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Trump-UK: cambierà la relazione speciale?

L’elezione di Donald Trump, oltre che sorprendere il mondo politico e mediatico britannico, ha rilanciato il tema della special relationship tra gli Stati Uniti e la madrepatria.

Regno Unito e Usa si erano lasciati con le dichiarazioni di Obama prima della Brexit. “Se uscite dall’Europa per noi sarete in fondo alla fila”, aveva dichiarato il presidente americano uscente in visita a Londra prima del referendum.

Trump però ha già fatto sapere che non terrà conto del monito di Obama; per il presidente eletto i rapporti con Londra rimangono sempre e comunque “speciali”.

La premier Theresa May, che venerdì sarà a Berlino per incontrare non solo Obama, ma anche Renzi, Merkel e Hollande, deve valutatre se, per l’interesse del Regno Unito, conviene allinearsi con gli altri Stati europei rispetto alla politica americana, o se sarà meglio portare avanti negoziati separati con Washington. Il tutto nell’ottica di una possibile uscita dal mercato unico post Brexit.

Il governo May ha già preso atto, con disappunto, che chi sembra avere più voce in capitolo in questo momento con Donald Trump è Nigel Farage. L’ex leader dello UKIP ha sostenuto Trump in campagna elettorale e ha già incontrato il presidente eletto, ben prima che questi abbia rivolto la canonica telefonata di cortesia a Theresa May.

E’ noto quanto Trump stimi Farage, non ha caso ha definito la vittoria “una Brexit al cubo”, e tra le nomine del suo nuovo governo ci potrebbe essere addirittura un posto per Farage, uscito di scena a luglio dalla politica britannica, in qualità di ministro per i Rapporti con l’Europa.

Dal punto di vista diplomatico però, i rapporti tra UK e Russia potrebbero incrinarsi qualora Trump tentasse un’alleanza con il Cremlino. Già da alcuni mesi il governo di Londra accusa la Russia di perpetrare crimini di guerra con in bombardamenti in Siria, condannando anche l’azione di Assad.

In generale l’atteggiamento di ostilità iniziale dei britannici nei confronti di Trump si è molto ammorbidito. Qualche mese fa il parlamento arrivò persino a discutere una petizione popolare per inibire l’ingresso a Trump nel Regno Unito e Boris Johnson, quando era ancora sindaco di Londra, dichiarò più volte che Trump non fosse adatto a ricoprire il ruolo di presidente.

Nella Gran Bretagna post Brexit anche il fattore Trump e il voto di protesta non possono più essere snobbati. Non a caso il sentimento popolare anti sistema ha portato il partito nazionale scozzese (SNP) a vincere le lezioni per due volte consecutive, e non è escluso che la Scozia possa presto avere un secondo referendum per l’indipendenza.

  • Autore articolo
    Daniele Fisichella
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    Tre anni di Chat Gpt. Il 30 novembre 2022 la società californiana Open AI metteva a disposizione degli utenti, gratuitamente, il primo software di intelligenza artificiale (IA). A distanza di tre anni c’è una bolla speculativa, generata dagli investimenti multi-miliardari nell’IA, che rischia di scoppiare su Wall Street. Non è escluso, però, che si sgonfi lentamente, senza provocare grossi danni. Un’ipotesi che i capi di Big Tech (le grandi società tecnologiche da Apple a Microsoft, da Google a Amazon, a Meta e a diverse altre) sembrano escludere, preferendo messaggi allarmistici. Sundar Pichai, amministratore delegato di Google-Alphabet qualche giorno fa ha detto: se scoppiasse una bolla nel settore dell'IA «nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi». Pubblica ha ospitato il giornalista e saggista Michele Mezza e la filosofa della scienza Teresa Numerico.

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    Al via le prove sulle tre materie del semestre filtro (chimia, fisica e biologia) per tutti i pre-iscritti a Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria, poi per tutti quelli che avranno passato i tre testi (scritti a risposta multipla) andranno in una graduatoria dove poi verranno ammessi a numero chiuso (per le università private e telematiche invece è rimasto lo sbarramento del test d’entrata). “Era difficile fare peggio del numero chiuso, ma la ministra c’è riuscita. Il numero chiuso spostato da settembre a gennaio è una ingiustizia in più e un favore ai privati”. Alessandro Bruscella, Coordinatore nazionale Unione degli Universitari, presenta il ricorso collettivo che da oggi verrà annunciato sotto il ministero con una manifestazione con Rete degli Studenti e altre organizzazioni. “Ci vuole un investimento strutturale, corsi di accesso aperti e poi specializzazioni anche a numero chiuso. Invece ci sono tagli ovunque”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli ad Alessandro Bruscella.

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