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Il rapporto dell’ONU sulla guerra a Gaza, la corsa della maggioranza per le riforme e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 12 giugno 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi sono stati presentati i risultati di un’indagine dell’Onu sull’attacco a Israele del 7 ottobre e sui primi mesi di guerra a Gaza, fino alla fine del 2023. La maggioranza ha iniziato a correre per approvare, quasi in contemporanea, le due riforme in programma: l’autonomia differenziata e il premierato. Oggi l’Unione Europea ha annunciato nuovi dazi fino al 48% sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina. Addio a Françoise Hardy, la cantante francese icona degli anni ’60 si è spenta a 80 anni.

Crimini di guerra da Israele e Hamas: il rapporto delle Nazioni Unite

Poche ore fa l’esercito israeliano ha denunciato che oggi Hezbollah ha lanciato centinaia di razzi contro il nord del paese, dopo la notizia dell’uccisione di un comandante dell’organizzazione libanese da parte delle forze israeliane. Sempre oggi il segretario di stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha criticato Hamas dicendo che avrebbe dovuto accettare integralmente il piano di pace proposto dal governo di Washington. “Era praticamente identico a uno ipotizzato da loro, hanno aspettato quasi due settimane e poi hanno proposto dei cambiamenti, molti dei quali vanno oltre le posizioni che avevano preso in precedenza” ha detto Blinken dal Qatar, uno dei paesi mediatori nella guerra di questi mesi. Stamattina un dirigente di Hamas aveva parlato di risposta “seria, responsabile e positiva” da parte dell’organizzazione palestinese al piano presentato dagli Stati Uniti.

Oggi sono stati presentati i risultati di un’indagine dell’Onu sull’attacco a Israele del 7 ottobre e sui primi mesi di guerra a Gaza, fino alla fine del 2023. La commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha spiegato di aver intervistato vittime e raccolto testimonianze e di aver usato anche fonti come i rapporti sanitari e la copertura mediatica di quello che è successo.

(di Andrea Monti)

Il rapporto dell’Onu inizia dal 7 ottobre, parlando di crimini di guerra che includono attacchi intenzionali contro civili, torture e sequestri di persona, compresi dei bambini. Le Nazioni unite denunciano che i corpi di alcune delle persone uccise da Hamas, in particolare corpi di donne, sono stati esposti come trofei nelle strade di Gaza o su internet, e che quel giorno in diversi luoghi del sud di Israele i gruppi armati palestinesi hanno commesso violenze sessuali. Da quel giorno, si legge nel rapporto, le forze israeliane hanno risposto cercando di causare il maggior danno possibile, rendendosi responsabili a loro volta di crimini di guerra e contro l’umanità, tra cui l’uso della fame come arma, detenzioni arbitrarie e uccisioni di bambini. “L’uso deliberato di armi pesanti in aree densamente popolate è un attacco alla popolazione civile, che ha colpito in particolare donne e bambini” dice la commissione, parlando di “punizione collettiva” e accusando Israele di aver impedito l’accesso a beni essenziali come acqua, cibo, elettricità e carburante. Il rapporto denuncia violenze sessuali anche da parte delle forze israeliane, soprattutto contro uomini e ragazzi, sia a Gaza sia in Cisgiordania, con l’obiettivo di ottenere “la sottomissione di un popolo sotto occupazione”. La commissione parla di persone interrogate mentre erano nude o quasi, bendate, inginocchiate o con le mani legate dietro la schiena, spogliate in pubblico e costrette a camminare mentre venivano molestate davanti alle loro famiglie. Le Nazioni unite infine ricordano le dichiarazioni incendiarie arrivate da alti ufficiali israeliani, con inviti a costruire insediamenti sulle rovine di Gaza, a cacciare dalla Striscia la popolazione palestinese e appunto a punirla collettivamente per l’attacco del 7 ottobre.

La corsa della maggioranza per l’Autonomia e il Premierato

(di Anna Bredice)

