Approfondimenti

Tredici, la seconda stagione su Netflix

13 Reasons Why

Se avete un figlio adolescente, se siete un insegnante, se vi occupate in qualche modo di bullismo, è molto probabile che di Tredici sappiate già tutto. Per tutti gli altri, ecco un veloce riassunto: Tredici è una serie originale Netflix, ispirata a un omonimo romanzo per giovani adulti di Jay Asher, pubblicata sulla piattaforma streaming nella primavera 2017, e diventata in breve tempo una delle produzioni televisive più viste e discusse dello scorso anno.

Il titolo originale è 13 Reasons Why, cioè “13 ragioni”, 13 persone, una a episodio: i motivi per cui la sedicenne Hannah ha deciso improvvisamente di togliersi la vita. Prima di morire la ragazza ha infatti registrato 13 audiocassette per i 13 responsabili: noi le ascoltiamo insieme al protagonista Clay, timido e bravo ragazzo segretamente innamorato di Hannah, e scopriamo, tra flashback del passato e colpi di scena nel presente, un microcosmo scolastico complicato, e difficile da attraversare illesi.

Anche solo perché, in questi anni cruciali in cui l’identità dipende così tanto dall’opinione degli altri, e ogni fatto, gesto e situazione assumono significati assoluti e definitivi, è facile che gli altri facciano branco in modo stupido e cieco, egoista, conservatore. La prima stagione di Tredici, diventata un tam tam tra gli adolescenti, ha generato un dibattito acuto, su fronti contrapposti: in alcune scuole statunitensi è stata addirittura vietata, mentre in altri casi gli insegnanti hanno inviato comunicazioni ai genitori chiedendo di guardarla insieme ai figli; alcuni psicologi hanno messo in guardia dal rischio emulazione in cui si incorre sempre quando si parla di suicidio, altri hanno invece elogiato la capacità della serie di sottolineare come ogni scelta che tutti quanti facciamo, ogni giorno, possa avere ripercussioni piccole o grandi sugli altri.

https://www.youtube.com/watch?v=iSRjDDVLnCI

Soprattutto, Tredici – e non è scontato, per un prodotto pensato prima di tutto per i teenager – ha messo in scena una rete di rapporti sociali adolescenziali ancora fortemente maschilista e machista, dove chi non corrisponde a canoni binari di eterosessualità è più fragile e marginalizzato, e in cui è quasi totalmente assente un’educazione sessuale e al consenso.

Un universo scolastico che è già anticamera dell’attuale epidemia di violenze sessuali nei campus universitari americani. Tredici, come già il titolo lascia intendere, avrebbe dovuto concludersi dopo una sola stagione di, appunto, 13 episodi: ma ha avuto un tale successo da rendere quasi scontato il rinnovo a una seconda stagione, appena approdata su Netflix.

Potrebbe essere un tentativo di allungare il brodo (alle audiocassette, questa volta, si affiancano come ricorrente figura vintage, delle foto polaroid), oppure potrebbe cogliere l’opportunità per allargare il discorso iniziato, per approfondire un tema straordinariamente complesso. Prevediamo che, in un modo o nell’altro, farà ancora parlare di sé.

13 Reasons Why
Foto dal profilo FB di 13 Reasons Why https://www.facebook.com/13ReasonsWhy/

*giornalista per Film TV.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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