e Istanbul e aprono il fuoco su palazzi governativi. I due ponti sul Bosforo a Istanbul , che collegano la parte asiatica con quella europea, vengono bloccati dai carri armati. Bloccati anche gli aeroporti di Ankara e Istanbul. Il primo ministro Yildirim da una rete televisiva conferma le voci in circolazione, ovvero che è in corso un tentativo di colpo di Stato. I militari entrano negli uffici governativi ed in quelli della TRT, la televisione di stato. Vengono diffusi i primi comunicati dove i militari si dichiarano appartenenti a un “consiglio di pace turco” che formerà un nuovo governo, ed annunciano il coprifuoco e l’ introduzione della legge marziale. I golpisti prendono diverse persone in ostaggio, fra cui Hulusi Akar, il capo di stato maggiore delle forze armate turche. Ma che fine ha fatto Erdoğan? Il presidente della Turchia, che si trovava in vacanza sul Mar Egeo, compare alle 00.26 sulla Cnn turca: la presentatrice mostra lo schermo di un cellulare , il presidente parla alla nazione in diretta FaceTime da un luogo sconosciuto, e la esorta a scendere in piazza per difendere la democrazia. Anche il canto dei muezzin dalle moschee diventa una dichiarazione di guerra ai golpisti. Questo non tarda ad avvenire, gruppi di cittadini si riversano nelle strade di Ankara e Istanbul, fronteggiando i carri armati ed accerchiando i militari. Alle 2.00 inizia il contrattacco, partono gli arresti dei golpisti, la polizia prende il controllo delle manifestazioni. Alle 5.30 del mattino è tutto finito: il governo turco riesce a riprendere il controllo del Paese, mentre Erdoğan ritorna ad Istanbul e il generale delle forze armate Hulusi Akar viene liberato.
Più di 2000 soldati vengono immediatamente arrestati, viene annunciata la morte di 104 golpisti e di 265 tra civili e poliziotti che nella narrativa governativa diventeranno immediatamente i martiri della democrazia e della libertà. E sono queste le principali parole che stanno accompagnando le celebrazioni di questo primo anniversario, una lunghissima serie di eventi tutta orientata ad enfatizzare la resistenza al golpe da parte dei veri difensori dello Stato. Da tempo molte cose si sono trasformate in questa chiave di lettura: luoghi a cui vengono dati altri nomi, inni che cambiano le parole. Da giorni in tutte le città campeggiano manifesti e vengono proiettati filmati inneggianti al ” 15 temmuz” , che raccontano l’ ‘epopea’ del 15 luglio. Il ponte sul Bosforo di Istanbul è diventato il ponte dei martiri del 15 luglio, e sul lato asiatico campeggia un nuovo scintillante monumento, riprodotto anche in altre parti di Istanbul ed Ankara. Questo e molto altro in onore del giorno considerato quello in cui la giustizia ha trionfato grazie al sacrificio dei cittadini fedeli, mentre quelli considerati traditori stanno pagando un duro prezzo: in un anno più di 50 mila persone sono state arrestate e 169 mila hanno perso il lavoro: militari, politici, accademici, giudici, avvocati, giornalisti, studenti, attivisti accusati di aver avuto a che fare con il golpe.
Un paese fatto a pezzi . Una pesante e lunga vendetta di cui ancora non si vede la fine.
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A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza
Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita.
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Il caso dell'Askatasuna e la repressione del Governo Meloni
Domani a Torino ci sarà una nuova mobilitazione contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Il giurista Livio Pepino, uno dei garanti del processo di regolarizzazione tra il Comune e Askatasuna, intervistato da Mattia Guastafierro, sostiene che lo sgombero fa parte di un progetto più ampio di repressione da parte del Governo Meloni. Di fronte ai conflitti sociali, dice Pepino, si possono intraprendere due opzioni: “Una è quella del dialogo, la ricerca del confronto, anche difficile e delicato, che a volte si spezza, però che va avanti, che cerca di fare dei passi in avanti. L’altra è quello della contrapposizione muscolare del muro contro muro, della repressione cieca”. Ascolta l’intervista.
Ultima puntata prima delle feste con un po' di novità musicali, le parole di Max Casacci dei Subsonica sullo sgombero del centro sociale Askatasuna a Torino, ben due quiz sul cinema e i brani "natalizi non natalizi" scelti da noi e dagli ascoltatori
Noi e altri animali
È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia.
Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando.
In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15.
A cura di Cecilia Di Lieto.
Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare.
Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro!
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Un'estate in un paese delle Sicilia, oggi ma come se fosse negli anni’70. Nico (Marco Fiore), il bambino protagonista di “Gioia Mia” arriva dal nord Italia e viene affidato tutta l’estate all’anziana zia Gela (Aurora Quattrocchi). Niente connessioni, quindi niente social, internet e streaming: come si passa il tempo se scomparissero le abitudini di questo secolo? Margherita Spampinato, alla sua prima regia dopo anni da segretaria di edizione, tra gli altri a Marco Bellocchio, Pupi Avati, Sergio Castellitto e Leonardo Pieraccioni, costruisce una storia semplice per fare emergere la noia, il tempo che passa e le relazioni sociali.
“Ho subito la fascinazione dei miei ricordi d’infanzia e l’osservazione di mio figlio che ha l’età del protagonista", spiega Margherita Spampinato: "Quindi ho messo a confronto un undicenne super tecnologico con il mondo antico della zia: un mondo razionale, con uno arcaico in cui si pensa che esistano gli spiriti". L'intervista di Barbara Sorrentini a Cult.
Se non è febbre, quasi. 37 e 2 è la trasmissione dedicata ai temi della sanità, dell’invalidità e della non autosufficienza.
Dalle storie di vita reale ai suggerimenti su come sopravvivere nei meandri della burocrazia.
Conducono Vittorio Agnoletto e Elena Mordiglia.
Un appuntamento quasi quotidiano, sintetico e significativo con un autore, al microfono delle voci di Radio Popolare.
Note dell’autore è letteratura, saggistica, poesia, drammaturgia e molto altro. Il tutto nel tempo di un caffè!