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“Un pastrocchio che spacca l’Italia”

Non c’è nessun automatismo tra il no alla riforma e una crisi di governo, ma che la vittoria del No possa avere degli effetti sulla sorte del governo Renzi questo non lo esclude nessuno, a partire dallo stesso D’Alema.

C’era molta attesa per l’iniziativa al Cinema Farnese a Roma: dopo aver in varie occasioni espresso la sua contrarietà alla riforma costituzionale, D’Alema si è reso protagonista della nascita di un comitato nazionale per il No.

“Ho dato il ‘la’, ma voglio spersonalizzare, se vince il No ci sarà spazio per una nuova generazione di sinistra e io non ne farò parte”, si tira indietro D’Alema, ma in ogni caso la nascita del comitato segna anche il suo ritorno ufficiale nello scontro politico con il governo. E infatti lo dice chiaramente: “La vittoria del No segnerebbe la fine del Partito della Nazione”, una sconfitta quindi del disegno renziano che prevedeva fino a poco tempo fa una sorta di plebiscito per poi andare a elezioni anticipate.

E ora che capisce che non è più così, secondo D’Alema, il governo ritarda anche la scelta della data per andare a votare. L’ex presidente della Bicamerale non nega che sia necessaria una riforma, ma questa per D’Alema è un “pastrocchio che spacca il Paese”, invece è possibile una riforma “limitata e condivisa”, basata su tre punti: riduzione del numero dei parlamentari, limitazione del bicameralismo perfetto e voto di fiducia al governo solo alla Camera.

Da adesso quindi dovrebbe nascere una Rete che metta insieme i vari comitati per il No nelle città. In alcuni luoghi sono già nati, come ci conferma un militante di La Spezia:

militante la spezia voce 1

C’erano costituzionalisti, militanti del Pd, alcuni parlamentari, ma non tanti, non c’era la minoranza dei democratici, non i bersaniani che ancora non hanno ancora scelto di aderire formalmente ai comitati per il No. C’erano invece i fuoriusciti dal Pd che sono entrati in altri gruppi. Ascolta qui Alfredo D’Attorre

d’attorre voce 2

Molti gli elettori del Partito democratico che non hanno ancora scelto e cercano di farsi un’opinione, come questi due partecipanti all’iniziativa al Teatro Farnese:

due interviste a teatro farnese

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    Anna Bredice
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    Sono passati otto mesi da quando Alberto Trentini, operatore umanitario in Venezuela, è stato fermato e arrestato senza motivazione dalle autorità venezuelane mentre svolgeva il suo lavoro per una ong internazionale. Da quel giorno Trentini è in isolamento totale, senza contatti con l'esterno e con la sua famiglia. La madre del giovane chiede al Governo di attivarsi come ha fatto in altri casi. "In questo momento che Alberto è ancora in vita, è fondamentale il ruolo dell'informazione" queste le parole di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21. Alessandro Braga ne ha parlato con il nostro collaboratore Lorenzo Marcandalli che segue quotidianamente la vicenda.

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