
In queste ore stiamo assistendo a uno scenario sperimentato altre volte. Donald Trump si mostra frustrato per la mancanza di risultati nei negoziati con Vladimir Putin per far finire la guerra in Ucraina. Dice di essere stato ingannato, minaccia di dare a Kiev armi potenti che possono colpire all’interno del territorio russo. Quindi Trump parla con Putin, il presidente russo mostra apparente buona volontà. Trump dice che ci sono segnali positivi per una pace che poi, invece, non arriva. La stessa cosa sta, appunto, succedendo ora. Da giorni il presidente americano diceva di essere disponibile a dare agli ucraini missili Tomahawk che hanno una gittata che può raggiungere anche i 1600 km. “Di Tomahawk ne abbiamo tanti” ha detto Trump un paio di giorni fa, accendendo le speranze di Volodymyr Zelensky che arriva alla Casa Bianca proprio per chiedere armi più potenti. Poi, però, ieri Trump ha appunto parlato con Putin al telefono un paio d’ore, un colloquio proprio molto produttivo, dicono gli americani. Putin ha fatto le congratulazioni a Trump per il successo nei negoziati su Gaza e avrebbe anche lodato l’attività di Melania Trump per far tornare a casa i bambini ucraini rapiti dai russi. Questo è bastato per far cambiare idea a Trump che ora dice che i Tomahawk sono troppo distruttivi, che gli americani ne hanno bisogno per loro e Trump annuncia, appunto, l’intenzione di incontrare Putin in Ungheria entro due settimane. L’ultimo incontro tra i due leader era stato in agosto in Alaska, molti sorrisi, il tappeto rosso per il presidente russo, nessun risultato. Vedremo se la stanchezza, i costi della guerra per entrambe le parti e la minaccia di usare i Tomahawk renderanno questa volta Putin più disponibile al negoziato.