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Potenti ancora più ricchi con la guerra civile

L’élite politica e militare del Sud Sudan si è arricchita durante la guerra civile scoppiata nel dicembre del 2013 tra il presidente Salva Kiir (nella foto) e il suo ex vice Riek Machar. Lo denuncia un rapporto commissionato dall’attore George Clooney nel quale proprio Kiir, Machar e altri generali sono accusati di aver tratto profitto dalla guerra. Il documento, intitolato “I crimini di guerra non dovrebbero rendere”, è stato redatto dopo due anni di raccolta di prove e testimonianze. Nel testo si legge che “alti funzionari responsabili delle atrocità di massa in Sud Sudan sono riusciti allo stesso tempo ad accumulare fortune, nonostante gli stipendi modesti del governo”.

Sono circa due milioni e mezzo le persone che, a causa della guerra, sono state costrette ad abbandonare le proprie case, milioni quelle che necessitano di assistenza alimentare.

Le atrocità sono state commesse su base etnica, lo stupro di massa usato come arma di guerra e abusi dei diritti umani sono stati documentati anche dall’Onu.

“Questa guerra è tra fazioni rivali di una rete cleptocratica che cerca di ottenere il controllo dello Stato”, si legge nel rapporto. Si dice ancora che la moglie del presidente Kiir e almeno sette dei suoi figli sono collegati a una serie di imprese nate a conflitto scoppiato. Anche il figlio dodicenne di Kiir ha una quota del 25 per cento in una holding. Inoltre si ritiene che una società legata al cognato del presidente del Sud Sudan, il generale Gregory Vasili Dimitry, abbia fornito combustibile ai militari.

Inoltre le famiglie Vasili e Kiir detengono interessi in quasi due dozzine di aziende. “Sono stato colpito dalla vastità di settori in cui sono coinvolti questi alti funzionari”, ha detto uno dei redattori del rapporto ai giornalisti ai quali lo ha presentato.

“Stiamo parlando di tutto, dalle compagnie linee aeree alle banche, compagnie petrolifere, compagnie minerarie, casinò”, ha aggiunto. “Pare che un numero molto ristretto di persone controlli una grande fetta dell’economia del Sud Sudan. E molte di queste persone sono al potere”.

Machar è invece accusato di essere legato a un’azienda di armi ucraina attraverso un intermediario russo. Si legge sempre nel rapporto: “Quello che abbiamo trovato sul vice presidente Machar è che ha condotto negoziati per vendere la produzione petrolifera del Paese per ottenere mezzi di difesa, per aver armi per alimentare la sua ribellione. Abbiamo anche trovato prove che un suo nipote è stato coinvolto nella presa violenta e ostile di una azienda di sicurezza attiva in Sud Sudan”.

Il documento poi è corredato da foto di ville lussuose di politici e generali sud sudanesi in Kenya, Uganda, Etiopia e Australia. Kiir e Machar hanno appartamenti lussuosi nello stesso quartiere di Nairobi. Anche il capo di Stato Maggiore, il generale Paul Malong Awan, è accusato di avere interessi economici insieme a Kiir e la sua famiglia.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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