Approfondimenti

The Handmaid’s Tale, la serie tv distopica sempre più vicina alla realtà

The Handmaid’s Tale

Questa è l’ultima rubrica sulle serie tv per questa stagione di Esteri, e l’idea era quella di anticiparvi alcuni tra i titoli più attesi dei prossimi mesi: le serie tratte da veri fatti di cronaca, per esempio, come In nome di Dio su Disney+ (che ripercorre un agghiacciante caso d’omicidio legato a una frangia fondamentalista dei mormoni), The Girl from Plainville su STARZPLAY (che rimette in scena il caso di Michelle Carter, l’adolescente che istigò al suicidio il proprio ragazzo tramite SMS), o Black Bird su AppleTv+ (su un giovane condannato per spaccio convinto dalla polizia a fare amicizia con un serial killer, in carcere, per estorcergli informazioni). Il 1° luglio arrivano le ultime due puntate extralarge di Stranger Things su Netflix, il 4 ricomincia Westworld su Sky, e ad agosto è attesa più che mai House of the Dragon, lo spinoff-prequel di Il trono di spade, ambientato ai tempi in cui la dinastia dei Targaryen dominava Westeros. Ci sarebbe piaciuto parlare di draghi sputafuoco o demoni provenienti dal Sottosopra, ma venerdì scorso la Corte suprema degli Stati Uniti ha deciso di ribaltare la fondamentale sentenza Roe v. Wade, quella che per 50 anni ha tutelato il diritto all’aborto legale e sicuro delle donne statunitensi. È stato automatico correre subito col pensiero a The Handmaid’s Tale, la cui quinta annata arriverà a settembre: la prima stagione era andata in onda nell’aprile 2017, subito dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa bianca, e la sua iconografia e i suoi slogan erano stati immediatamente adottati dall’attivismo femminista.

The Handmaid’s Tale, com’è noto, è tratto da Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, un romanzo distopico scritto nel 1985 che immagina gli Stati Uniti dominati da una dittatura teocratica, nella quale le donne sono state rese schiave sulla base della loro funzionalità riproduttiva. A Gilead – questo il nome del nuovo stato – le donne non sono davvero persone, ma uteri: quelle fertili, le ancelle, sono beni di lusso per l’élite al comando, le altre vengono suddivise in rigide classi tra mogli, domestiche ed educatrici della futura generazione di “schiave”. La sentenza che venerdì scorso ha abolito Roe v. Wade è arrivata dopo un lungo percorso accuratamente pianificato dalla destra antiabortista, e di cui le attiviste per i diritti delle donne erano ben consapevoli: un disastro al rallentatore, che non è stato possibile evitare, e che priva le donne della libertà di autodeterminazione sui propri corpi e sulla propria esistenza. La stessa Margaret Atwood, poche settimane fa, aveva scritto un articolo sulla testata The Atlantic, intitolato: “Ho inventato Gilead, ora la Corte suprema lo sta rendendo realtà”; ma è importante ricordare che tutto ciò che accade a Gilead, per stessa ammissione di Atwood, capita o è capitato, nella Storia, alle donne, specialmente a quelle non bianche (le gravidanze forzate durante la schiavitù, per rimanere in ambito statunitense, sono un fatto ben documentato).

Con agghiacciante tempismo, nei primi giorni di giugno, su HBO è andato in onda The Janes, un documentario, già passato al Sundance Film Festival, che ripercorre la storia di un’associazione clandestina di Chicago che, tra fine anni 60 e primi anni 70, aiutava le donne che volessero interrompere una gravidanza a effettuare un aborto illegale ma sicuro, evitando sia la criminalità organizzata sia i metodi casalinghi che spesso portavano alla morte per setticemia o avvelenamento. L’organizzazione era messa in piedi e gestita interamente da donne, che in breve impararono anche a praticare l’operazione esse stesse: oggi, ha raccontato la giornalista Jessica Bruder (l’autrice del reportage Nomadland), sempre sul The Atlantic, simili reti clandestine illegali stanno risorgendo in tutti gli Stati Uniti per fronteggiare il drammatico scivolamento indietro nel tempo che la sentenza della Corte suprema ha certificato e che già si sta riflettendo sulla vita e la libertà di migliaia di donne, in particolar modo quelle povere e appartenenti a comunità marginalizzate. In molti, da venerdì scorso, invitano a non disperarsi, anzi, semmai, a radicalizzarsi, un po’ come fecero le Jane di Chicago. Noi allora vi auguriamo buona estate con le parole di The Handmaid’s Talenolite te bastardes carborundorum, e blessed be the fight, benedetta sia la lotta.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 11/12 12:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 11-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 11/12 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 11-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 11/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 11-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 11/12/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 11-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 11/12/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 11-12-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 11/12/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 11-12-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 11/12/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 11-12-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 11/12/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 11-12-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 11/12/2025

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 11-12-2025

  • PlayStop

    Pubblica di giovedì 11/12/2025

    La legge elettorale e l'oro di Bankitalia. Le manovre diversive della maggioranza di destra, mentre i conti della legge di bilancio fanno fatica a tornare. Pubblica ha ospitato la costituzionalista Roberta Calvano e l’economista Sandro Trento.

    Pubblica - 11-12-2025

  • PlayStop

    A come Africa di giovedì 11/12/2025

    A cura di Sara Milanese.

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 11-12-2025

  • PlayStop

    LORENZA GENTILE - LA VOLTA GIUSTA

    LORENZA GENTILE - LA VOLTA GIUSTA - presentato da Ira Rubini

    Note dell’autore - 11-12-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di giovedì 11/12/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 11-12-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Interviste e Analisi di giovedì 11/12/2025

    Francesco Sacchi Capo-progetto Emergency Gaza ci racconta la situazione drammatica degli abitanti della Striscia tra mancanza di farmaci, cibo, restrizioni, attacchi e adesso pure il maltempo che travolge tende e accampamenti. Doron Meinert, colonnello in pensione dell'esercito israeliano e militante di spicco di "Guardare l'occupazione negli occhi" racconta l'attività di Protective Presence con cui si frappongono fisicamente tra le comunità palestinesi e la crescente violenza dei coloni ormai dilagata nella Valle del Giordano (intervista di Martina Stefanoni). Vittorio Agnoletto, dopo il caso San Raffaele, analizza la quantità di disservizi e mancanze della sanità privata senza che la Regione intervenga mai veramente: nel nome della sanità devoluta al profitto. Infine un appello per almeno un gesto di clemenza e umanità per le carceri italiane, lanciato da venti associazione e raccontato per noi da Caterina Pozzi, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti-CNCA: al presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie come alcuni dei suoi predecessori e ai magistrati di sorveglianza affinché concedano per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono (oltre a continuare a invitare il ministero della Giustizia a umanizzare, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni per i diritti dell'uomo, e modernizzare l'esecuzione della pena, e ad aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle associazioni, alle cooperative, agli enti locali, alle scuole, alle università).

    Presto Presto – Interviste e analisi - 11-12-2025

Adesso in diretta