Approfondimenti

Stravince il No. Renzi si dimette: “Ho perso”

01.30: Dati reali del Viminale (51.539 sezioni su 63.169)
No: 59,62%
Sì: 40,38%

01.25: Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, in diretta a Radio Popolare: “Sono veramente contento, anche perché il distacco è tale che questa riforma è stata respinta con tanta convinzione, nonostante le minacce, le diffamazioni, i ricatti. Non si mette mano alla Costituzione con tanta semplicità e disinvoltura, a colpi di maggioranza. Altri hanno condotto la campagna per il No contro il governo Renzi. Questo non ci riguarda. Noi, come Anpi, volevamo salvare la Costituzione. Abbiamo vinto. Adesso applichiamola”.

01.15: Vito Crimi, Movimento Cinque Stelle, in diretta da Roma a Radio Popolare, conferma: “Noi chiediamo elezioni subito. Siamo oggi la prima forza politica del Paese”.

01.10: Continuano le manifestazioni dei sostenitori del No sotto Palazzo Chigi. Dal Comitato per il No i militanti si stanno dirigendo verso Campo dei Fiori.

01.05: Massimo D’Alema euforico per la vittoria del No.

00.50: Inizia la conferenza stampa dei Cinque Stelle alla Camera dei Deputati.

Giulia Grillo: “Abbiamo combattuto questa battaglia con tutte le nostre forze, insieme ai cittadini italiani che credono veramente nel valore di questa Costituzione. nessun altro dovrà pensare di modificarla con questa superficialità”.

Luigi Di Maio: “Oggi ha perso quell’arroganza al potere che abbiamo visto in questi anni. Noi da domani siamo al lavoro per preparare il programma e la squadra del futuro governo Cinque Stelle”. Discorso da candidato premier in pectore.

00.20: Matteo Renzi in diretta da Palazzo Chigi, molto emozionato: “Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta. Io ho perso e lo dico a voce alta. L’esperienza del mio governo finisce qui. Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri e salirò al Quirinale dove consegnerò le mie dimissioni. I leader del No si assumano oneri e onori: adesso tocca a loro fare una proposta per la nuova legge elettorale”.

00.15: Miguel Gotor, senatore della minoranza Pd, sostenitore del No, in diretta a Radio Popolare: “Grande felicità per una partecipazione popolare così ampia e sentita intorno alla Costituzione, che legittima questo risultato, che era inaspettato. Certo percepivo che si era messa in moto un’onda positiva, di civismo, ma in questi termini non me l’aspettavo. Se Renzi si dimette fa un errore: la Costituzione è una cosa, il governo è un’altra. Certamente la vittoria schiacciante del No è stata anche un giudizio sulle politiche di governo”.

oo.10: Decine di manifestanti, sostenitori del No, sotto Palazzo Chigi.

00.05: Al Comitato per il No a Roma si canta “Bella Ciao”.

00.04: Il tweet di Matteo Renzi: “Grazie a tutti, comunque. Tra qualche minuto sarò in diretta da Palazzo Chigi. Viva l’Italia! PS: Arrivo, arrivo”.

ore 00.00: Dati reali del Viminale, 10% di sezioni scrutinate:
No 60%
Sì: 40%

ore 23.55: Dal Comitato per il No a Roma, il costituzionalista Massimo Siclari: “Abbiamo fatto una battaglia culturale, oggi ha vinto la democrazia. Il voto ci ha dato ragione. Rimaniamo cauti perché i dati non sono definitivi, ma arrivano segnali incoraggianti. Ha prevalso la ragione”.

ore 23.50: Pietro Bussolati, segretario milanese del Pd, in diretta su Radio Popolare: “Credo si stiano correttamente aspettando le dichiarazioni di Renzi, in seguito a quella che sembra una sconfitta. L’affluenza alta è comunque sempre un bene. Bisognerà imparare dalla lezione che il popolo ci ha dato. Qualche preoccupazione per il futuro ce l’ho”.

