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San Lorenzo, quartiere rosso che non c’è più

giustizia per Desirée - Roma

La scritta “giustizia per Desirée” e i cuoricini disegnati con la vernice rossa sul cancello di ferro è l’unica cosa che mette d’accordo tutti quelli che sono accorsi in via dei Lucani dalle varie zone di San Lorenzo.

Troppo drammatico ciò che è accaduto dietro quel cancello, in un capannone abbandonato da anni e rifugio da almeno cinque di sbandati e spacciatori. Una ragazza di sedici anni è stata violentata e uccisa dentro quello stabile. È l’evento più grave degli ultimi anni che ha scosso una comunità che un tempo era unita da una storia comune, che rendeva unico quel quartiere, simbolo della resistenza dopo il bombardamento del luglio 1943, descritto mirabilmente nella pagine di “La storia” di Elsa Morante, e Medaglia d’oro al valor militare.

Ora San Lorenzo è cambiato, ha subito una trasformazione che l’ha divisa in due: da una parte gli abitanti sempre più stanchi del degrado, della sporcizia, delle aree abbandonate, come in via dei Lucani lungo lo scalo di San Lorenzo, accanto alle bellissime mura romane. Dall’altra parte gli studenti, chi “viene da fuori”, studenti della Sapienza, l’Università che si trova a poche centinaia di metri da lì, universitari fuori sede oppure ragazzi romani che frequentano San Lorenzo per la movida serale.

Una contrapposizione che è emersa nel primo pomeriggio davanti a quel cancello, quando si è saputo che sarebbe arrivato Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, che già al mattino aveva annunciato la sua visita con lo slogan delle “ruspe in azione” contro gli immobili occupati lamentandosi del degrado di Roma.

Si sono radunate per prime le ragazze di “Non una di meno“, per protestare contro l’ennesimo femminicidio, ma anche contro la visita del capo della Lega, accusato di strumentalizzare la morte di Desirée per la sua campagna elettorale permanente, un’accusa del resto condivisa anche dal centrosinistra.

Viene oggi, ma è in ritardo perché è da tempo che la situazione è questa – dice una ragazza che ha raggiunto il presidio per contestare Salvini – ora se la prenderanno ancora di più con gli stranieri, ma questo omicidio avrebbe potuto compierlo anche un bianco, il problema – prosegue – è che San Lorenzo non è più un quartiere sicuro per i ragazzi che ci vivono, soprattutto per noi ragazze“.

E rispetto ai contrasti con gli abitanti, per la studentessa si tratta di una “contrapposizione ambigua, gli abitanti si ritengono una cosa a sé stante rispetto a noi, ci dicono “noi l’abbiamo fatto il quartiere” e ci vivono come in un clan“. È la spia di un disagio generale e di una metamorfosi nella quale i più anziani non si riconoscono più. Lentamente spariscono le botteghe artigiane tipiche di San Lorenzo, molte case diventano dormitori per gli studenti, che pagano a gran prezzo, fino a 500 euro, un posto letto.

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E accade anche che molti se la prendano con gli stranieri accusandoli della sporcizia, dell’immondizia sui marciapiedi o delle bottiglie lasciate per strada; al di là del reale degrado della zona dove è stata uccisa la ragazza, luogo di spaccio e di riparo per senzatetto, denunciato da tempo dagli abitanti che hanno chiesto più controlli.

Da circa cinque anni è così” – racconta Emiliano Venturini, presidente del comitato di quartiere di San Lorenzo, un uomo di circa 40 anni che ci tiene a dire di essere di sinistra, di aver avuto nella sua famiglia nonni e parenti deportati nei campi di concentramento. L’impressione è che l’appartenenza di sinistra sia una cosa importante, ma che riguarda più il passato che il presente, categorie alle quali nemmeno a San Lorenzo si riconoscono più.

Noi denunciamo questa situazione ben da prima che venisse Salvini, ma questo non ha cambiato il nostro modo di vedere le cose e il nostro atteggiamento, non si sono mai verificati attacchi da parte dei cittadini verso gli stranieri, come è accaduto altrove, (il riferimento è al Tiburtino III, agli attacchi di Casapound contro gli immigrati) anzi li abbiamo aiutati in molte occasioni, ma di fronte ad un fatto così grave è normale che la gente possa pensare che ciò che è stato fatto non è servito a nulla, e anche la sinistra – continua il rappresentante del comitato di quartiere – deve farsi un esame di coscienza per capire quale posizione prendere per scongiurare che luoghi di memoria storica come San Lorenzo arrivino ad inneggiare a Salvini“.

E infatti se molti ragazzi hanno contestato Matteo Salvini, impedendogli di avvicinarsi, salvo poi tornare nel pomeriggio quando non c’era più nessuno per lasciare una rosa davanti al cancello, altri abitanti invece lo hanno applaudito dicendo “salvaci da ‘sta giungla“. E dopo che il capo della Lega se ne è andato hanno continuato a discutere animatamente tra loro sulla strada.

Non è la prima volta che la violenza sessuale e la morte di una donna a Roma per mano di uno straniero, diventa tema di campagna elettorale e di scontro politico. L’omicidio di Giovanna Reggiani nel 2007 segnò la svolta che portò alla vittoria di Alemanno contro Rutelli, una campagna elettorale vinta sul tema della sicurezza.

Salvini ha vinto le elezioni soffiando sul fuoco della paura e dell’immigrazione e ora lo impone anche su Roma, rendendo ancora più debole la gestione politica di Virginia Raggi, che se sarà condannata nel processo a suo carico per il caso Marra, dovrà dimettersi e dopo l’eventuale commissariamento Salvini vede già sullo sfondo l’alleanza con Giorgia Meloni e la conquista per la Lega anche della Capitale.

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    Anna Bredice
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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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