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Spagna, va a ruba il francobollo che celebra i 100 anni del Partito comunista

Spagna. Va a ruba il francobollo che celebra i 100 anni del Partito comunista, i tentativid ella destra di bloccare le vendite

Doveva essere la tiratura di un francobollo come tanti. L’emissione commemorativa dei cento anni del PCE, il Partito Comunista Spagnolo. Un genere, quello dei francobolli e delle monete commemorative, riservato a persone o fatti considerati del passato, poco rilevanti nel presente. Degni appunto di essere commemorati.

D’altronde il Partito Comunista Spagnolo ha rinunciato a presentare la sua sigla alle elezioni dal 1992, quando ha confluito nella coalizione di partiti di sinistra Izquierda Unida.

E invece il francobollo per i 100 anni del PCE, emesso da Correos, le poste spagnole, a metà novembre, si è trasformato in esempio di “cancel culture” della destra. Un episodio della guerra culturale che in Spagna, come ne resto d’Europea, i movimenti conservatori e neofascisti stanno combattendo contro l’identità della sinistra.

Lo scorso 10 novembre, Correos, aveva annunciato una tiratura di 135 mila esemplari de francobollo del centenario del PCE – fondato nel 1921, come del resto il Partito Comunista Italiano. L’immagine scelta era il simbolo comunista per eccellenza: falce, martello e stella rossa con i colori della repubblica spagnola: rosso, giallo e viola a cui è stato aggiunto anche il verde. Una repubblica, quella spagnola, che fu travolta dall guerra civile del 1936, iniziata dal generale fascista Francisco Franco contro il governo del Fronte Popolare, una coalizione di comunisti, socialisti e altre forze progressiste.

Ma l’iniziativa non è piaciuta per niente al Partido Popular – il principale partito conservatore spagnolo – e Vox – l’equivalente iberico di Fratelli d’Italia. Le due formazioni politiche hanno accusato il partito comunista di usare un servizio pubblico, le poste, a fini di propaganda e hanno resuscitando anche una delle “fake news” della guerra civile. E cioè che il Partito Comunista è uno dei principali responsabili della guerra civile spagnola, quando a iniziarla è stato il colpo di stato del “generalissimo” Francisco Franco.

La guerra culturale anticomunista è arrivata anche Parlamento Europeo, dove Vox e il Partido Popular hanno chiesto di censurare pubblicamente le poste spagnole e il governo socialista di Pedro Sánchez per “incitare a una ideologia criminale”.

Insomma falsità e distorsioni storiche con l’unico obiettivo di riscrivere la storia e gettare fango sulla coalizione tra i socialisti e Podemos. C’è pero’ chi è andato oltre, come l’associazione ultra cattolica Avvocati Cristiani, che ha presentato una denuncia presso il tribunale di Madrid

In una dichiarazione postata su Twitter, una portavoce dell’associazione ha affermato che i membri del partito comunista fanno parte del governo e quindi è stata violata la neutralità dello stato. “E poi i comunisti si sono resi responsabili della morte centinaia di cattolici durante la guerra civile”, ha aggiunto. Senza ricordare però che fino al 1977 il PCE è rimasto e che i suoi militanti sono stati perseguitati per anni dal regime franchista.

La magistratura, sorprendentemente, ha accolto la richiesta di misure cautelari e ha paralizzato l’emissione del francobollo. Per il segretario del PCE, Santiago Lorenza, la decisione della giudice titolare era priva di motivazione, sottolineando che in passato aveva collaborato con il governo conservatore di Mariano Rajoy.

In fin dei conti però la sospensione è durata appena 4 giorni, il tempo di ascoltare le parti e riconoscere che non c’è stata nessuna irregolarità nel procedimento di emissione. Il 18 novembre il francobollo era già di nuovo in vendita, convertito dalla polemica in un successo di vendita.

La prima tiratura è andata esaurita in pochi giorni e le poste spagnole hanno dovuto stampare altri 300 mila francobolli con la falce e il martello, arrivando quasi al mezzo milione. Cifre che superano anche le migliori tirature, se pensiamo che nel 2018, per i 50 anni del Re Filippo ne vennero stampati appena 200 mila.

In internet si è già scatenata la corsa agli ultimi esemplari, e anche alla speculazione. Il prezzo a francobollo, da 0,75 centesimi è lievitato fino ai 5 euro. Insomma, dopo la censura, e forse anche grazie proprio a questo tentativo di censura, il francobollo comunista si è trasformato in un elemento da collezione. Un esempio di giustizia poetica e di come la “cancel culture” della destra può convertirsi in una vittoria comunista.

  • Autore articolo
    Giulio Maria Piantadosi
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