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Scuole a pezzi

Scuole che crollano a pezzi. Letteralmente. Alcuni pezzi di intonaco – da una superficie di circa 2 metri quadrati – sono caduti dal soffitto, durante la lezione di italiano all’interno della classe terza A della scuola secondaria di primo grado “Alessandro Manzoni”, a Rho.

Un “incidente” previsto. Una perizia eseguita sui locali l’aveva preannunciata. I  detriti, per fortuna non pesanti, hanno colpito due studenti, entrambi tredicenni, un maschio e una femmina. Sono rimasti leggermente graffiati alle braccia e alle mani, per precauzione e per le medicazioni sono stati accompagnati al pronto soccorso. L’edificio è stato evacuato.

Per Adriana Bizzarri, dell’associazione Cittadinanza Attiva, questo crollo non è certo una sorpresa. “Da anni censiamo gli episodi come questo nelle scuole italiane. Quest’anno ne avevamo già censiti 31, e mancano ancora tutti i mesi che ci portano fino a dicembre”.

Voi avete fatto un ricerca a livello nazionale…

“La facciamo da 14 anni. La situazione non è certo facile. In una scuola su tre mancano gli interventi di manutenzione, in una scuola su sette abbiamo invece lesioni strutturali visibili, come il distacco di intonaco nelle aule e nei bagni”.

Perché la manutenzione non viene fatta ?

“Perché dicono che mancano le risorse. In realtà, noi abbiamo visto che la situazione cambia da città in città. Le amministrazioni virtuose hannop messo la sicurezza dell’edilizia scolastica come una delle priorità…”

Può darci l’elenco dei buoni e dei cattivi ?

“Preferirei di no. Posso dire che nel centro nord ci sono molte amministrazioni virtuose, ma evitiamo di dare pagelle. Ci sono situazioni, come quella di Milano, dove si è lavorato molto e bene per togliere l’amianto dagli edifici scolastici, ma poi si sono verificati degli episodi come il crollo nella palestra di una scuola di una settimana fa. Insomma, abbiamo luce e ombre dappertutto.  Detto questo, ci vuole una politica su questo punto almeno decennale”.

Cosa può dirci dell’opera del governo Renzi in questo campo ?

“E’uno dei pochi governi ad aver scomesso su questa priorità. Ci lavora da un anno e mezzo. E’ancora troppo poco il tempo. A noi interessano le scuole sicure e non le scuole “belle”.  Per cui, vorremmo soprattutto interventi sulla questione strutturale e non su manutenzioni di “facciata”. Comunque sia, il lavoro iniziato, se verrà portato avanti in futuro, darà i suoi frutti”.

La vostra ricerca dice che il 73% delle scuole si trova in zone a rischi sismico…

“Purtroppo su questo è stato fatto veramente poco. Chiedevano che venisse dato seguito alla legge che prevedeva l’obbligo di un’anagrafe degli istituti scolastici presenti nella zone sismiche per poter poi fare delle verifiche sulla loro vulnerabilità sismisca. Ma purtroppo questo non è avvenuto. Noi dobbiamo sapere quale è la reale situazione delle nostre scuole per sapere quanti soldi ci vogliono per metterle a posto”.

 

Leggi qui il rapporto di Cittadinanza Attiva

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    Redazione
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