ore 23.45: Dato parziale sull’affluenza (7.522 Comuni su 9.616): 68,80%

ore 23.44: Lo spoglio procede veloce. Prima proiezione di LA7:
No: 59,2%
Sì: 40,8%

ore 23.30: Tra meno di mezz’ora la conferenza stampa di Matteo Renzi da Palazzo Chigi. Molto probabile l’annuncio delle sue dimissioni.

ore 23.30: Aumenta il margine di vantaggio del No secondo l’ultimo exit poll di Rai 1:
No: 57-61%
Sì: 39-43%

ore 23.25: In diretta a Radio Popolare, Alfredo D’Attorre, parlamentare di Sinistra italiana, ex Pd, sostenitore del No: “Se i dati saranno confermati, Renzi tra poco annuncerà le dimissioni da capo del governo. Mi pare inevitabile. Il voto esprime un rifiuto verso chi ha spaccato il Paese e il centrosinistra su una cosa che dovrebbe unire, la Costituzione”.

ore 23.20: Aggiornamento dell’exit poll di Piepoli per Rai 1:
No: 56-60%
Sì: 40-44%

ore 23.20: Il dato sull’affluenza fornito dal Viminale (3.201 Comuni su 9.616): 69,30%

ore 23.15: Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: “Celebriamo la grande affluenza come momento di grande partecipazione e democrazia. I dati degli exit polls danno alcune indicazioni, ma una valutazione più compiuta deve essere fatta quando cominceranno ad affluire i dati. La direzione del Pd è convocata per martedì e lì si decideranno le iniziative da prendere”

ore 23.04: Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, parlerà alle 23.15 dal Nazareno. Questo può realisticamente significare che i numeri dei primi exit polls tornano al Pd. Aria di sconfitta.

ore 23: Urne chiuse.

Primi exit polls (comunque da prendere con cautela) danno in largo vantaggio il No.

LA 7:
No 55-59%
Sì 41-45%

RAI 1:

No 54-58%
Sì: 42-46%

ore 22.50: Il Comitato del No, con sede a Roma nel quartiere San Lorenzo, ha annunciato una conferenza stampa alle 23, alla chiusura dei seggi. La nostra inviata Maria D’Amico racconta un clima di ottimismo.

ore 22.40: Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato per mezzanotte, soltanto un’ora dopo la chiusura delle urne, una sua dichiarazione da Palazzo Chigi.

Al Nazareno, sede del Pd, il nostro inviato Luigi Ambrosio ha sondato l’umore tra i renziani con un dirigente del partito: “Questi dati sull’alta affluenza – ha detto – contraddicono le mie previsioni. Non siamo ottimisti”.

ore 22.35: Il ricercatore Paolo Natale si sbilancia in diretta su Radio Popolare: “Renzi ha perso, ha vinto il No. A mio parere era chiaro che con un’alta l’affluenza, sarebbe stata più facile la vittoria del No. E’ probabile che si arrivi al 65 per cento di votanti, e questo vuol dire che sono tutti corsi alle urne per dare il proprio giudizio sul governo attuale”.

***

Dalle 22.30, in streaming o sui 107.6, la diretta di Radio Popolare/Popolare Network sul referendum: dalla chiusura dei seggi ai risultati finali, con i nostri inviati e tanti ospiti.

Il sito verrà aggiornato in tempo reale con gli exit polls, le proiezioni, i dati reali e i primi commenti a caldo.

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    Un debutto interessante quello dei Satantango, nuovo progetto shoegaze proveniente dalla provincia cremonese. Il duo, composto da Valentina e Gianmarco, è oggi passato a Volume per raccontare e suonare in acustico alcuni brani del nuovo album “Satantango”. Il titolo è lo stesso di un film ungherese del 1994 della durata di oltre sette ore: “l’ambientazione e le atmosfere sono molto simili a quelle che ci sono nei nostri posti”, spiega il duo. Tra shoegaze, dream pop e slowcore, l’album dipinge un immaginario bianco e nero tra malinconie di provincia e nebbia, cinema chiusi e un senso di innocenza perduta, ed è ricco di riferimenti a pellicole vintage come “Gioventù Amore e Rabbia”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive dei Satantango.

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    Pubblica di mercoledì 03/12/2025

    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

    Clip - 03-12-2025

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    A cura di Diana Santini

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 03-12-2025

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