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Trump sceglie il conservatore Gorsuch

Conservatore, ma anche giurista brillante e di grande dottrina.

Neil Gorsuch è il giudice nominato da Donald Trump per il seggio vacante alla Casa Bianca dopo la morte di Antonin Scalia.

Nell’annunciarlo, il presidente ha detto: “Avevo promesso agli americani che avrei scelto il miglior giudice per quel posto… E Neil Gorsuch è il miglior giudice per quel posto”.

Gorsuch, presente alla Casa Bianca con la moglie, ha ringraziato Trump e lodato il suo predecessore Scalia. Poi è passato a un accenno alla sua interpretazione restrittiva, testuale e originalista della Costituzione: “Nel nostro ordine legale, spetta al Congresso e non alle corti scrivere le nuove leggi”, finendo con un accenno a famiglia e religione: “Sono così grato stasera alla mia famiglia, ai miei amici e alla mia fede”.

Educato a Yale e Harvard, dove è stato compagno di Barack Obama, Gorsuch è anzitutto, proprio come il suo maestro e predecessore Scalia, un conservatore convinto.

Non si conoscono sue prese di posizione clamorose su aborto, diritti gay, secondo emendamento. Ma Gorsuch è un grande sostenitore della libertà religiosa. Ha per esempio votato a favore di una società, la Hobby Lobby Stores, che rifiutava di concedere i servizi contraccettivi alle proprie dipendenti – come richiesto dall’Obamacare – perché “contrari alle proprie convinzioni religiose.

Gorsuch è però anzitutto un originalista, convinto che la Costituzione non vada interpretata e aggiornata ai tempi, ma letta secondo le intenzioni di chi l’ha vergata. Altra questione che porrà Gorsuch in conflitto con molti progressisti è l’idea che le agenzie del governo federale abbiano l’ultima parola, più delle corti, su statuti e norme di dubbia interpretazione: una visione che rischia di spezzare l’equilibrio dei poteri a favore del governo federale.

Gorsuch è comunque un giurista circondato da un generale rispetto. Quando George W. Bush lo nominò giudice federale, i democratici del Senato votarono all’unanimità per lui. Questo rende ora più difficile organizzare l’opposizione e l’ostruzionismo promessi contro la nomina di Trump.

Opposizione e ostruzionismo che però, con ogni probabilità, ci saranno. La cosa è stata anticipata dai primi commenti di alcuni democratici, tra cui i senatori Charles Schumer, Elizabeth Warren, Bernie Sanders – tutti fortemente negativi. Sanders in un tweet ha scritto: “Gorsuch deve spiegare la sua ostilità ai diritti delle donne, il sostegno alle corporations e l’opposizione alla riforma sul finanziamento alla politica”.

La battaglia al Senato, che deve approvare la nomina, comincerà quindi molto presto. Gorsuch ha bisogno di 60 voti per essere confermato. I repubblicani del Senato sono 52, i democratici 48. Dovrebbero esserci quindi otto democratici pronti a votarlo; cosa improbabile. A questo punto potrebbe scattare la cosiddetta “opzione nucleare“. I repubblicani potrebbero cioè cambiare le regole del Senato e cercare di far passare la nomina a maggioranza semplice.

E’ una strada che piace a Donald Trump, che lascia perplessi molti tra gli stessi repubblicani (per esempio il leader del Senato Mitch McConnell) e che promette di aprire un nuovo periodo di instabilità nella politica americana.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Questa settimana Elijah Wald è in Italia per portare sul palco, tra Milano, Torino e Piacenza, le sue storie su Bob Dylan e il Greenwich Village di New York. Chitarrista folk blues ma anche narratore e giornalista musicale, attraverso canzoni e racconti Wald ripercorre nel suo spettacolo il cammino di Dylan e dei tanti personaggi di quel periodo irripetibile. Da Woody Guthrie a Pete Seeger, da Eric Von Schmidt a Dave Van Ronk - quest’ultimo anche protagonista del film dei fratelli Coen “A proposito di Davis” e realizzato partendo proprio dal memoir scritto da Wald. Oggi Elijah è venuto a trovarci a Radio Popolare per raccontarci la sua storia e suonarci alcuni brani tra Mississippi John Hurt, Paul Clayton e Victor Jara. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Elijah Wald.

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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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