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Ricominciano i naufragi nel Canale di Sicilia

È la notte tra il 17 e il 18 aprile. La nave Aquarius, l’imbarcazione della ong Sos Meditérranée, è la più vicina al tratto di mare dove da giorni era in avaria un gommone. Appena la nave si avvicina, tre ragazzi si gettano in acqua. Uno, racconta l’equipaggio della nave di soccorso, è stato immediatamente recuperato. Gli altri sue sono stati inghiottiti dalle onde, alte più di due metri.

Il mare è mosso, a largo della Libia. Il gommone ha alcuni tubolari sgonfi, il motore in avaria. Lo shock a bordo è tanto. L’imbarcazione si rovescia, spinta dalle onde. Sotto la chiglia, la macabra scoperta di altri sei cadaveri.

Stando alle prime informazioni ricostruite dall’ong, sull’imbarcazione erano in 130-140. In 108, tra cui cinque donne, si sono salvati. Tra i 108 sopravvissuti ci sono persone del Gambia, della Guinea Bissau, della Costa d’Avorio, del Togo, Nigeria, Senegal, Mali, Sudan, Etiopia ed Eritrea. A coordinare le operazioni è stata la Guardia Costiera, da Roma.

Pietro Bartolo è il medico dell’isola. Sotto le sue mani sono passati tutti i migranti dell’isola. La sua storia è entrata nel film Fuocoammare, di Gianfranco Rosi. Come sempre, i superstiti dei naufragi sono portati sull’isola.

“Ci sono tre donne incinte – spiega – uomini con ustioni chimiche particolarmente gravi. Qualcuno ha ancora i polmoni pieni d’acqua e la febbre alta, a causa del freddo preso in acqua. Qualcuno riporta anche ferite da arma da fuoco”. Accade di frequente che prima di partire le milizie libiche sparino contro i migranti. Bartolo sa che Lampedusa è destinata ad accogliere sempre più persone con la rotta balcanica tappata. L’effetto domino della chiusura di una rotta.

“Sanno che possono morire, ma partono lo stesso. Il mare non li fermerà mai”, spiega il medico. Il 23 aprile andrà in udienza dal Papa. Sa già cosa dirgli: “Farò un appello perché si aprano dei corridoi umanitari per evitare che queste persone prendano il mare. Se non è possibile farli con la Libia, che si facciano con la Tunisia, con la quale abbiamo un ottimo rapporto”.

Ascolta l’intervista a Pietro Bartolo di Piero Bosio

BARTOLO GR 19 30 PB

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    Kei Pritsker, regista con Michael T Workman del documentario “The Encampments”, racconta ai microfoni di Radio Popolare i retroscena della protesta studentesca pro Palestina alla Columbia University. “Gli studenti della Columbia protestano da anni per la Palestina e per ottenere che l’università dismetta gli investimenti in Israele – spiega Pritsker. L’università ha un ingente fondo di dotazione che investe in ogni sorta di attività, molte delle quali riguardano aziende produttrici di armi, aziende manifatturiere che realizzano armamenti, motori per elicotteri, bulldozer e ogni tipo di attrezzatura utilizzata in queste operazioni”. “The Encampments” fa parlare i ragazzi e le ragazze di questo movimento studentesco che dall’aprile del 2024 ha montato le tende nel giardino del Campus per chiedere trasparenza, il ritiro del denaro dagli investimenti israeliani e l’amnistia per gli studenti puniti per le proteste. “Chiunque creda ancora a questa narrativa sull’antisemitismo nel movimento per la Palestina dovrebbe semplicemente guardare il film – assicura Kei Pritsker”. Al momento “The Encampments” ha una distribuzione indipendente che lo diffonde nei cinema più coraggiosi. L'intervista di Barbara Sorrentini per la trasmissione Chassis.

    Clip - 27-12-2025

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    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede, purtroppo, in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

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