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Caos cattedre, la partenza è in salita

Pronti, via. La scuola riparte. Da oggi tornano sui banchi gli studenti di elementari, medie e superiori in otto regioni: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Entro la settimana tutti in classe. I problemi però non mancano, a partire da quelli generati dal Concorsone per gli insegnanti precari. Come denuncia il mensile “Tuttoscuola”, le operazioni di correzione e completamento della prova per i docenti sono in grave ritardo: solo il 35 per cento delle graduatorie è completato così molte cattedre resteranno scoperte.

Mancano tre giorni alla scadenza finale del 15 settembre e i giochi ormai sono fatti: almeno 900 delle quasi 1500 (1.484) graduatorie di merito, previste per concludere tutti i concorsi, non potranno essere approvate in tempo utile per le nomine dei vincitori. Per quest’anno. Più del 60% delle graduatorie del concorso saranno pronte dopo il 15 settembre, nei prossimi mesi, e produrranno vincitori soltanto dal 2017-18.  Sostanzialmente il concorso sta slittando avanti di un anno. Si sono pagati i tre mesi di ritardo nel bando del concorso, previsto dalla legge 107 entro l’1 dicembre 2015 e avvenuto invece solo a fine febbraio 2016.

Ma non basta. Ci sono migliaia di insegnanti che hanno vinto il concorso, ma non insegneranno perché per loro non c’è posto. Come spiega Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief: «Mancano i posti liberi. Il Miur, infatti, non li ha accantonati e sono stati probabilmente utilizzati per tamponare il caos estivo sulla nuova mobilità su ambiti territoriali. Se la stessa situazione si ripeterà nel prossimo biennio, i vincitori del concorso perderanno l’immissione in ruolo». Cioè fra tre anni per insegnare dovrebbero partecipare di nuovo al concorso. «È una truffa» conclude Pacifico, e annuncia ricorsi.

La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha provato sabato a rassicurare i vincitori: «Sento parlare di concorso truffa, di vincitori che non saranno mai assunti, ma voglio rassicurare gli insegnanti che non sarà così». L’assunzione, precisa la ministra, avverrà nell’arco dei tre anni di validità delle graduatorie di merito e avverrà regolarmente come previsto dalla Buona Scuola.

Tutto questo, senza dimenticare il problema dei trasferimenti, con gli insegnanti spostati sul territorio nazionale e il rischio che anche questo rallenti l’entrata a regime delle lezioni. Con le richieste di congedi, aspettative e certificati di malattia.

Su questo, complicato, avvio di anno scolastico abbiamo sentito Alex Corlazzoli, insegnante, giornalista e blogger.

Ascolta l’intervento di Corlazzoli

corlazzoli-scuola

Anche per i dirigenti scolasti questo inizio anno è particolarmente difficoltoso. Laura Barbirato è dirigente scolastico all’Istituto comprensivo Monteverdi di Milano e reggente in un’altra. Oggi, primo giorno di scuola, è ancora alla ricerca di 21 insegnanti, che non trova. In questa intervista ci ha spiegato in modo dettagliato tutte le difficoltà di questo inizio d’anno scolastico, del fallimento della chiamata diretta, del paradosso di avere un numero di docenti di ruolo aumentato, ma con più cattedre vuote.

L’intervista di Roberto Maggioni a Laura Barbirato
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    Alessandro Principe
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    Legge sul consenso, il governo non può tornare indietro

    La legge sul consenso si ferma al Senato perché la presidente della Commissione Giustizia Giulia Buongiorno vuole correggerla, ma la Lega esprime anche dubbi generali sulla necessità di una legge che definisca il consenso. Secondo Alessandra Maiorino, vice-capogruppo M5S Senato e Coordinatrice Comitato Politiche di Genere e Diritti Civili: “Da noi al Senato il provvedimento è arrivato tardi, da una parte c’è una questione strumentale per cui la Lega vuole più tempo, dall’altra parte c’è una questione reale, vogliamo leggere e approfondire il testo, quindi non trovo lunare la richiesta di prendere più tempo”. Insomma l’accordo c’è per approvare la legge. “L’importante è che il 609 bis che punisce la violenza sessuale agita finora con violenza, minaccia o abuso di potere, sia adegui a quello che dice la giurisprudenza: non servono il sangue, i lividi, le botte o le minacce perché ci sia violenza sessuale, basta che quell’atto sia stato compiuto senza il consenso della donna”. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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