
La versione ufficiale è che l’abbiano trovato oggi nella sua macchina in una cittadina poco distante da Mosca, morto, con accanto la pistola che il collega di governo, il ministro degli interni gli aveva regalato nel 2023. Roman Starovoyt ha chiuso così la sua carriera e la sua vita. Suicidio, dicono le autorità. Fino a qualche ora prima era il ministro dei trasporti della federazione russa. Licenziato da Vladimir Putin lunedì mattina. Perché? Non c’è spiegazione ufficiale. Si sa solo che nel weekend il traffico aereo civile russo è rimasto bloccato dallo sciame di droni lanciati dagli ucraini sugli aeroporti: 485 voli cancellati, 88 dirottati, 1900 in ritardo. Milioni e milioni di rubli di danno per le casse dello Stato. Si sa anche che ieri, un’esplosione ha danneggiato una petroliera nel porto di Ust Luga, nella regione di Leningrado. Il ministero dei trasporti aveva annunciato un’inchiesta per quella che è la sesta strana esplosione a bordo di una petroliera russa dall’inizio dell’anno. Il doppio colpo subito in due giorni può aver determinato il destino politico di Starovoyt. Ma la morte? Tre giorni fa è morto, cadendo da una finestra, Andrei Badalov, il vicepresidente della Transneft, l’azienda di stato che si occupa degli oleodotti. Anche in questo caso, è stato classificato come suicidio. Dall’invasione dell’Ucraina, prima di Badalov, erano morti in circostanze misteriose diversi altri dirigenti di aziende private e di stato nel settore energetico, la cassaforte dell’economia russa: quattro della Lukoil e quattro di Gazprom. Ai loro nomi, si aggiunge adesso quello di Starovoyt. La cui morte diventa ancora più misteriosa se si leggono le notizie riportate da alcuni media e canali telegram russi. Novaja Gazeta Europe scrive che una fonte vicino agli investigatori avrebbe detto alla televisione RBC che il corpo di Starovoyt sarebbe stato trovato sabato e non oggi, come detto dalle autorità. Sarà difficile sapere la verità. Ma una cosa appare chiara. Anche la sua morte dovrebbe essere collegata al tesoro di Mosca, l’energia e, forse, alla flotta fantasma con cui violano l’embargo del petrolio.