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Sala verso le primarie di Milano

 

Il cammino di avvicinamento di Giuseppe Sala alla candidatura a sindaco di Milano ha fatto un altro passo in avanti. Nel giorno della nomina da parte del governo nel consiglio di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, il commissario unico a Expo 2015 non ha escluso una sua partecipazione alle elezioni comunali della primavera prossima. Quest’estate aveva fatto sapere di non temere eventuali primarie.

Il centrosinistra ha deciso che le primarie per decidere chi sarà il proprio aspirante successore di Giuliano Pisapia saranno il 7 febbraio. Questa data è troppo ravvicinata per Sala, che ha già annunciato che lavorerà per Expo almeno fino al 31 dicembre 2015. C’è infatti da far partire lo smontaggio dei padiglioni che saranno dismessi il 31 ottobre, ultimo giorno dell’Esposizione. Proprio l’attivismo del commissario in queste operazioni ha creato qualche frizione con Luciano Pilotti, il presidente di Areaexpo, la società proprietaria dei terreni del sito. Areaexpo dovrebbe infatti occuparsi della prossima fase, anche se i tecnici che hanno lavorato alla realizzazione dell’evento sono per la gran parte di Expo spa.

Proprio Cassa Depositi e Prestiti, dove è stato nominato Sala, entrerà probabilmente nell’azionariato di Areaexpo, e dovrebbe finanziare il riuso del sito con cinquecento milioni di euro, su un miliardo. Sull’area dovrebbero essere costruiti un acceleratore di particelle (un piccolo Cern di Ginevra), la nuova sede delle facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano e un incubatore di imprese. Inoltre Sala è stato manager di Telecom, e Cdp sosterrà anche il piano nazionale per il cablaggio con la banda ultralarga, comunque un incarico all’altezza dell’esperienza.

Ciò che dunque serve a Sala è lo spostamento più avanti delle primarie, fissate a Milano, come si diceva, per il 7 febbraio. Il partito democratico starebbe pensando di far svolgere le competizioni per tutti i candidati delle grandi città il 28 febbraio, considerando anche l’ipotesi che le elezioni siano fissate il 12 giugno.

Altra condizione, seppure non indispensabile, è che la sinistra sia fuori dall’alleanza di centrosinistra. Rifondazione Comunista ha già annunciato che non farà parte della prossima coalizione, come stabilito a livello nazionale. Sinistra Ecologia e Libertà sta cercando di costruire una nuova lista con i Comitati per Milano di Pisapia e una parte di Possibile, restando dentro il centrosinistra. Un pezzo del partito, maggioritaria negli organismi nazionali, non vuole più allearsi con il Pd, ed è il settore legato all’Altra Europa.

Se tutte queste condizioni si verificassero, finirebbe l’anomalia di Milano con una sinistra di governo, e la città potrebbe essere allineata al quadro politico nazionale, magari attraverso una lista civica di Sala, in cui potrebbero entrare esponenti del mondo moderato.

  • Autore articolo
    Fabio Fimiani
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    Di Cesare: “Sul fascismo c’è una mancanza di vigilanza culturale ed etica”

    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    Pubblica di martedì 02/12/2025

    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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