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Se questo è un terrorista – AGGIORNAMENTO

Aggiornamento delle 17.15

Nessun respingimento: il Giudice di Pace di Torino ha respinto al richiesta di estradizione verso il Marocco di Abdel Majid Touil, il 22enne che per cinque mesi è stato rinchiuso in carcere a Milano con l’accusa di aver partecipato allea strage del Museo del Bardo. “Siamo felicissimi – hanno commentato i legali Silvia Fiorentino e Guido Savio – è un bel momento. La mamma di Touil sta venendo in treno da Milano per prenderlo”. Touil si trova da tre giorni nel Cie di Torino. Da ora sarà libero.

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Abdel Majid Touil si trova al Centro di identificazione ed espulsione di Torino dal 28 ottobre. È stato mandato lì dalla Prefettura di Milano con in mano una carta di imbarco per il Marocco. Da immigrato irregolare, secondo il Viminale a cui risponde il prefetto, deve essere rimpatriato. Solo che la sua è una storia particolare: ha passato in carcere cinque mesi della sua vita per un errore e il ritorno in Nord Africa potrebbe vanificare la tutela che ha spinto i giudici della Corte d’Appello di Milano a rigettare l’istanza di estradizione in Tunisia. Un cortocircuito che, scrivono i suoi legali in un comunicato, ricorda il caso Shalabayeva.

Il 29 ottobre i legali di Touil Guido Savio, membro del direttivo dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi), e la collega Silvia Fiorentino, sono andati a trovarlo in cella. Di fronte ai loro occhi, un uomo totalmente sconvolto, irriconoscibile rispetto a pochi giorni fa: “Non riconosceva nemmeno l’avvocato Fiorentino, che era venuta a trovarlo solo lunedì”, spiega ai microfoni di Radio Popolare l’avvocato Savio. Nemmeno riconosceva la voce della madre, al telefono.

 

Guido Savio sulle condizioni di Touil

 

Il nome di Touil è stato sulle prime pagine di tutti i giornali il 20 maggio, quando la polizia di Milano, su mandato d’arresto internazionale spiccato dal Tribunale di Tunisi. Il ragazzo, 22 anni, la famiglia a Gaggiano, un paesino nell’hinterland milanese, è accusato di aver aiutato gli attentatori che al Museo del Bardo il 18 marzo 2015 uccisero 24 turisti. Appartiene a lui la scheda telefonica utilizzata dai terroristi per organizzare l’attentato. Ma c’è un elemento fondamentale che fin dai primi giorni dopo l’arresto lascia capire che qualcuno ha sbagliato. Touil il giorno dell’attentato del Bardo, quando doveva essere in macchina con i terroristi, era alla scuola di italiano a Gaggiano.

Il 27 ottobre pareva che la storia potesse finalmente chiudersi: la V Corte d’Appello del Tribunale di Milano ha decretato la scarcerazione del ragazzo e respinto la richiesta di estradizione in Tunisia. Nel Paese africano rischierebbe la pena di morte per l’accusa che gli pende sulla testa, motivo che impedisce qualunque rimpatrio. Ma Touil è irregolare ed è cittadino marocchino. Così Questura e Prefettura di Milano lo mandano al Cie, dove rischia l’estradizione. “Chi assicura che in Marocco non lo spediscano poi in Tunisia?”, si chiede Savio. Alla domanda risponderà il Tribunale con la sentenza di convalida per il rimpatrio, prevista per la mattinata del 30 ottobre.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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