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Su Aleppo le micidiali bombe anti bunker

Aleppo è in rovina. La città siriana nel Nord ovest del Paese è sotto un attacco feroce.

Le forze russe e quelle pro Bashar al Assad, stanno riconquistando giorno dopo giorno strade, rioni e quartieri interi. Le milizie armate dell’opposizione sono costrette a ritirarsi. Ora è soprattutto la zona est di Aleppo a essere nel mirino. In mezzo a questa pioggia di bombe i civili.

L’accesso alle cure mediche è ormai estremamente limitato e pericoloso, denuncia Medici senza frontiere: negi ultimi giorni ci sono stati almeno 23 attacchi documentati e solo otto ospedali sono ancora attivi da quando l’assedio è cominciato, lo scorso luglio. Perché di assedio si tratta.

Ora che i negoziati sono saltati, Mosca e Damasco stanno aumentando il fuoco con l’esplicita volontà di riconquistare totalmente la città e in seguito il resto del Paese. E per farlo potrebbe essere necessario disintegrare Aleppo. Bombe indiscriminate, quindi anche su obiettivi civili. Tra questi rientrano appunto anche gli ospedali. Aleppo in alcuni quartieri è già una città fantasma. Ci ricorda Beirut. E alcuni quartieri della più vicina Sarajevo. Ma potrebbe diventare una nuova Srebrenica, dice lo stesso inviato dell’Onu Staffan de Mistura. Siamo già di fronte a un effetto collaterale che tutti vedono. Di cui prevedono l’entità ancora più tragica.

Ma quanto ancora deve succedere per fermare questa deriva di morte? Perché anche se il peggio è alle porte, già ora ad Aleppo si vive un inferno. A detta di quotatissimi esperti militari, le forze russe stanno adottando per la città lo stesso trattamento di Grozny. La città cecena che venne completamente rasa al suolo. La ragion di stato che in questo caso si è basata sulla guerra per conservare il potere del Cremlino su questa Repubblica dalle velleità indipendentiste, ha portato a trasformare Gronzy in polvere, uccidendo migliaia di civili. Ora Mosca sarebbe pronta a replicare lo stesso copione.

Lo dimostra anche con l’uso di bombe sofisticate nel loro intento di devastazione: le “Bunker Buster Bombs”, cioè le bombe anti-bunker. Di fatto micidiali missili pilotati in grado di distruggere in estrema profondità. Raggiungono appunto i bunker, i tunnel e li fanno letteralmente saltare in aria lasciando enormi crateri.

L’uso di queste armi, è il segnale, secondo gli analisti militari, di una nuova decisiva escalation nella guerra. Il regime di Damasco è pronto ad andare fino in fondo e questo è possibile con il supporto russo. E lo farà anche se occorrerà lasciare terra bruciata. Perché quelle bombe, le Bunker Buster Bombs, non faranno distinzione nel loro messaggio di morte tra i bunker dei guerriglieri e le cantine dei civili, in cerca di un rifugio dall’inferno.

Effetti collaterali. Popolazione civile in pericolo è la rubrica a cura di Cristina Artoni, in onda ogni lunedì su Radio Popolare alle 9.33

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    Cristina Artoni
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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