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Quella macchinina persa tra le onde

Una macchinina rossa di pochi centimetri, chiusa in una teca di vetro insieme ad altri piccoli oggetti. Gli occhi finiscono subito su quella macchinina, rovinata dall’acqua e dal tempo. Eppure Esrom ha tentato di conservarla fin all’ultimo nelle taschine dei suoi pantaloni. La cercava continuamente per essere sicuro di non averla persa nel barcone che conteneva troppe persone. Aveva cinque anni e morì insieme ad altri 365, vittime del naufragio dell’ottobre del 2013.

Pochi giorni fa al Museo Macro di Roma si è svolto un reading di testi e musica dedicato ai bambini migranti. All’ingresso in una teca i piccoli oggetti recuperati nel mare in quel naufragio.

A raccontare la storia del bambino di 5 anni è stato Amin Nour, un ragazzo di 30 anni, somalo, in Italia dall’età di 4 anni. E’ scappato dalla guerra a Mogadiscio nel ’91, in una carovana di persone in fuga verso Addis Abeba. In Somalia aveva assistito alle uccisioni di parte della sua famiglia. Lo ha portato per chilometri il nonno sulle sue spalle, e questo, spiega Amin, gli ricorda molto la storia di Enea e Anchise, anche se in quel caso era stato Enea a portare il padre sulle spalle. Ma anche questa è stata una fuga, una via di salvezza dalla morte in Somalia.

Amin è un vulcano di idee e iniziative. Lavora in una mensa per guadagnare uno stipendio, ma da quando era giovanissimo ha scritto sceneggiature per documentari e corti, ha fatto e continua a fare l’attore, ha recitato in Good morning Aman con Valerio Mastrandrea. Ha creato un’associazione che si chiama Neri italiani Black italians, costituita da ragazzi africani di seconda generazione e per questo anche mobilitati nelle iniziative per ottenere la legge sulla cittadinanza. Ha creato insieme ad amici un’associazione di stilisti di seconda generazione.

Ma non solo, l’ultima sceneggiatura che ha vinto un bando del Mibact descrive la vita di un ragazzo africano che per reazione alle discriminazioni e al razzismo subito abbraccia l’ideologia nazifascista. “Ce ne sono, racconta Amin, mi ricordo che quando avevo dodici anni ne incontrai uno che mi salutò con il braccio alzato nel saluto romano. Io non capivo”.

 

Ascolta qui l’intervista ad Amin Nour di Anna Bredice

amin nour

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    È da poco uscito, a dieci anni dal precedente, il nuovo album di Grazian, apprezzato musicista e cantautore padovano. “Nella mia testa è un album senza titolo” racconta il musicista ai microfoni di Volume, “ma nel mondo di oggi dove tutto deve essere linkato e taggato ho dovuto scrivere qualcosa per cui alla fine si intitola Grazian”. L’album, che mette insieme le idee raccolte in questi dieci anni, esplora storie di amore imperfette, solitudine e diversità attraverso il leitmotiv di un ragazzo e una ragazza che si incontrano e si separano con la città di Milano sullo sfondo. Il cantautore ci ha raccontato anche come le esperienze nella musica per il cinema abbiano influenzato la scrittura dei testi e degli arrangiamenti del nuovo disco: "Negli ultimi anni mi sono appassionato molto alla sceneggiatura e al linguaggio del cinema e sicuramente quella visione si è trasferita anche nelle canzoni". L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive.

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