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La manifestazione per la pace di Roma, la vertenza GKN appesa a un filo e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di venerdì 4 novembre novembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Domani sarà un sabato di mobilitazioni a Roma per la pace e a Milano per il sostegno all’Ucraina; la Russia allarga il reclutamento ai detenuti per reati gravi e prosegue i raid aerei e missilistici sulle città ucraine; si prospetta un epilogo negativo per la GKN, la cui vertenza è stata simbolo delle lotte dei lavoratori negli ultimi anni; i porti italiani restano ancora chiusi alle navi delle ong cariche di migranti salvati in mare.

Domani a Roma una grande manifestazione per la pace

Stamattina Sergio Mattarella ha rilanciato la necessità di una “pace giusta”, “fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulla libertà e la libera determinazione del popolo ucraino”, ha detto il Presidente della repubblica in un discorso legato alla giornata delle forze armate italiane. Domani a Roma sfileranno 600 organizzazioni della società civile, che hanno aderito a un’iniziativa delle reti del movimento per la pace. Appuntamento alle 12 in piazza della Repubblica per un corteo che arriverà fino a San Giovanni. Rossella Miccio è la presidente di Emergency, una delle associazioni che promuovono la manifestazione.

A Milano ci sarà l’altra manifestazione, quella che punta sul sostegno militare a Kiev, con Carlo Calenda e Matteo Renzi ma anche Carlo Cottarelli del Pd. Al corteo di Roma invece parteciperanno il segretario del Partito democratico Enrico Letta e il capo 5 stelle Giuseppe Conte, divisi proprio sul tema dell’invio delle armi. Su come arrivare alla pace, nelle scorse settimane 11 intellettuali hanno lanciato un appello sul quotidiano Avvenire che prevede sei punti, dalla neutralità dell’Ucraina a un piano internazionale di ricostruzione del paese. Tra i firmatari Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali.

Radio Popolare seguirà in diretta la manifestazione di Roma con i suoi inviati, collegamenti nei notiziari e negli spazi dedicati alla campagna abbonamenti della radio.

Putin arruola anche i detenuti per reati gravi

La Guerra in Ucraina. Oggi Vladimir Putin ha firmato un decreto che consentirà di mandare al fronte anche i detenuti per reati gravi. Si aggiungeranno ai 300 mila riservisti richiamati in queste settimane di cui 50milla, ha detto oggi Putin, sono già al fronte. Nell’ultima settimane le forze russe hanno sferrato oltre 100 attacchi arei sul paese colpendo prevalentemente le infrastrutture energetiche. “ Sono 4,5 milioni le persone senza energia elettrica” ha dichiarato nelle scorse ore il presidente Zelensky.
A sud tra le città più colpite c’è Mykolaiv , che si trova a pochi chilometri dal fronte, “durante i 255 giorni dell’invasione russa, la città è stata bombardata dall’esercito di Mosca per 211 giorni” ha affermato oggi il sindaco della città.
A Mykolaiv abbiamo raggiunto Andrea Nicastro inviato del Corriere della Sera:

Oggi gli Usa hanno annunciato l’invio a Kiev altri 400 milioni di aiuti militari e la decisione di creare un quartier generale in Germania per l’assistenza alla sicurezza che sovrintenderà a tutti i trasferimenti di armi e all’addestramento militare per l’Ucraina.

La vertenza GKN sull’orlo della rottura

(di Massimo Alberti)

Il neo proprietario Francesco Borgomeo, titolare della ditta QF che ha rilevato la fabbrica di componenti auto dal fondo finanziario che la voleva delocalizzare, ha mandato una mail alla rsu per comunicare che, lunedì mattina, manderà i camion per rimuovere materiale dalla fabbrica, chiedendo ai lavoratori di togliere il presidio che dura da 16 mesi.
Il presidio era nato proprio in seguito all’annuncio, con un messaggio whatsapp, del licenziamento, e per impedire appunto lo smantellamento della fabbrica. Svuotamento che ora, secondo i lavoratori, potrebbe concludere colui che si era presentato come il salvatore.
In questi 16 mesi la GKN è diventata un simbolo non solo del fallimento delle politiche industriali in Italia – una fabbrica modello che viene lasciata al suo destino impoverendo un intero territorio – ma anche del riscatto di un’intera classe sociale. Il collettivo in questi mesi è stato promotore di manifestazioni in tutta Italia – domani sarà la volta di Napoli – per cercare di riunire operai, attivisti ambientali, fabbriche in crisi, con lo slogan “insorgiamo”. “Una provocazione a cui risponderemo” la reazione del collettivo alle novità di oggi. Dario Salvetti del collettivo di fabbrica.


Porti italiani ancora chiusi: ora le navi aspettano in mare sono quattro

Sono diventate quattro le navi delle ong che hanno salvato dei naufraghi nel Mediterraneo e sono in attesa di un porto al largo delle coste italiane. L’ultimo mezzo a soccorrere delle persone è gestito dall’organizzazione tedesca Mission Lifeline e ha preso a bordo 95 migranti. In tutto ora sono 1075 ad aspettare di sbarcare. Ai nostri microfoni un soccorritore dalla Ocean Viking, una delle imbarcazioni bloccate in mare.

Il governo italiano per ora continua a non dare l’ok allo sbarco e a sostenere che a farsi carico delle persone devono essere gli Stati di bandiera delle singole navi. Tra questi c’è la Norvegia: oggi il suo ambasciatore a Roma ha detto che il proprio paese non ha “nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare”. Un altro stato coinvolto è la Francia. Stamattina il suo ministro dell’interno ha detto che le autorità di Parigi sono pronte ad accogliere una parte dei naufraghi, ma solo dopo che saranno scesi a terra in Italia.

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    Trent'anni dopo gli accordi di Dayton, che posero fine al massacro della guerra nella ex Jugoslavia, in Italia si è tornato a ricordare il più drammatico emblema di quella guerra, l'assedio di Sarajevo. È stata un'inchiesta della Procura di Milano a riaprire una finestra sull'orrore. I magistrati indagano su un gruppo di cittadini italiani che, insieme a cittadini svizzeri e probabilmente anche di altre nazionalità che avrebbero passato dei fine settimana a Sarajevo, nelle postazioni serbo-bosniache, per divertirsi a fare i cecchini, dietro il pagamento di ingenti cifre. Un safari umano che aggiunge crudeltà alla crudeltà. Luigi Ambrosio ha intervistato Mario Boccia, fotografo e reporter, che negli anni della guerra era a Sarajevo a documentare l'assedio e che oggi ha prodotto una mostra fotografica che farà il giro dei balcani, iniziando da Belgrado, per poi andare a Zagabria e a Sarajevo. Foto di Mario Boccia

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