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Quasi niente è anche troppo

“Gli bastava quello che aveva, pochissimo per non dire niente, e non voleva aff­annarsi, o coltivare aspirazioni. Al è dut nue fantats, al è dut nue. È tutto niente ragazzi, è tutto niente. Pronunciava la frase sottovoce, quasi non volesse far fatica.”

Questo breve estratto da “Quasi niente” di Mauro Corona e Luigi Maieron (ed. Chiarelettere) chiarisce subito l’inclinazione “filosofastra” dei due autori, amici e complici di una vita. Come in una serata davanti al fuoco, i due discorrono di grandi temi e semplici quotidianità, rchiamando in vita personaggi leggendari del loro territorio, le montagne dell’estremo nord-est, come Anna, Silvio, Menin, Tituta, Tacus, Orlandin, Cecilia.

Il confronto fra gli antichi saperi e l’epoca attuale, dominata dall’ansia di possesso, è inevitabile. Ma i due conversatori non puntano mai il dito, nè esprimono nostalgia. Piuttosto, dissotterrano quelle voci lontane ma dense, quei pensieri forgiati da lunga esperienza, quelle aspirazioni concrete, non destinate a essere subito sostituite da latre, non appena realizzate.

Un mondo, quello rievocato da Corona e Maieron, duro e faticoso eppure pieno di mistero e dignità: un mondo dove dire “Ti amo” suona inopportuno e si preferisce dire “Ti voglio bene”, intendendo in tal modo una promessa di affetto profondo e duraturo, di accudimento in caso di bisogno, di protezione e comprensione reciproca.

Ai microfoni della trasmissione Cult di Radio Popolare, Mauro Corona ha condiviso, durante un viaggio in treno, alcune sue riflessioni sul libro.

Ascolta Mauro Corona a Cult
mauro corona-quasi niente

Mauro Corona è nato a Erto (Pordenone) nel 1950. È autore, fra l’altro, di “Il volo della martora”, “Vajont: quelli del dopo”, “I fantasmi di pietra”, “La fine del mondo storto” (premio Bancarella 2011), “La voce degli uomini freddi” (finalista premio Campiello 2014), “I misteri della montagna”, “Favola in bianco e nero”, “La via del sole” e delle raccolte di fiabe “Storie del bosco antico” e “Torneranno le quattro stagioni”, editi da Mondadori. Ha pubblicato anche “La casa dei sette ponti” (Feltrinelli 2012) e “Confessioni ultime” (Chiarelettere 2013).

Luigi Maieron è nato a Cercivento (Udine) nel 1954. Inizia a suonare fin da bambino nella sua Carnia. Ha vinto tre edizioni del Festival del canto friulano (1993, 1995, 2012) e il premio Friùl (1997). Ha avviato una collaborazione artistica con Mauro Corona e Toni Capuozzo con lo spettacolo “Tre uomini di parola”. Nel 2002 ha pubblicato l’album “Si Vîf”, prodotto da Massimo Bubola, collocandosi al secondo posto al premio Tenco. Il suo album più recente è “Vino, tabacco e cielo” (2011). Su “la Repubblica” Gianni Mura ha definito Maieron “un albero che ha il dono della parola”.

  • Autore articolo
    Ira Rubini
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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