Approfondimenti

Rohingya, l’esclusione di Stato

Si chiamano Rohingya ma il loro nome è bandito.

Come cancellata è la loro identità su questa Terra e repressa nel caso venisse rivendicata.

Sono le popolazioni che appartengono a un gruppo etnico di fede musulmana che risiede principalmente nel nord dello stato birmano dell’Arakan, al confine con il Bangladesh.

I Rohingya non sono riconosciuti come minoranza dal governo centrale. Ma questo è solo uno degli aspetti della realtà quotidiana di queste comunità perseguitate da sempre in Birmania e a cascata nella maggior parte dei paesi del sud-est asiatico.

Tanto che le Nazioni Unite definiscono i Rohingya uno dei popoli più discriminati del mondo.

Un accanimento che non è diminuito con l’arrivo ai vertici del potere di Aung San Suu Kyi.

The Lady, insignita del Premio Nobel per la Pace e considerata un simbolo dei diritti civili e democratici, il mese scorso ha messo in guardia Washington sottolineando che il termine “Rohingya” non deve più essere utilizzato. Non c’è posto per loro nella Birmania a maggioranza buddista. Con la Lega Nazionale per la Democrazia, partito al potere dopo decenni di dittatura militare, i Rohingya restano dei bengalesi musulmani. Ossia degli stranieri da escludere.

Ma perché questa chiusura ottusa e discriminatoria? Andiamo per gradi e cerchiamo di ricostruire a grandi linee la storia di queste comunità e le radici dell’odio.

Nello stato dell’Arakan, vive quasi un milione di Rohingya, su una popolazione di quattro milioni di persone. Sono privati dei diritti più elementari, dalla cittadinanza alla libertà di culto. Vivono in campi profughi in condizioni disperate, sostengono alcuni testimoni. Difficile avere informazioni di prima mano perché lo stato è inaccessibile ai giornalisti.

I villaggi sono da decenni nel mirino di attacchi xenofobi. Lo scorso anno i monaci buddisti del movimento estremista 969 hanno messo a ferro e fuoco intere zone dove vivevano comunità rohingya. Almeno 6 mila persone si sono viste costrette a fuggire su alcune imbarcazioni di fortuna per trovare riparo in Malesia, Thailandia e Indonesia.

Respinti in acque internazionali, sono rimasti per lunghi giorni alla deriva nell’Oceano Indiano in cerca di un approdo. Un inferno che si ripete a diverse latitudini, ma che per i rohingya sembra non avere mai fine. Infatti queste comunità non sono considerate birmane dal 1982, da quando la dittatura, con l’obiettivo di compiere una pulizia etnica attraverso la legge sulla nazionalità, li ha ridotti allo status di apolidi.

Sono 32 le etnie che rappresentano quella che è definita dal regime la “razza birmana”. Tra queste non figura la rohingya, perché la loro provenienza è oggetto di diverse interpretazioni storiche. Per alcuni studiosi le comunità sono originarie dell’Arakan, lo stato di frontiera con il Bangladesh. Altri storici li considerano discendenti di commercianti e soldati arabi, mongoli, turchi e bengalesi che si sono convertiti all’Islam nel XV secolo.

Secondo invece la propaganda ufficiale, il loro arrivo in Birmania risalirebbe solo alla fine dell’800 e sarebbe legato alla politica di immigrazione messa in piedi durante la colonizzazione. Gli inglesi avrebbero favorito le comunità rohingya a discapito delle altre etnie, applicando la classica formula delle potenze coloniali di “divide et impera”.

Da allora sono considerati dei traditori per essersi schierati con gli inglesi durante le rivolte per l’indipendenza birmana, e ancora per aver combattuto con l’esercito britannico durante la II guerra mondiale.

Ecco le radici profonde del dramma quotidiano di un intero popolo, che ha provocato a catena effetti collaterali dolorosi nella storia di migliaia di persone. Per tutelare la maggioranza buddista del Paese, anche Aung San Suu Kyi ha preso la sua posizione. Tanti anni fa la intervistammo, quando la sua vita era sospesa tra la prigione e gli arresti domiciliari nella residenza di Rangoon. Ci disse che il suo modello di riferimento nella battaglia per la democrazia e la libertà del suo Paese era Nelson Mandela.

