
Donald Trump non ha voluto rivelare cosa abbia deciso di fare. “Potrei come non potrei attaccare l’Iran” – ha detto ai giornalisti. Le sue dichiarazioni, arrivate dopo la risposta di Khamanei al suo ultimatum di ieri, sono state all’insegna dell’ambiguità. Come sempre, Trump segue la sua linea basata sull’imprevedibilità, così da poter tenere aperta una via d’uscita alternativa fino all’ultimo.
Ma se l’altro giorno sembrava esserci ancora un piccolo spazio per la diplomazia, dopo il discorso di Khamenei, le parole del presidente USA sembrano indicare una sempre maggiore convinzione in un intervento militare americano. Non è scontato, ma appare sempre più difficile capire come Trump possa scartare di lato, a meno che non arrivino segnali concreti da Teheran.
La macchina militare è in moto. Una terza portaerei verrà dispiegata nel Golfo Persico. Arriverà settimana prossima, la Nimitz dovrebbe essere in zona tra un paio di giorno. Il segretario alla Difesa Hegseth ha dichiarato al Congresso, che quando e se Trump darà l’ordine, il Pentagono è pronto per eseguirlo. Secondo il New York Times, il presidente ha cambiato idea sul coinvolgimento USA dopo aver visto i successi ottenuti da Israele con i raid di questi giorni.
Ma dentro l’amministrazione e il partito repubblicano, le divisioni sono forti. L’ambiguià di Trump deriva anche da quello. Se una volta lo scontro era tra falchi e colombe, ora è tra falchi e isolazionisti. Quest’ultimi sono la base del movimento Maga e hanno come rappresentanti personaggi con Tucker Carson, volto della Fox Television, e Steve Bannon. Ci sono poi Maga che invece sono favorevoli all’intervento. Sono gli ultra tifosi di questo governo israeliano. Accanto a loro i vecchi repubblicani, come il senatore Lindsey Graham, che da sempre vogliono l’abbattimento del regime degli ayatollah. Nell’esecutivo le posizioni sono più sfumate. Si sa che il vice Vance è un isolazionista, ma in questo caso si è rimesso alla decisione di Trump. Gli stessi americani sono divisi. Secondo un sondaggio Cnn, il 48% è favorevole ai raid contro i siti nucleari iraniani, il 47% contrario.