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Clima, Cina e Usa ratificano l’accordo di Parigi

Alla vigilia del G20 la Cina e gli Stati Uniti hanno annunciato la ratifica dell’accordo per la riduzione delle emissioni di gas serra raggiunto l’anno scorso a Parigi alla Cop 21. Una decisione importante, che dà un grande impulso agli sforzi per farlo entrare in vigore alla fine di quest’anno. L’accordo infatti sarà operativo quando sarà ratificato da almeno 55 paesi che producono un totale del 55% delle emissioni globali. Insieme i due paesi producono il 38% di emissioni di C02 nel mondo. I 23 paesi che finora avevano ratificato il trattato sono responsabili solo dell’1%.

Mentre alla conferenza sul clima di Copenaghen 2009 i circa 200 paesi partecipanti si diedero l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale rispetto ai valori dell’era preindustriale, l’accordo di Parigi stabilisce che questo rialzo va contenuto “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020. Il testo prevede un processo di revisione degli obiettivi che dovrà svolgersi ogni cinque anni. Ma già nel 2018 si chiederà agli stati di aumentare i tagli delle emissioni, così da arrivare pronti al 2020. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire.

Sull’annuncio di oggi abbiamo chiesto un commento a Stefano Caserini, docente di Mitigazione del Cambiamento Climatico al Politecnico di Milano. “E’ importante che l’accordo entri in vigore velocemente, dice Caserini, e quella che arriva da Pechino e da Washington è una buona notizia. Ora speriamo che anche i paesi europei facciano la loro parte”.

Ascolta l’intervista di Lorenza Ghidini a Stefano Caserini

Stefano Caserini

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    Quando le povertà dei padri e delle madri ricadono sui figli e sulle figlie. In Italia il titolo di studio dei genitori condiziona le opportunità di di vita dei minori. La povertà educativa è diventata di fatto ereditaria. Sono gli ultimi dati dell’Istat a raccontare questa ingiustizia. Il 34% dei figli di genitori con un titolo di studio inferiore o uguale alla licenza media vive in condizione di “deprivazione materiale e sociale”. La percentuale crolla al 3% se i genitori sono laureati. L'ereditarietà della povertà educativa è anche un tradimento di un principio fondante della Repubblica. L’articolo 3 della nostra Costituzione, la seconda parte, assegna un compito preciso allo stato, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto l’uguaglianza tra i cittadini. Un compito evidentemente non svolto, vista la permanenza della disuguaglianza. Pubblica ha ospitato oggi la sociologa Chiara Saraceno.

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