Siamo sicuri che Madiba, di fronte ad una pulizia etnica sistematica come quella in corso contro i rohingya, avrebbe spiazzato un intero Paese pur di rompere catene dell’odio endemiche.

Effetti collaterali. Popolazione civile in pericolo è la rubrica a cura di Cristina Artoni, in onda ogni lunedì su Radio Popolare alle 9.20

Ascolta la puntata

Effetti collaterali Birmania

  • Autore articolo
    Cristina Artoni
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 25/11 12:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 25-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 25/11 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 25-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 25/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 25-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 25/11/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 25-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Le comedians contro la violenza sulle donne al Teatro Lirico di Milano

    Oggi a Cult Mary Sarnataro ci ha parlato di “Zitte mai!”, la serata speciale in scena al teatro Lirico di Milano, che un gruppo di comedians, capitanate da Deborah Villa, dedica all'associazione Cerchi nell'Acqua, che da anni è vicina alle donne vittime di violenza. A partire dalla libertà di esprimersi, la prima che viene a mancare quando una relazione diventa prevaricante, l'appuntamento sarà l'occasione per riflettere sulla violenza sulle donne, usando lo strumento della comicità. L’intervista di Ira Rubini.

    Clip - 25-11-2025

  • PlayStop

    Volume di martedì 25/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 25-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 25/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 25-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 25/11/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 25-11-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 25/11/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza sulle Donne 2025, con Mary Sarnataro e le altre comedians che partecipano alla serata "Zitte, mai!" al Teatro Lirico di Milano; lo spettacolo "Gierrilla Girl - L'arte di comportarsi male" al PIM Off, di Angela Antonini e Rita Frongia; Elena C. Patacchini firma la drammaturgia di "Bovary" al Teatro Litta, per la regia di Stefano Cordella; Luisa Nanninpieri intervista varie voci sull'agitazione di autori ed editori di fumetti in merito al celebre Festival del Fumetto di Angoulême...

    Cult - 25-11-2025

  • PlayStop

    Violenza: riprendersi il potere sulla propria vita

    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

    Clip - 25-11-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 25/11/2025

    Pubblica si occupa di violenza maschile contro le donne. Oggi è il 25 novembre, giornata internazionale dell’ONU per l’eliminazione della violenza di genere. Con la presidente di UN (United Nations) Women Italy, Darya Majidi. E con Barbara Leda Kenny, antropologa, coordinatrice della Fondazione Brodolini, curatrice del sito Ingenere.it

    Pubblica - 25-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 25/11/2025

    A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 25-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 25/11/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 25-11-2025

  • PlayStop

    GIULIANO PAVONE - LIMBO

    GIULIANO PAVONE - LIMBO - presentato da Barbara Sorrentini

    Note dell’autore - 25-11-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Interviste e Analisi di martedì 25/11/2025

    Valeria Valente, senatrice PD, componente della Bicamerale femminicidio, annuncia l'approvazione del ddl sulla introduzione del reato di "femminicidio" alla Camera in seconda lettura e l'avvio al Senato della discussione sul disegno di legge cosiddetto "sul consenso". Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ci racconta l'attività, il bisogno, la necessaria libertà e il necessario rispetto per accompagnare le donne vittime di violenza, che si pratica negli oltre 110 centri con quasi 4mila operatrici di stragrande maggioranza volontarie nel 2204 per quasi 30mila donne. Un lavoro da sostenere e conoscere. Luca Parena ci racconta la fiaccolata al Corvetto per ricordare Ramy El Gamel morto un anno fa dopo un inseguimento dei carabinieri, la rabbia delle seconde generazioni e la targa dedicata da un ragazzo del quartiere. Alessandro Braga da Padova racconta la vittoria del "Doge" Zaia con 200mila voti e il suo destino nella Lega tra territorio e aspirazioni nazionali.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 25-11-2025

Adesso in diretta