Correre. Questo sembra l’obiettivo che si è data la maggioranza in Parlamento nell’approvazione quasi contemporanea delle due riforme. Correre per non creare inciampi e divisioni nel governo, più che per una reale condivisione delle due leggi, affrontando tutte le contraddizioni più avanti, a cominciare dai malumori di Forza Italia e di Fratelli d’Italia per i voti perduti al Sud a causa del loro sostegno all’Autonomia pretesa da Salvini. Visto da destra, appare questo il comportamento di oggi sia al Senato che alla Camera dei Deputati. Dall’opposizione, invece, mai come oggi c’è stata un’azione unitaria nell’ostruzionismo compiuto in entrambe le Camere, con decine di interventi a Montecitorio, con i cartelli esibiti, il tricolore sventolato e la lettura delle parole di Matteotti, “a me no”, al Senato per protestare contro ciò che definiscono un bavaglio alla democrazia. Alla Camera dei Deputati Forza Italia e Fratelli d’Italia quasi non si fanno vedere durante le votazioni dell’Autonomia differenziata. Solo nella commemorazione di Berlusconi fissata a metà giornata alzano la voce uscendo dall’aula quando i Cinque Stelle dicono che l’eredità che Berlusconi ha lasciato “è stata moralmente e politicamente disastrosa”, altro che beatificazione. Pd, Cinque Stelle e Avs sono attivissimi nel tentativo di mettere in difficoltà Forza Italia e lo stesso Tajani che è vicepresidente del Consiglio, non solo capo di Forza Italia, secondo il quale non si può accettare che l’Autonomia non sostenga anche il Sud. L’ammissione di un problema quindi. Il Pd ha chiesto che il disegno di legge possa tornare in Commissione, che possa essere modificato permettendo quindi una terza lettura. Nulla da fare. Si corre per poterlo approvare domani o al più tardi martedì. La stessa cosa accade con il Premierato. Oggi è stato approvato il cuore della riforma, l’elezione diretta del Capo del governo. I tempi sono contingentati e l’approvazione è prevista martedì prossimo. Il futuro delle riforme è incerto, sul Premierato incombe un referendum che potrebbe non essere positivo per Giorgia Meloni. Per l’Autonomia, invece, il traguardo è più vicino. Il referendum in questo caso non è previsto, non è una riforma costituzionale, anche se gli effetti sull’unità e l’uguaglianza dei cittadini sono evidenti e negativi.

I dazi dell’UE sulle auto elettriche in arrivo dalla Cina

Oggi l’Unione Europea ha annunciato nuovi dazi fino al 48% sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina. Per la Commissione l’obiettivo è ristabilire una concorrenza leale fra produttori occidentali e costruttori cinesi che, secondo Bruxelles, avrebbero ricevuto dal governo di Pechino sussidi pubblici «iniqui» e tali da alterare la competizione. Una decisione che non è piaciuta alla Germania. Andrea Di Stefano:


 

Addio a Françoise Hardy

(di Chawki Senouci)

“Come dirti addio”, la canzone più famosa di Françoise Hardy è oggi la frase più usata dai suoi fans per salutare l’icona della cultura pop degli anni ’60. Erano gli anni del boom economico e della spensieratezza. Mentre Sylvie Vartan cantava “la più bella per andare ballare”, Françoise Hardy scelse di cantare la malinconia, la tristezza, l’amicizia, l’amore e il tempo che passa.
Con la voce sfuggente e fragile ha aperto le porte a un genere che ha trovato una sponda importante in Gran Bretagna con Liz Fraser e Beth Gibbons. Ieri notte il figlio dell’artista, Thomas Dutronc, ha dato la notizia della sua morte sui social con “mamma è partita”.
Françoise Hardy desiderava invece partire molto prima a causa dei dolori causati dal tumore e negli anni passati fece molto per l’adozione di una legge sull’eutanasia. Musa dei grandi couturiers di alta molta per la sua bellezza struggente, lei preferiva essere associata a una rosa. In “Mon amie la rose” cantò la fragilità delle cose, la vita di un fiore.

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    Redazione
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    L’ONU lancia l’allarme per Gaza: “Servono più aiuti”. Ma il valico di Rafah resta chiuso

    A Gaza resta in vigore il fragile cessate il fuoco concordato a Sharm el Cheik, ma l’intesa tra Hamas e Israele è costantemente minacciata da accuse reciproche di violazione degli accordi. Al centro delle tensioni con il governo di Tel Aviv ci sono soprattutto i 19 corpi degli ostaggi non ancora restituiti dai miliziani, e il disarmo dell’organizzazione palestinese. Hamas da parte sua accusa Israele di violare la tregua e denuncia che sui corpi dei palestinesi morti in carcere e riconsegnati da Tel Aviv ci sono evidenti segni di tortura. Resta grave la situazione umanitaria: le agenzie Onu affermano che nella Striscia entra una quantità ancora troppo esigua di aiuti umanitari, mentre l’organizzazione mondiale della sanità parla di una diffusione incontrollata delle malattie infettive. Intanto il valico di Rafah resta chiuso. Giovanna Fotìa, dell’Ong WeWorld, è la responsabile dei progetti per la Palestina.

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